
New Indie Italia Music Week #218
“Tutto ciò da cui stavi fuggendo torna come valanga più grande che ti trascina al punto di partenza se vestirai vecchi difetti.
Guardami cambiare forma dopo forma e ancora Respirare i tuoi capelli dentro un giorno nuovo”
(Marta sui Tubi – Vecchi Difetti)
Dai fuoco all’armadio della tua esistenza. Riduci in cenere tutto ciò che ti ha fatto stare male: le anime che hai indossato, le cattive abitudini con cui fingevi di nasconderti come se fossero coperte, i disegni distorti dei giorni più bui.
Scopri nuovi colori da indossare, nuove emozioni da consumare cambiando senza mai tradirti.
Il cambiamento avanza e ti travolgerà. Non senti l’eco?
Esponiti al nuovo, sviluppa nuovi interessi e nuove passioni: per esempio iniziando da qui, dal nuovo numero di New Indie Italia Music Week con i migliori brani e album indie italiani della settimana scelti e recensiti dalla redazione!
Città Deserto (Album)
“Città Deserto” è il primo EP di sigarettewest, giovane cantautore italiano con un’estetica vintage da gran viveur e con sonorità raffinate ispirate al cantautorato anni ’70, arricchite da contaminazioni diverse.
Il progetto è frutto della ricerca e della continua sperimentazione dell’artista, iniziata dopo la sua esperienza a X Factor nel 2022.
L’EP racconta di un grande amore vissuto, delle persone incontrate da sigarettewest lungo il suo cammino e dei legami che ha cercato di coltivare. Parla di Milano, una città che si veste di grandezza e ambizione, ma che nasconde una vuota verità dietro un velo di plastica. Milano diventa il sogno di fuga mentale verso isole lontane, dove il mare è caldo e l’aria profuma di Mediterraneo.
Si intreccia il legame con la Liguria, una terra che l’artista ha visto sbiadire mentre la vita milanese scorreva frenetica. A Milano, dove ogni attimo è una corsa, i rapporti umani si fanno estranei e difficili da nutrire, mentre il tempo sembra scivolare via velocissimo.
Per sigarettewest, la metropoli è proprio questo: un enorme hotel in mezzo al deserto, una bellissima allucinazione collettiva, piena di trappole in cui è fin troppo facile perdersi.
sigarettewest: 7.5
Gestalt
Dopo l’uscita dell’ultimo album Quanto (2022) e un tour travolgente con 80 concerti che hanno infiammato i palcoscenici di tutta Italia, i Gazebo Penguins, storica band di Correggio, tornano a sorprenderci, complicandoci la vita – e rendendola infinitamente migliore – come fanno da oltre vent’anni.
Lo fanno con Gestalt, una canzone che prende il nome da una corrente di pensiero sviluppatasi nei primi decenni del Novecento. La Gestalt approfondisce, tra le sue tesi principali, l’esistenza di errori di percezione generati dal nostro cervello, che ci spingono a creare strutture e significati inesistenti nella realtà.
Gestalt ci ricorda che non esiste un’esperienza del mondo “pura” o “oggettiva”: ogni percezione è filtrata e costruita dalla nostra mente. Un brano potente che invita a riflettere, con la stessa intensità viscerale che è da sempre marchio di fabbrica dei Gazebo Penguins.
Gazebo Penguins: 7
Superman
Superman è il nuovo singolo di Adult Matters, pubblicato da Costello’s Records e Wires Records, con distribuzione Believe. È un pezzo che affonda nelle profondità delle emozioni umane, raccontando una storia di frustrazione, solitudine e autoconsapevolezza con una delicatezza disarmante.
Il brano è una ballata che intreccia sonorità slowcore e accenti jazz, creando un’atmosfera sospesa tra rabbia e malinconia. Il testo riflette il senso di smarrimento di chi si sente intrappolato in una vita che non soddisfa, dove i sogni sembrano sempre a portata di mano ma mai realizzati. Con una sincerità cruda, Adult Matters dà voce a un bisogno di conforto sentimentale che resta inascoltato, trasformando una profonda vulnerabilità in arte.
Nel processo creativo di Superman, Adult Matters esplora anche il tema delle relazioni non corrisposte o lasciate in sospeso. Le situationship, come le definisce, sono connessioni che restano indefinite, mai lineari, mai perfette. “Niente è una linea,” confessa, riportando le parole di una cara amica che lo ha aiutato a comprendere l’imprevedibilità dei legami umani. In queste riflessioni, il brano emerge come un grido liberatorio, una presa di coscienza sul fatto che l’amore, come la vita, non può essere controllato o forzato.
Adult Matters: 8
Call me Tony (Album)
Call Me Tony, il nuovo EP degli Animaux Formidables, è un concentrato di energia cruda e autenticità. Registrato in presa diretta su nastro analogico, cattura l’essenza del duo attraverso brani che mescolano garage-fuzz, noise e sperimentazione. Ogni traccia esplora temi come l’identità (Tony), l’amore effimero (Bubblegum), la ciclicità dell’esistenza (Same Old Mistakes), e l’attrazione per ciò che è sbagliato (Make Sense of Any Mess).
L’atmosfera live amplifica l’intensità emotiva, mentre l’approccio senza compromessi celebra l’imprevedibilità dei sentimenti e delle relazioni umane. Call Me Tony è un viaggio sonoro diretto e viscerale, che consolida il posto degli Animaux Formidables nel panorama indipendente italiano.
Animaux Formidables: 8.5
Settembre
“Non ho il coraggio di lasciarti oggi, avevo altri piani per questo pomeriggio”.
Il dolore intenso di Settembre di ADA ODA è celato dal velo tessuto dalla voce di Victoria che impersona un’apatica rassegnazione. Apparentemente, la chiusura di una storia diventa una noiosa pratica da sbrigare, una di quelle faccende domestiche che rimandiamo a domani.
Ci si è attaccati allo status quo, a quel limbo dove niente funzionava, il più possibile. Dove nessuno dei due aveva il coraggio di mettere la parola fine.
“Eppure lo scorso settembre parlavi di vacanze”: è in queste parti dove si richiama il passato, una realtà che non c’è più, che la maschera pacata crolla e il dolore diventa gridato e sussurrato al tempo stesso.
(Stefano Giannetti)
ADA ODA: 8
Polemica
Sembra di poter ascoltare Polemica nelle strade affollate di gente in città, quando nel tardo pomeriggio è già notte e tutti corrono dietro al dovere o al divertimento. È la protesta di chi vorrebbe fare tante cose, di chi non vuole perdere nessuna occasione in un tempo tiranno sia verso la fame di agire che nei confronti dei momenti di relax.
Ma in fondo non sapremmo stare fermi a lungo ad ammirare il panorama, proprio perché le lancette corrono e non ci restituiscono niente. Meglio creare o ammirare il creato? Intrattenere/intrattenerci o essere intrattenuti? Forse dovremmo farci spiegare da tutti dove corrono. Capire se la direzione è la stessa nostra. Forse dovremmo lanciarci preventivamente dalla parte opposta.
Polemica è il continuo smarrirsi anche se si pensava di avere un progetto preciso. Perché tutto si muove. Come vibra l’incantevole pop di questo brano, che ci coccola e ci capisce.
(Stefano Giannetti)
Ophelia Lia: 8
Discoteca Vivace (Album)
Discoteca Vivace è un viaggio musicale magnetico che trasforma la notte in un’esplosione di colori, libertà e ritmo. Valentino Vivace crea un immaginario unico, una discoteca sui scogli dove ognuno è libero di essere sé stesso e ballare fino all’alba. L’album spazia tra i banger italo disco più energici, atmosfere sensuali (Baia degli Angeli), e brani sognanti come Ti Sento, che accompagnano il sorgere del sole. La traccia simbolo Hulahoop celebra il movimento e la sensualità con un irresistibile ritornello italo disco. Discoteca Vivace è un cocktail sonoro che invita a perdersi nella musica, nell’autenticità e nella celebrazione del momento.
Valentino Vicace: 7
Tic Tac
Un raffinato esercizio di stile. Un sensuale episodio musical di una serie noir che si insinua nelle nostre fantasie. In un quartiere parigino fumoso d’altri tempi, di notte. La voce di Mélanie seduce e ci narra di come l’anima si perde e si brucia in un appuntamento al buio.
È tutto così effimero e necessario, resta fuori dal tempo ma è mortale e vivo. Come il desiderio. Come le sottili lame di luce che dalle finestre della città spiano nel nostro inconscio, tacitamente attratte dal buio della perdizione che vogliono illuminare e combattere.
(Stefano Giannetti)
Il mago del gelato feat Mélanie Chedeville: 8,5
Don’t Cry
In una realtà dominata da rappresentazioni di mascolinità tossica, i Follya portano un brano con un messaggio potente. “Don’t cry” propone una visione della mascolinità in cui la vulnerabilità non è un difetto, ci invita a riflettere su cosa vuol dire oggi essere uomini, cercando di abbattere gli stereotipi.
Perché ci insegnano fin da piccoli che i veri uomini non piangono?
I Follya sfidano questa idea, affermando che piangere è una reazione umana ed è naturale, a prescindere dal genere.
“Pia pia piangi tu, ci può stare…/ Pia pia piango io non va bene perché” Le aspettative sociali sono piene di ipocrisia, le donne possono esprimere le loro emozioni, gli uomini dovrebbero reprimerle.
“Don’t cry” fonde elementi di powerpop e alternative rock, ed è un inno alla vulnerabilità e alla forza di essere se stessi.
(Benedetta Rubini)
Follya: 8,5
Come una discoteca
Un brano che ci fa ballare, ma mette in luce le contraddizioni della vita notturna.
Camisa utilizza l’ironia e la leggerezza per descrivere la sensazione di restare fermi nel tempo, intrappolati nelle proprie fantasie.
Le stagioni che passano senza essere vissute diventano metafore di opportunità mancate, con un karma che non può prevedere gli schiaffi della vita.
“Il karma non è prevedere mai tutti gli schiaffi che prendi e che non dai.” Le nostre azioni sono imprevedibili, non possiamo controllare ed evitare tutte le difficoltà.
La discoteca è per Camisa un luogo immaginario, dove si può ballare anche quando fuori è buio.
Il brano è un invito a portare luce nei momenti più bui, a trasformare l’inverno in una pista da ballo.
(Benedetta Rubini)
Camisa: 8
Angelo
Un viaggio intenso e crudo nella vita di un personaggio che sembra vivere ai margini della società.
Il brano ci colpisce come un pugno dritto allo stomaco, la narrazione tagliente di Goliardo ci mostra inquadrature di una realtà che tendiamo ad ignorare.
Angelo non ha mai sperimentato l’amore, è solo e isolato, è frustrato, perché ha molto da offrire ma nessuno a cui donare.
“Angelo non ha avuto mai un ti amo…/non ha mai avuto qualcuno a cui dare…”
Goliardo, ha molto da dire, con questo brano dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare canzoni che toccano corde profonde.
Quanti si sentono incapaci di prendere decisioni e per paura di essere giudicati si isolano?
Quanti di noi siamo Angelo? Angelo può essere ognuno di noi, individui vulnerabili, bisognosi di protezione, che ci rifugiamo per paura di chiedere aiuto.
(Benedetta Rubini)
Goliardo: 8
Booster
Booster è una canzone tamarra che però racconta con una certa poetica cosa vuol dire crescere, e soprattutto che gli adulti hanno l’abitudine ad accettare i rimpianti, cercando contemporaneamente riparo nella nostalgia.
Da giovani tutto sempre possibile, anche andare in Giappone con il motorino, ma poi quando si giudica la realtà attraverso i pro e contro ci si accorge che non c’è tempo o spazio per certe follie. Ecco, accettare questa condizione è un po’ un limite della vita, quindi bisogna saper bravi a vivere dentro alcuni sogni al di là dell’impossibilità delle condizioni e dei termini d’uso per sopravvivere al presente.
Alla fine basta anche sentire una canzone tecno sotto cassa, non servono colpi di testa troppo eclatanti.
(Nicolò Granone)
Supertele: 7,5
Piazza Centrale
La piazza centrale è il punto focale di ogni città, nella cartina dell’essere umano questo indirizzo è il cuore o il cervello?
Gaia Banfi esprime una sensazione di fuga, quella più istintiva legata alle emozioni insieme alla saggezza di chi conosce la situazione e riesce ad orientarsi tra le vie di un paese conosciuto.
E in questo paesaggio si mischiano i ricordi come quelli di infanzia, innanzitutto, spesso trascurati o insabbiati che ci plasmano senza che ce ne accorgiamo che ritroviamo nel nostro modo di guardare e vivere le cose, di ascoltare ciò che ci circonda.
(Nicolò Granone)
Gaia Banfi: 7
Riflesso
Il cambiamento può essere improvviso, forte e traumatico, talmente tanto da modificare la cognizione di noi stessi, vedendo all’infuori un riflesso diverso rispetto a come si era prima. Si indaga con un lavoro personale e si cerca di andare oltre, anche cambiando rotta o valutando in maniera diverse alcune prospettive o avvenimenti che sono stati fondamentali per creare un immagine di quello che le persone sono o diventano.
CARRESE dopo un periodo di pausa, sente la necessità di chiedere risposte alla sua musica e così ecco nascere dalla sofferenza questo brano che parla di mancanze, adii e accettazione di situazioni al di fuori del controllo.
(Nicolò Granone)
CARRESE: 8
La canzone più triste
La canzone più triste del mondo è un inno alla riscoperta del se, cercando di prendere la solitudine come opportunità per stare bene. Molto spesso l’essere umano ricorre al dolore quasi come estrema soluzione, come fine ultimo per rialzarsi e superare le difficoltà, senza mettere in atto strategie di prevenzioni.
Ma nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trascura, tutto si confonde è il postulato emo dei Tonno, utile per evidenziare che alla fine tutto passa, soprattutto se si cerca di dare sempre meno peso alle cose che fanno stare male.
(Nicolò Granone)
Tonno: 8,5
Per la nostra età
Per la nostra età corriamo senza vedere i traguardi. Sogniamo sempre altro da ciò che abbiamo, non ci facciamo bastare niente. La voglia di aggiungere alla lista un nuovo obiettivo ci divora, ci fa bere e vomitare, ci fa vergognare di ciò che abbiamo conquistato dopo tempo perché se per noi è qualcosa di grande agli occhi degli altri risulterà come un granello di sabbia.
Le nuove parole di Matteo Alieno hanno la presunzione di diventare un nuovo inno generazionale universale e sono tanto sicure di loro stesse, questo è un brano che ha il compito di farci aprire gli occhi e di farci rendere conto che, per quanto importante sia quello che vogliamo segnare come “fatto” sull’agenda, non c’è nessuna sensazione più bella di quella di fermarsi e respirare.
Qualche nota punk rock mischiata a parole malinconiche, un perfetto mix che ci aiuta a comprendere chi è Matteo Alieno, un cantautore, produttore e polistrumentista che, quasi come una legge trascendentale, deve sporcare le mura delle nostre camere come fa il fumo delle sigarette.
Sarebbe bello concederci un po’ di felicità, no?
(Viola Santoro)
Matteo Alieno: 8
Ti scriverei
Gli psicologi ci consigliano di scrivere su fogli le nostre emozioni e da quando la mia me lo ha detto io non riesco a scrivere più. Sembra un grandissimo paradosso da film comico ma credo che, nel momento in cui la persona che abbiamo di fronte sa che ci denudiamo con le parole, la magia finisca nel giro di pochi secondi.
Ti scriverei ancora se solo tu non sapessi che lo sto facendo. Per quanto possa sembrare un controsenso in realtà ha senso per le persone come noi, quelle che non riescono a parlare dei propri sentimenti se non dandogli forme visibile tra grafemi, quelle che pur di stare meglio preferiscono stare zitte perchè le parole prendono vita nel momento in cui gli diamo aria e le facciamo nascere.
Dovremmo lasciarci andare, senza la paura di mostrarci vulnerabili, dovremmo accettarci e farci vedere veramente senza aver paura del prezzo da pagare dopo esserci fatti conoscere. Dovremmo accogliere il dualismo della paura/felicità nel presentarci con il nostro vero nome pieno di domande.
Chitarra, synt che sembrano replicare il battito della parte sinistra alta e voce. Ci piace!
Ps: basta continuare a rimuginare su quello che ipoteticamente avremmo potuto fare…
(Viola Santoro)
THAEO:8
X LE TUE
Desiderio e malinconia sono tutto ciò di cui siamo fatti. Barcolliamo costantemente in un loop di razionalità ed irrazionalità.
Sappiamo di dover lasciare perché sentiamo le cicatrici che non riescono a sanarsi dopo le parole che ci vengono urlate contro. Sappiamo di dover lasciare perché è quello che è giusto da fare.
Sappiamo di dover lasciare perché, nonostante il desiderio e l’immaginazione, non possiamo continuare a correre insieme a qualcuno che è solo immagine e non realtà.
Vogliamo tutto indietro quando cominciamo a stare troppo bene senza.
Vogliamo tutto indietro quando la malinconia ci ingarbuglia lo stomaco ed i pensieri.
Vogliamo tutto indietro perché noi siamo fatti di rimorsi.
Questo che Irbis ci propone è un viaggio sensoriale nelle indecisioni costanti che viviamo, riesce a dare musica a idee intrusive che ci girano in testa. Ci riesce mescolando trap, jersey e pop, creando un sound totalmente ipnotico ed immersivo.
(Viola Santoro)
Irbis:7
Pesa tutto il mondo addosso
Con una poetica delicata ma potente, Bordeaux affronta il tema della crescita personale in Pesa tutto il mondo addosso. La ripetizione del mantra “Ora che non sei sola, vola” crea un senso di liberazione e forza, mentre la produzione di Dario Jacque fonde elementi elettronici con atmosfere eteree. Il risultato è un brano che invita l’ascoltatore a riconoscere il proprio valore, liberandosi dal peso delle aspettative. Un’introduzione emozionante al nuovo album della cantautrice, che promette di toccare le corde più intime dell’anima.
(Ilaria Rapa)
Bordeaux: 7,5
Itchy
I Leatherette sono tornati e stavolta ci portano con loro nell’analisi febbrile e a tratti grottesca della disgregazione di una relazione. “Itchy” alterna momenti di caos controllato a strofe nervose e cariche di tensione, a un ritornello quasi surreale che riflette la natura ciclica del crepacuore. La liberazione finale, seguita da un arpeggio ipnotico, incarna la quiete dopo la tempesta. Con influenze che spaziano dagli Smiths ai Pixies, il brano bilancia brutalità e delicatezza, confermando i Leatherette come una delle band più interessanti in circolazione.
(Ilaria Rapa)