
PH: Claudia Ferri
Generic Animal: “Le parole le decidi tu” | Indie Talks
Sto ragliando o è solo il modo in cui parlo? È un lamentio o è solo il modo in cui canto? È un’abitudine malsana o solo il modo in cui ho imparato a sopravvivere, che mi fa rimanere incompreso?
Generic Animal interpreta le volontà dell’asino, animale all’apparenza ingenuo e indifeso, per ascoltare il suo essere uomo, costretto dalla società moderna e anche da se stesso di conseguenza, a raggiungere certi standard, tagliare determinati traguardi e superare ostacoli specifici.
Andare per inerzia, anche controvento è un percorso difficile, complicato e faticoso. Meglio quindi fermarsi un attimo, ascoltarsi e scegliere in maniera intima e sincera come buttare fuori pensieri ed opinioni. Credere nell’istinto poi, mettendo da parte i giudizi. Lasciar parlare chi a voce, ascoltando solamente chi sa comunicare anche usando il silenzio.
Lo stare è una condizione umana, lo stare bene una scelta da difendere, o meglio come dice Generic Animal è una missione.
GENERIC ANIMAL X INDIE TALKS
Il giudizio condiziona di più l’uomo o l’artista?
Direi l’uomo in generale. L’artista è solo una professione.
Eric, che fai? Capita di fare domande agli altri per evitare di interrogarsi?
Molto spesso si. Molte altre solo per la voglia di levarsi dalla propria palta.(ndr fango)
Cosa significa capire davvero quello che si pensa?
Significa non avere nodi che ti stringono la testa. Quando i pensieri sono fatti di cose in cui credi.

Si può trovare conforto nel dolore?
Si, direi che ci sono svariate categorie di film che lo testimoniano.
Perché sta aumentando un certo tipo di analfabetismo funzionale?
Non lo so, ma non credo di riuscire ad alimentare una polemica di tipo statistico antropologico socio generazionale. Quindi dirò, per colpa di Tik Tok.
Dalla teoria alla pratica diventa importante accettare le imperfezioni come costanti e nuove opportunità?
Direi in assoluto si, soprattutto quando i mezzi per sviluppare le tue passioni arrivano esclusivamente da te stesso. Direi che sono parte essenziale di quello che faccio.

Se esiste la maledizione dei 27, tu senti di essere lo stesso vittima di qualche legge dell’universo?
Mi piace credere di essere l’antitesi della legge dei 27, tanto è che la canzone parla di me che a 27 anni anziché essere una rockstar, sballarmi e farla finita, mi ritrovo a casa da solo a bussare al vicino di 50 anni che fa una festa fino alle 5 del mattino, ascoltando YMCA, a palla.
Lo stare è una condizione umana?
É una missione.
Ascoltare “Il canto dell’asilo” insegna a?
Spero ad ascoltarsi un po’ di più a vicenda. A differenza del disco stesso, a liberarsi della pesantezza di questa solitudine che attanaglia il mondo contemporaneo. O Forse solo ad ascoltare ancora una musica nuova.
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