
New Indie Italia Music Week #232
“Non importa se fa male
Sono già rotto da un po’
Sono distrutto da un po’
Qui tutto e niente è vero
è l’unica certezza che ho
Non mi importa se fa male
Sono un miracolo”
(Angelo Sicuralla – Miracolo)
Siamo eroi ed eroine vestiti di jeans e drappi in formato fast fashion che vagano tra le città in cerca della luce, delle nostre verità. Nonostante i buchi neri nei quali puntualmente incespichiamo, nonostante il dolore e la disullusione andiamo avanti: siamo un miracolo ambulante!
Ricordiamocelo a vicenda, qualora lo avessimo dimenticato. Gridiamolo a squarciagola tra la gente o davanti allo specchio: celebriamoci ascoltando le migliori uscite della settimana scelte e recensite dalla redazione di Indie Italia Magazine!
Caterina
“Cancella la mia foto in cui ci sei anche tu”. Caterina ha una cadenza spensierata, quasi vintage da cantautorato italiano, ma non è da prendere morbida. È una rinuncia a una prestazione (e non a quella a cui siamo abituati a pensare), forse proprio nei confronti di Caterina, davanti alla quale non ci sentiamo all’altezza.
Ma probabilmente la bella dagli occhi blu è solo il riflesso delle sconfitte di un uomo che sta invecchiando senza aver conseguito i propri obiettivi (“Ti sei fatta donna e studi medicina, io è vero sono un uomo ma cammino strisciando”). Non ripercuotiamo forse ogni fallimento o paura su ciò o chi abbiamo vicino (e non è anche sintomo di maschilismo farlo per senso di inferiorità, per compensare una mancanza, nei confronti di una donna?) Il protagonista di Caterina però è un kamikaze eroico che la salva rinunciando a lei e si lascia esplodere da solo. Un romantico grido di dolore.
(Stefano Giannetti)
Soloperisoci: 8,5
Estate Magggica
ESTATE MAGGGICA” è un ritratto lucido e feroce di un Paese che balla sull’orlo del disastro. Con la sua inconfondibile vena ironica e dissacrante, Giancane demolisce tutto ciò che rende l’estate italiana una grottesca caricatura: dai luoghi comuni delle vacanze perfette alla totale disconnessione dalla realtà, tra mojito, pasticche e piscine dentro la Tesla.
Giancane: 7
Tu somigli
“Tu somigli” è un brano pop dalle sfumature soul, dove una scrittura evocativa si fonde con una vocalità intensa. Il testo racconta l’apatia come distacco emotivo, parla di un passato più ingenuo, oggi lontano, e descrive la fatica nel trovare un significato a ciò che ci accade. Le parole inseguono un pensiero confuso, in bilico tra il bisogno di sentire e l’idea che, in ogni caso, nulla basti davvero. Al centro, la figura dell’altro: simile a un ideale irraggiungibile, simbolo di un desiderio costante e mai appagato, destinato a riaffiorare ciclicamente.
De Stradis: 7.5
The Nightdrive
Un after d’epoca, che non ti crei tu devastandoti con l’alcol. Te lo dona la città, quando la musica e le feste sono finite. Oppure da qualche parte i bagordi ci sono ancora, ma tu te ne sbatti e di groove ti basta quello che hai nella testa, come il ritmo morbido dalle sfumature e gli echi che ricordano i Daft Punk, di The Nightdrive. La notte ci guida, ci sussurra, grandi personaggi e artisti sono i nostri Virgilio che ci indicano dove parcheggiare i nostri pensieri, tra i neon e i fumi di una metropoli che vive più dentro di noi che fuori. E noi, piacevolmente drogati dalle vibes, ci godiamo, una volta tanto, una fine.
(Stefano Giannetti)
Alex Fernet: 8
Cocci di me (EP)
Sei tracce che raccolgono esperienze e riflessioni schiette, mescolando parole crude e sonorità morbide grazie a produzioni variegate in cui il sax di Stunk è sempre presente. Ogni brano è come uno scorcio, una fessura per guardarsi da lontano e provare a capirci qualcosa: i momenti down di chi si sente fuori tempo e fuori luogo raccontata dalla ballad urban “Blu”, la confusione quotidiana di “1000 indicazioni”, le notti poco a fuoco di “Club”, la consapevolezza di “Cocci di me”. Nei testi si alternano ironia e introspezione, rabbia e tenerezza, e le immagini create vengono fuori vivide e autentiche.
Il sax non è solo uno strumento, ma parte integrante del racconto, di Stunk e di Francesco, che diventa una vera e propria voce emotiva, per accompagnare e amplificare le sue confessioni. Un viaggio sincero nei cocci rotti di sé.
Stunk: 7
immagini sensibili (album)
Ascoltare “immagini sensibili”, il nuovo album di CALLIOPE, è come entrare in punta di piedi in una galleria privata, in cui foto che vediamo è un brano. L’approccio quasi diaristico di catturare frammenti di vita nelle sue canzoni rende l’esperienza d’ascolto ancora più intima, accogliente. Ogni brano è una piccola tela in cui la cantautrice toscana imprime sentimenti reali, luoghi interiori e relazioni fugaci, dando forma al tempo con una scrittura poetica che vibra di influenze letterarie e memorie visive. Un album sì di debutto eppure già maturo: Calliope, infatti, riesce a raccontare quanto sia difficile crescere senza mai perdere la dolcezza dello stupore.
(Ilaria Rapa)
CALLIOPE: 8,5
Volume Uno (album)
In un’epoca in cui la musica corre velocissima, Acqua Distillata e Ribaltavapori impongono la bellezza di rallentare, con coraggio. Questo EP, primo tassello di un progetto in due volumi, è un gesto di resistenza poetica: la voce vellutata e disarmante di Acqua Distillata veste le parole taglienti e disilluse di Ribaltavapori, dando vita a canzoni che suonano come carezze in un mondo che graffia. Gli arrangiamenti orchestrali, rigorosamente acustici e ispirati alla musica sinfonica pre-1900, scolpiscono un paesaggio sospeso e senza tempo, che richiama il cantautorato italiano più lirico e consapevole. Un disco necessario, che invita a rallentare per sentire davvero.
(Ilaria Rapa)
Acqua Distillata canta Ribaltavapori: 8,5
Estranea (album)
C’è un senso di necessità che si evidenzia più nel riconoscersi rispetto all’essere.
La musica qui si fa atto di resistenza, gesto politico di lotta nel rivendicare il diritto alla scelta di come porsi nei confronti del mondo, chiudendo gli occhi davanti ad assurde imposizioni che provocano una forte spersonificazione.
La testa è il centro delle possibilità, ma non bisogna cedere per forza al controllo, quando questo arriva non come necessità bensì come imposizione.
(Nicolò Granone)
Luzai:7,5
Canzone contro i bambini
Diventare genitori è una grande responsabilità perché diventa difficile raccontare cos’è tremendi ai propri figli. Purtoppo ci sono notizie terribili che arrivano dal mondo impossibile da raccontare o spiegare ai più piccoli.
Per questo motivo meglio una canzone contro i bambini, nella quale GattoToro esalta false verità che invece di fare paura, possono essere usate come bellissime favole della buonanotte.
La rabbia dentro questo brano si alimenta con l’ ipocrisia del mondo moderno che nasconde fotografia sotto belle parole. Quando si cresce si diventa sempre un po più dissilusi, e poi ci si ritrova sotto ad un palco per credere dentro suadenti melodie.
(Nicolò Granone)
GattoToro 8
Sei ore
“Sei ore da casa mia, tre ore da casa tua.”
Se i km diventano una scusa non esiste una via per due persone che non hanno ancora idea se vale la pena non solo litigare, ma trovare un punto d’incontro a qualsiasi latitudine.
Esistono poi incomprensioni legate al carattere, al passato di ognuno di noi e alle possibili idee di futuro. Quante curve bisogna superare per mandar giù questo mal d’amore e cambiare direzione?
O forse si può essere talmente testardi al punto di continuare a premere il cuore sull’acceleratore fino a sbattere e fare crash?
(Nicolò Granone)
fask: 8-
Lontano da Qui (EP)
Ad un certo punto tutti dobbiamo fare i conti con quello che siamo diventati, ci ritroviamo in bilico tra quello che sognavamo e quello che effettivamente siamo e abbiamo.
È qui che si muove “Lontano da Qui”, un diario emotivo a cuore aperto, che parla del coraggio di guardarsi dentro senza filtri.
Paola Pizzino lascia cadere le maschere, abbandona ogni trucco e si mostra per quella che è. La voce è chiara, vulnerabile ma potente, i testi intimi e i suoni raffinati risvegliano l’ascoltatore come un pensiero notturno che non ci fa dormire.
A volte è necessario sopravvivere e trovare un equilibrio tra il desiderio di cambiare pelle e la consapevolezza che a volte restare è fondamentale.
“Lontano da Qui” non è un EP per chi cerca soluzioni, ma per chi accetta il dubbio e per chi sta imparando a camminare nel proprio dolore senza farsene travolgere.
(Benedetta Rubini)
Paola Pizzino: 8,5
Girotondo
Un brano che porta in scena la rabbia e lo smarrimento della Generazione Z, un grido di dolore e di protesta.
Il brano sembra una filastrocca infantile, ma si trasforma in un mantra vorticoso, dove le pulsazioni dell’hardcore si intrecciano alla contemporaneità.
“Vivrò nel ricordo della libertà, morirò in un mondo che non ha avuto età.” La rabbia è tangibile, emerge la sensazione di vivere in un’epoca priva di riferimenti e di certezze, in cui anche la spiritualità e la fede vengono meno.
Musicalmente il brano si ispira al sound metallico di band americane come BIB e Show Me the Body, abbiamo chitarre distorte e ritmi serrati che riflettono il caos interiore di Visconti.
L’artista ancora una volta dà voce alle inquietudini e alle contraddizioni della sua generazione, invitando i suoi coetanei a non lasciarsi sopraffare dalla rassegnazione ma a reagire.
(Benedetta Rubini)
Visconti: 8
Mangiami
Con il nuovo singolo “Mangiami” Versailles prosegue il suo viaggio sonoro nell’oscurità dell’animo umano, esplorando la tossicità dietro alcune relazioni.
Si distingue per un beat morbido ed avvolgente che contrasta con la brutalità emotiva del testo; questa scelta in realtà evidenzia come la violenza nelle relazioni si può manifestare anche in modi silenziosi e subdoli.
Lasciamoci trasportare in questo viaggio nelle stanze buie di un legame distruttivo, di un amore che devasta, “ Stasera hai fame come Dahmer…/quando ti scaldi come a Salem” . Il linguaggio è crudo, quasi cinematografico, Versailles descrive un rapporto in cui la richiesta di attenzione diventa oppressiva.
Con “Mangiami ” l’ascoltatore deve confrontarsi con le dinamiche spesso taciute delle relazioni affettive.
(Benedetta Rubini)
Versailles: 7,5
Milano Paris
Dopo il debutto con Ex, Lara Dei torna con “Milano Paris”, un brano che fonde realtà e immaginazione in un viaggio tra due città simbolo: Milano, emblema della frenesia e della routine e Parigi, rappresentazione di libertà e passione.
Musicalmente si distingue per un sound elettronico e coinvolgente, con influenze synth-pop che richiamano gli anni 80’.
La produzione di Oyà crea un’atmosfera onirica e sensuale, la voce di Lara Dei, leggera ed ironica , guida l’ascoltatore attraverso questo percorso di scoperta e libertà.
Centrale è qui l’evasione dalla quotidianità, il desiderio di godersi le intensità delle emozioni, vivendo senza restrizioni.
“Sento il mio cuore che fa bam, bam, bam, una cassa in quattro che fa pam, pam, pam.”
Perciò non possiamo far altro che seguire l’invito dell’artista: liberiamoci delle convenzioni, trasformiamo la frustrazione e viviamo questa esperienza liberatoria.
(Benedetta Rubini)
Lara Dei: 8
SP57 (EP)
“SP57” non si annuncia con clamore, ma si apre piano, come una finestra dopo giorni di pioggia. Non grida per farsi ascoltare: si insinua, ti guarda, poi resta lì, addosso.
Luca Re sceglie di mettersi a nudo, senza però spettacolarizzare la vulnerabilità. La accoglie e la fa diventare linguaggio.
La scrittura è asciutta, ma piena di significato: ogni parola sembra misurata, mai casuale, come se cercasse di trasmettere solo l’essenziale, senza fronzoli. L’intimità dei testi riesce ad arrivare pulita e precisa al cuore di chi ascolta, in grado di specchiarsi in quei versi
Anche la produzione segue lo stesso principio: minimale, ma densa di atmosfera, sempre al servizio dell’emozione, accompagnando la narrazione con sonorità più morbide ed avvolgenti, dai rimandi indie pop. Una nuova esplorazione per un artista che fino ad ora si era orientato su un sound più elettronico.
L’EP si sviluppa in un delicato equilibrio tra malinconia e gratitudine, dolore e lucidità. Una calma che non è quiete, ma consapevolezza. Luca non pretende di avere risposte, ma cammina, esplora, racconta. Senza clamore, senza maschere. Solo con quello che ha. E nel farlo, ci ricorda che c’è una bellezza feroce nel fermarsi. Nel restare. Nel sentire.
(Serena Gerli)
Luca Re: 7,5
Diario di scavo(Album)
“Diario di scavo” è un album che si apre lentamente, come una stanza buia in cui gli occhi si abituano poco a poco alla luce. Livrea non ha fretta: preferisce sussurrare, esplorare, scavare. Non per trovare risposte, ma per restituire ciò che ha incontrato lungo il cammino.
Il disco segna un cambio di rotta rispetto ai lavori precedenti: Livrea sceglie un linguaggio artigianale e viscerale, dove la voce è molto più che un mezzo espressivo, diventa strumento, si moltiplica, si distorce, accarezza o graffia, diventando parte integrante del paesaggio sonoro.
La scrittura è stratificata, senza risultare pretenziosa: ogni immagine sembra emergere da un processo di sedimentazione emotiva, con parole che si poggiano su strutture non convenzionali, ma sempre coerenti. C’è una ricerca costante di autenticità, che non rinuncia alla forma ma la piega alle necessità del racconto.
La produzione si muove poliedrica, riuscendo a modellare il suono come fosse argilla. Le influenze si intrecciano con naturalezza, tra psichedelia e moderni accenni di soul, dando vita a un universo sonoro vibrante, denso, in cui ogni scelta sembra rispondere a un’urgenza più che a un’estetica.
“Diario di scavo” è un lavoro che vive di contrasti: ruvido ma intimo, caldo ma inquieto. Non cerca scorciatoie, non semplifica. Pretende attenzione, ma restituisce profondità. È il diario di un’esplorazione, musicale ed umana, in cui ogni traccia è una scoperta, ogni ascolto un nuovo strato da riportare alla luce.
(Serena Gerli)
Livrea:8-
Un ragno, il suo uovo e noi dentro (Album)
“Il Ragno, il Suo Uovo e Noi Dentro” non si impone. Si muove per immagini, simboli, suggestioni. Come un racconto che inizia senza dire dove ti porterà, ma ti chiede fiducia: entra, guarda, ascolta. E poi resta.
Ricche le Mura costruiscono un mondo e ci vivono dentro, un mondo sospeso tra fiaba e allegoria. Dodici tracce che diventano tessere di un concept stratificato, in cui la natura è molto più che un semplice sfondo, diventa corpo vivo, coscienza, opportunità. Il bosco, l’oceano, il gelo, il sudore: ogni elemento diventa specchio di una condizione umana, personale e collettiva.
L’album ha l’ambizione di essere epico, ma senza retorica. I cinque personaggi che lo abitano (l’Esploratore, Bjorn, il Ragazzo Betulla, il Cervo, il Cosmonauta) sono archetipi contemporanei, figure che contengono dentro una visione politica e filosofica. Ma sono anche maschere vive, che attraversano i testi e le immagini, suggerendo più che spiegando.
La scrittura è densa e mai banale. Ogni brano racconta qualcosa ma rimane sospeso, come se volesse guidare ad una risposta invece di svelarla semplicemente. I riferimenti alla reincarnazione, al ciclo, alla collettività, al ridimensionamento dell’io non sono dogmi, ma inviti. A sentire, a fermarsi, a guardare meglio.
Il suono è ricco senza essere stucchevole: si muove tra cantautorato, alt-folk, pop e indie-rock, con arrangiamenti che sorprendono e si intrecciano con naturalezza attorno ai cinque strumenti cardine: il sax, i clarinetti, i violini, il mandolino, i synth. Tutto sembra lì per accompagnare, necessario, mai ridondante. La produzione sostiene con intelligenza l’intenzione narrativa, senza eccessi, ma con presenza.
“Un Ragno, il Suo Uovo e Noi Dentro” è un disco che non si consuma in un ascolto. Chiede tempo, ma lo restituisce, con una cura che oggi è rara. Una visione che riesce a essere tanto intima quanto politica. Un album che non pretende di cambiare il mondo, ma prova a immaginarne uno diverso. E forse è già un inizio.
(Serena Gerli)
Ricche le mura:8 +
La notte
La notte corre veloce, sfugge tra i vicoli e si arrampica sui tetti delle città addormentate. Le ombre sembrano danzare sotto una luna complice, mentre i lampioni si intorpidiscono in una luce tremolante. È quell’ora sospesa in cui tutto sembra possibile, un momento in cui la realtà si fa più leggera e i pensieri, finalmente, smettono di fare rumore.
Si abbandonano le preoccupazioni sul cuscino, lasciando che i sogni inizino prima ancora di chiudere gli occhi. Basta uno sguardo lanciato tra le fessure delle persiane o verso quel punto esatto del soffitto dove si insinua una tenue luce fioca, e all’improvviso la notte sembra parlare, raccontare storie dimenticate.
In questo scenario prende vita la colonna sonora che ci accompagna: un pianoforte , degli archi, l’atmosfera si fa intensamente romantica, quasi sospesa nel tempo, mentre le percussioni entrano con discrezione, battendo un ritmo che sembra il battito stesso di un cuore innamorato.
“La notte” è la colonna sonora perfetta per chi, almeno per una notte, vuole dimenticarsi della sveglia del giorno dopo e perdersi nel fascio di sogni.
(viola santoro)
Andrea Laszlo De Simone:8
Crisi dell’uomo (deluxe) (album)
Più di una semplice estensione dell’album: è il ritorno in scena di una storia che ha ancora molto da dire, a voce alta e con sempre più libertà. Dal 15 maggio, i Grill Boys tornano su tutte le piattaforme digitali con una versione che non si limita ad aggiungere canzoni, ma spalanca porte su emozioni che finora erano rimaste chiuse a chiave.
Si apre così con “Blues del Silenzio”, un racconto amaro di relazioni in cui si è presenti solo con il corpo, mentre l’anima resta distante, nascosta dietro silenzi che fanno più rumore delle parole. “Sei un Grande” è la carezza mancata, l’applauso che arriva solo a metà, la resa malinconica di chi aspetta fatti e riceve solo promesse vuote. Poi arriva “Chitarre Fanno Bang”, un’esplosione di istinto puro, rock che corre a cento all’ora senza freni e senza chiedere permesso. E infine “Vaffanculo”, lo sfogo definitivo: il momento in cui si smette di trattenere tutto e si sceglie, senza più esitazioni, di dire basta.
In queste nuove tracce, Giovane Giovanni si spoglia di ogni filtro e racconta una crisi che non si placa, ma si trasforma, trova nuove forme per esplodere, più dirette, più crude, più necessarie. È un finale che non cerca consolazione, ma una verità più nuda, più vera.
Lasciatevi travolgere.
(viola santoro)
Grill Boys
Niente di che
È “niente di che” quel momento in cui ci si trova fuori fase, ma con ancora il desiderio di riprendersi il proprio posto nel mondo. E’ questo mantra di chi ha imparato che, a volte, va bene anche restare indietro rispetto ai ritmi imposti dagli altri, se questo significa ritrovare i propri.
Il brano si muove tra ricordi lontani e frammentati di un’età che sembra farsi sempre più sottile come le figure che disegniamo con il dito su un vetro appannato. La musica si costruisce su strati di synth potenti ed instabili, che danno l’idea di un sogno in bilico tra il desiderio di restare e la necessità di svegliarsi.
Ritmiche pop, R&B, accenti elettronici.
“Niente di che” è la ribellione di chi si rifiuta di lasciarsi incasellare nei confini del mondo adulto. E’ la presa di coscienza di chi ha smesso di rincorrere le orme già tracciate e ha deciso di segnare il terreno con nuove scarpe.
(Viola Santoro)
CousCous a colazione:8
L’ultima ospite
“L’ultima ospite” è la protagonista di una vita che non è sua, che cerca di trovare un posto dove sentirsi a suo agio. Chissà se per timidezza o abitudine cerca di essere riconosciuta dagli altri piuttosto che trovare il coraggio di scegliere e, perché no mettersi in gioco. Questa ragazza è una antieroina che non cerca la fama, anzi vuole essere senza però apparire, un po’ come se avesse paura di dire la sua. Forse Moly con questo brano vuole analizzare anche un problema sociale, quello in cui la donna, può essere ai margini, obbligata più a dire si piuttosto che proporre qualcosa o esprimere il suo punto di vista.
C’è rabbia e tristezza dentro le note di questa canzone e il finale urlato sul “Stasera dove vai?” può essere una speranza o una maledizione, dipende dalla storia che immagina chi ascolta il brano.
(Nicolò Granone)
Moly: 7,5