
New Indie Italia Music Week #222
“Vivere in città
Piene di tombini e di bambole del gas
Di centraline e tubature
E strane connessioni
Fibre ottiche e cereali auricolari
Che fanno bene a tutte le età”
(Tubature – Giorgio Poi)
Le città sono vive, pulsano di energia, si intrecciano in un caos perfetto di suoni, storie e connessioni.
Proprio come la musica, che assorbe l’atmosfera urbana e la trasforma in melodie capaci di emozionare.
Dai cantautori emergenti ai progetti più affermati dell’indie italiano, ecco i brani che hanno catturato la nostra attenzione negli ultimi giorni, tra sperimentazione sonora, testi evocativi e un’attitudine sempre più internazionale.
Nuova Forma (Album)
Nuova Forma è un viaggio intenso e personale che nasce dalle ceneri di un incendio (nel 2023 un incendio ha costretto Davide a lasciare la sua stanza e il suo studio a Londra) e si trasforma in un’opera che parla di rinnovamento, resistenza e bellezza nell’avversità.
Prodotto interamente da Davide Shorty stesso, l’album è un mosaico sonoro che riflette su temi universali come l’amore, la mascolinità tossica, la depressione, la politica e la disillusione. Ogni traccia è un frammento di vita, nata da necessità e ispirata dal vissuto di Davide, che ha saputo trasformare le proprie limitazioni in risorse creative. Ogni brano é un invito a guardarsi dentro ed accogliere le trasformazioni.
Davide Shorty: 8
Non dico niente
È la contemplazione del dolore. O forse di tutti i dolori. Perché da come la cantautrice e poetessa li descrive, sembra ne esistano tanti. Ed è così: c’è quello della rielaborazione del trauma, quello dei segnali del corpo, quello delle botte dell’anima. È proprio con quest’ultima che Laura Vittoria lotta, ma inerme, in un lungo crepuscolo, un’opera decadentista che con acquerelli grigi affresca i muri che chi soffre ha innalzato contro il mondo. O che magari crede che il mondo abbia eretto contro di lei. Fino alla resa finale, che per contrappasso, è il momento più energico del brano. La rabbia di chi, senza colpa(?), ha perso.
(Stefano Giannetti)
Laura Vittoria: 8,5
Immaginiamo che
È una riflessione sull’amore, o una sua parafrasi urbana. Che forse è quella che stiliamo tutti ogni volta che cerchiamo di imprigionare questo concetto così astratto sulle nostre lingue. E lo fa scendere, l’amore. Lo fa incarnare nei panni stesi e nel traffico, nel cielo nuvoloso e inquinato, nel caffè. Ma anche nei sorrisi.
“Immaginiamo che” è un’ode punk ai sentimenti, disincantata e sognatrice al tempo stesso.
La dichiarazione onesta che tutti vorremmo meritarci.
(Stefano Giannetti)
Osaka Flu: 8
Come fanno i grandi (Album)
L’album, distribuito da ADA Music Italy per LaTarma Records, mostra la versatilità dell’artista, mescolando generi come urban, pop, afrobeats e dancehall.
Il progetto rappresenta un viaggio musicale e personale iniziato tre anni fa, esplorando l’amore e i legami moderni, spesso filtrati dagli schermi, e raccontando momenti quotidiani trasformati in ricordi. Il brano che dà il titolo all’EP è una ballad R&B malinconica, mentre Pe me sta appriess affronta la fine improvvisa di una relazione.
La focus track, Senz’ e te, è una collaborazione con i Voga e si interroga sul senso di riprovare ad amare dopo una rottura, mentre Particolare mette in luce la personalità unica di ALE. Il disco include anche i singoli già pubblicati Par nu suonn e Te perdon’ ‘o stess’, chiudendo il cerchio di un racconto musicale che cattura diverse sfaccettature della giovane artista.
Ale: 7
Io nessuno (Album)
IO NESSUNO è il primo album ufficiale di centomilacarie: raccoglie tracce scritte perlopiù di getto, inseguendo l’istantaneità di un’emozione o di un’inquietudine e catturando con un linguaggio crudo e poetico un sentire che straborda dagli argini: tra prime volte, fughe e smarrimenti, angosce ed esistenzialismo, le storie di centomilacarie trovano un nuovo lessico e una nuova chiave per decodificare un disagio emotivo generazionale, raccontato con il suo disordine e la sua urgenza.
Sullo sfondo i colori di una provincia che emerge nei suoi dettagli più brutali e concreti ma anche trasfigurata in una dimensione onirica, con il suo carico di rabbia o di frustrante rassegnazione, con i suoi tempi che possono essere estremamente dilatati o scorrere velocissimi, quando si è attraversati da una forte ispirazione o emozione. Le canzoni di centomilacarie sono flussi che incorporano emozioni universali, cantate attraverso il graffio della sua voce e la potenza delle immagini dei suoi testi, diventando un esorcismo per angosce, paranoie e vulnerabilità condivise da tanti.
Centomilacarie: 8
Cani
Una ballad romantica che intreccia melodie pop e una scrittura cantautorale profonda per esplorare la complessità e la fragilità dei legami umani e delle relazioni.
Il testo è un riflesso sincero e toccante delle difficoltà e delle gioie di una relazione; il brano si apre con un senso di vulnerabilità e paure di perdere l’altro.
Il tema dell’incertezza e delle fragilità è ricorrente nei versi, “ diversi sguardi, ma stessi precipizi…/ e non capisco perché non mi capisci.
Ma il cuore della canzone si trova nella potente metafora: “ i nostri occhi sono come cani, gli manca la parola.” Questo racchiude tutta l’intensità emotiva del brano, in cui la produzione minimalista lascia spazio alle parole e alle emozioni, utilizzando arrangiamenti delicati che creano un’atmosfera malinconica ma sincera.
L’artista ci invita a riflettere sulla complessità delle relazioni e sull’importanza di comunicare apertamente, anche quando ci sembra difficile.
(Benedetta Rubini)
eroCaddeo: 7,5
califano
“califano” è il secondo tassello del mio nuovo progetto. èun singolo con sonorità indie pop che omaggia uno dei miei cantautori preferiti. è uno dei miei brani più introspettivi per quanto dal sound non si direbbe, come del resto lo è tutto il nuovo progetto. ho scritto il brano quest’estate dopo un momento di vari cambiamenti nella mia vita, parla di come gli altri ci vedano in maniera diversa da come ci sentiamo e di quanto alla fine, in certi momenti, vorremmo essere veramente l’immagine che gli altri hanno di noi per sentirsi in un certo senso più leggeri.
Biso: 7.5
Diventa Grande Poi Passa
Centrale è il tema delle ansie, che con il passare del tempo si ridimensionano , per poi svanire come mostri immaginari.
La canzone parla della crescita personale, delle prime rughe che compaiono sul viso e del cambiamento interiore che ne deriva.
“E ti graffia la faccia , diventa tutta più stanca.”, cattura perfettamente questo cambiamento emotivo, evocando l’immagine dell’entusiasmo giovanile che lascia il posto ad un distacco più maturo nelle relazioni.
Musicalmente, il brano è caratterizzato da un basso ipnotico che accompagna una voce sussurrata, creando un’atmosfera riflessiva.
Il mantra “ poi passa” si ripete in maniera martellante, mentre l’arrangiamento si arricchisce.
Importante è raggiungere una certa maturità, per poter trasformare le esperienze e le sfide della vita, l’ansia è una forza feroce con la quale tutti noi facciamo quotidianamente i conti.
(Benedetta Rubini)
Arssalendo: 7
Decostruire
Relazioni, società, identità. Una narrazione irriverente e velenosa sulle aspettative, nostre quanto degli altri. L’incoerenza che troviamo proprio nel volerci allontanare dai quei canoni che spesso ci auto-imponiamo, per poi diventare uno stereotipo persino nella “diversità”.
Un tentativo di allontanarsi da dinamiche che riconosciamo come non nostre, senza però farcela mai del tutto. Perché se è vero che che la collettività influenza i singoli, non esiste identità individuale che non sia frutto anche di ciò che ci circonda. Un titolo evocativo che ci ricorda che forse provare a “Decostruire” a volte è più importante che riuscirci davvero.
(Serena Gerli)
Anna Castiglia: 7,5
Boreale
Un viaggio nei contrasti della percezione di sé stessi. Suoni semplici e puliti accompagnano quello che sembra quasi essere un flusso di coscienza, un miscuglio di opinioni altrui e riflessioni personali. Anna Carol ci racconta la frustrazione dello scontrarsi con un’immagine del proprio io che non riconosciamo, ma che sembra influenzare gli altri.
Una ricerca in corso, un disordinato e umano tentativo di collocare se stessi tra l’identità che ci attribuiamo e ciò che percepisce chi ci sta intorno.
“Boreale” diventa quindi la personificazione di una persona in lotta, incapace di accettare una freddezza in cui non riesce ad identificarsi, ma che altri sembrano imputarle ripetutamente.
Un precario equilibrio tra ciò che percepiamo e come appariamo, nel tentativo di rimanere fedeli alla propria identità senza ignorare come essa però influenza coloro che ci circondano.
(Serena Gerli)
Anna Carol: 7,5
In Punta di Piedi
Una pista da ballo, due persone, la musica, l’amore. Il Mago del Gelato si unisce a Le Feste Antonacci per raccontarci un incontro dal sapore nuovo e allo stesso tempo familiare.
Una collisione quasi mistica, che si popola di ricordi, di possibilità future, e che sa godersi l’incertezza che la fugacità di quel momento porta con sé.
Un ballo che diventa una danza di anime e di cuori, ancor prima che di corpi.
A farle da sfondo un groove funk ed esotico che rende il tutto ancora più magico, quasi a farci vivere quel momento in prima persona.
Ignoto, intimità, memoria e desiderio si uniscono sotto lo stesso denominatore comune, la musica, nel racconto di un amore che appare tanto effimero quanto intenso.
(Serena Gerli)
Il Mago del Gelato ft Le Feste Antonacci: 8,5
Inospitale
Un’esplosione: di suoni, di corpi e di emozioni. Un viaggio elettrico e dirompente nel caos della mente umana, un vortice sinaptico tra le paure e le insicurezze in cui il cervello sembra spesso trascinarci senza via d’uscita. E non ci resta altro che abbandonarci, soccombere a quel tumulto, così primordiale e dirompente che ci sembra impossibile resistervi.
Una tempesta che prende vita allo stesso modo sotto palco, trasformando il pogo nell’impeccabile metafora di cellule impazzite che comunicano tra loro scontrandosi fino a fondersi.
Il perfetto accostamento tra testa e corpo, musica e pensieri, dove si celebra la carnalità della vita in tutta la sua scomodità e complessità, in un inno viscerale e travolgente.
(Serena Gerli)
Gazebo Penguins: 8
Sammy, Cabiria, etc.etc. (Album)
Jacopo Èt si conferma una delle penne più raffinate della scena con il secondo capitolo di “Sammy, Cabiria, etc. etc.”, il suo nuovo EP. Un progetto che trasforma la memoria in poesia e la canzone in racconto. “Cabiria”, intima e rarefatta, è un dialogo con un sé immaginario, una confessione sussurrata che trova risonanza nell’ascoltatore. “Canzone Facile”, nata quasi per gioco, mette in campo la metanarrazione e l’omaggio letterario, mentre “Saracinesche” ci porta in una Napoli vista da lontano, tra apatia e desiderio di liberazione.
Il sound mescola cantautorato e pop sperimentale, con arrangiamenti eleganti e testi che scolpiscono immagini vivide. Un disco che non cerca di piacere facilmente, ma che comunque lascia il segno.
(Ilaria Rapa)
Jacopo Et:7,5
Cyberpop
“Cyberpop” di Ganri suona come uno schiaffo, una sirena che squarcia il silenzio e risveglia dal torpore. Ganri firma un brano che rinuncia volutamente alla forma canzone, abbandonando rime e strofe per lasciare spazio a un flusso sonoro disordinato e pulsante, figlio di un’epoca che frantuma e ricompone senza tregua.
Tra glitch, distorsioni e beat spezzati, si avverte il peso di una solitudine collettiva, la rabbia di chi sperimenta senza rete, sfidando i limiti dell’elettropop contemporaneo. Ascoltandolo si ha come la sensazione di attraversare una tempesta digitale, dove ogni suono è uno strappo e ogni pausa, un vuoto che fa rumore. Ma è proprio in questa caotica destrutturazione che “Cyberpop” trova la sua forza: un grido generazionale che non cerca soluzioni, ma si fa carico del disincanto e lo trasforma in arte. E alla fine resti lì, frastornato.
(Ilaria Rapa)
Ganri:7,5
Polaroid
Le polaroid racchiudono i sorrisi passati e quando ci dimentichiamo come si fa, fungono da libretto d’istruzioni. Quadrati con grandi bordi bianchi che sotto ti danno la possibilità di scrivere qualcosa; una frase, una data, qualunque cosa che ci ricordi perchè in quel preciso istante eravamo sorridenti, trentadue denti quasi come se fossimo paralizzati.
Quasi come quello che scriviamo, le fotografie prendono vita quando le ritrovi e le rispolveri.
Ti riportano indietro e, nonostante la tantissima voglia di risentirsi di nuovo così, nella nostra testa nasce un ronzio asfissiante e dolorante: la malinconia.
La malinconia è il soggetto di questa nuova musica emo ed alternative rock, la mancanza ed il rimorso verso qualcosa che ora esiste solo in 2d. Tra chitarre che si confondono l’una nell’altra, Roma diventa scenografie perfetta per parlare di strade che non si rincontreranno più. Forse.
(viola santoro)
Flowers For Boys: 7
No Matcha / da soli
“Passo zero”, ep uscito quasi un mese fa, non poteva essere arricchito in modo migliore. Questa bonus track è una chicca vera e propria che chiude perfettamente il cerchio dell’ep costernato da atmosfere nu-funk, disco anni ‘70, italo-disco di nuova generazione: insomma, il giusto mix che stavamo aspettando per avere un po’ di aria nuova in un marasma di doppioni.
Uno show malinconico, ironico, con la voce (in primis) di Federica Carobene che rappresenta perfettamente l’inadeguatezza che si prova a stare di fronte a qualcuno che del tuo mondo sa solo se preferisci il bianco o il rosso.
Luce soffusa, bar un po’ particolare, tavolino rotondo e piccolo, solite domande che non ti fanno aspettare altro se non il momento di dirsi uno strano “ci sentiamo” che non si verificherà mai.
Questo bonus è la somma del senso dell’ep: fughe, ritorni che forse si verificheranno, soffermarsi al pensare a noi stessi, il capire che forse aveva ragione nonna quando ci diceva “meglio soli che mal accompagnati”… chissà.
(viola santoro)
greatwaterpressure: 8
Lolita
Le relazioni disfunzionali sono belle solo quando, ad una cena con persone che non conosci, hai qualcosa di cui parlare. No scherzo, neanche in quel contesto. Forse sono utili a contribuire, sicuramente, allo stipendio di psicologi che quasi sono stufi di sentire sempre le stesse storie.
È che l’amore ambiguo, un po’ oscuro, un po’ manipolatorio, all’inzio piace un po’ a tutti. Sembra quasi di vivere in un film o un romanzo noire o, perchè no, in un videoclip indie anni 2000. Fatto sta che ci candidiamo a vivere dei momenti di smarrimento totale nonostante fossimo totalmente coscienti di tutto ciò. È proprio questo il problema di queste relazioni: paradossalmente più ti fanno male più ti piacciono fino a quando ti rendi conto, anche in maniera un po’ autoironica, di quello che ti stai imponendo.
Dipendenza affettiva, credere che le persone cambino, autodistruzione, desiderio: tutto nella vena Grill Boys. Indie elettronico e simpatico fatto di synth totalmente discordanti al testo, tutto così caotico, tutto così perfetto.
(Viola Santoro)
Grill Boys: 8
Abbraccio
L’abbraccio costruisce una barriera dentro la quale si può trovare un po’ di pace lasciando fuori i problemi, le ansie e le paure. Ci sono quelli che sanno di famiglia, altri hanno il gusto d’amore o d’amicizia. Quelli più importanti sono quelli che ognuno deve non chiedere, ma dare a se stesso. È importante riconoscere il valore che si ha come persone, invece che andare costantemente alla continua ricerca dell’approvazione da parte di chi vive fuori da noi.
“Quando mi chiedono ma che vita fai, sono la storia di tanti altri, come tutti quanti”.
Tutte le persone hanno senza dubbio le proprie vicissitudini, l’esperienza diventa una somma di cose, l’io però è la sostanza da proteggere e modificare, senza perdere troppa consapevolezza dentro i propri valori. Eakos sfida le proprie incertezze dando importanza a ogni piccolo gesto fatto da se stesso per se stesso.
(Nicolò Granone)
Eakos: 7
DOVE I FIORI NON NASCONO PIÙ (Album)
La fine è una delusione, avere paura di ricominciare fa ancora più male perché il passato ha minato le certezze provocando insicurezza. Un cuore arido, dove i fiori non nascono più e l’amore rimane solo un ricordo reciso. Lasciare andare senza trattenere, intanto le persone anche se mettono radici, possono scegliere di far cadere con un semplice passo anche le quercie secolari.
I sentimenti sono un organismo che solo in pochi sanno curare e soprattutto gestire, facendoli crescere giorno per giorno, proteggendo sempre la linfa vitale anche durante i temporali o una notte amara.
(Nicolò Granone)
Francesca Moretti: 7,5
Sparire
“Se non mi riconosco, davanti allo specchio. Non trovo un appiglio, non cerco una risposta a tutto. Se guardo più a fondo, mi perdo nel senso”
Si può scappare davanti a certe domande o meglio sparire nel dubbio, l’importante è essere pronti ad andare incontro alle conseguenze. Dentro questo brano dei Garda1990 c’è la rabbia di chi sente il peso del destino, soprattutto perché si sente vittima del futuro. Guardare in faccia la realtà può provocare una distorsione dell’immagine in base al punto di vista e ai dettagli che attirano maggiormente l’attenzione del nostro sguardo. La verità può essere difficile d’accettare, soprattutto quando il confine tra esperienza, ricordi e desiderio s’intreccia creando un vortice d’emozioni dentro il quale è facile venire risucchiati.
(Nicolò Granone)
Garda1990: 7,5
Una Cosa Semplice
L’anarchia rabbiosa d’Anastasio questa volta tratta il tema dell’amore e di come in realtà viverlo tra due persone sia “Una cosa semplice”, perché poi però le relazioni finiscono, si sente un dolore nel petto e il tutto in realtà è niente?
Probabilmente perché tra il dire e il fare non c’è di mezzo il mare, esiste però un misticismo di simboli, interpretazione di sensazioni che provoca incomprensione e confusione. Quante parole esistono per cose che non conosco si chiede l’artista, partendo dalla consapevolezza che ogni canzone deve comunicare qualcosa, essere istinto ed emozione non una scelta commerciale per mantenere costante la propria presenza sul mercato.
L’industria discografica ha leggi complicate, meccanismi ambigui e chissà cosa nasconde, per fortuna quasi come legge del contrappasso esistono artisti che trovano il modo per far sentire la propria voce, grazie ad Anastasio che è tornato a raccontare storie complicate in maniera diretta ed efficace.
(Nicolò Granone)
Anastasio: 9
Il macellaio
Il nuovo brano di Ozymandias si intitola “il macellaio”. È un buon pezzo rap. Il contesto alla base si lega a una realtà cruda e a come farsi spazio nel mondo. Il rap nasce proprio come forma di espressione di denuncia e Ozymandias si inserisce bene in questa idea del ritmo aggressivo, delle parole martellanti che hanno effetto. “Il macellaio” è il pezzo giusto da ascoltare per chi non ama le contaminazioni e ha un’indole di spirito critico nel valutare ciò che lo circonda.
(Greta Karol Nesci)
Ozymandias: 8
Trappola
“Trappola” è il nuovo singolo di elso. Ha un sound prettamente elettropop mentre la melodia e il ritmo delle parole legano il brano più al genere rap. “Quando arrivi tu mi si spezzano le gambe”: l’io narrante descrive una situazione di forte coinvolgimento emotivo in una relazione. L’altra persona pensa di trovarsi in una trappola. In realtà è piuttosto l’io narrante quello intrappolato tra i propri sentimenti che non gli lasciano molta scelta se non quella di essere completamente condizionato dall’altra persona. “Trappola” è un buon ascolto per riflettere sulle proprie relazioni.
(Greta Karol Nesci)
elso: 7,5
Sei l’america quando chiudo gli occhi
“Sei l’america quando chiudo gli occhi” è il singolo d’esordio della band pugliese Alessandro Fiore. È un brano pop, malinconico e nostalgico che si lega al cantautorato quanto al sound tipico della musica psichedelica. I ragazzi del gruppo hanno deciso di darsi un nome proprio di persona perché volevano diventare “qualcuno”, un’unica entità con una voce e dei sentimenti. Il loro primo pezzo promette bene. Si percepiscono uno stile contaminato e una forte esigenza espressiva. “Sei l’america quando chiudo gli occhi” è il pezzo giusto per chi ha un’anima sia romantica che elettropop.
(Greta Karol Nesci)