New Indie Italia Music Week #233

New Indie Italia Music Week #233

“Avere un cane o una famiglia, le ferie a luglio
Guardare la vita che passa, la moda cambia
E dover chiedere scusa
Se una sera non torno a casa
Le chiavi, la rossa
E un’altra estate che va
Una canzone che ci salverà
Per l’ennesima volta, è così che si fa”

(Anna Carol – È così che si fa)

Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale e una sana dose di conformismo, di convenzioni che nascono con noi ma che non per forza sono destinate a permanere sull’impronta emozionale che portiamo dentro. Tatuaggi disegnati sulla nostra pelle mentre ancora non eravamo coscienti, consenzienti, ignari della vita che sarebbe stata. Tutto così scorretto, ma rimediabile oltremodo.

Non ti serviranno sedute dolorosissime di laser per rimuoverli, ti basterà ascoltare una canzone: ancora una volta sarà lei a salvarla.

Scopri le canzoni che curano l’anima, scoprendo le migliori uscite “Indie Italia” della settimana, attraverso le recensioni della redazione di Indie Italia Magazine.

Ortensie Comete (Album)

Scritto, prodotto e registrato dallo stesso Boscacci tra Torino e Scarpatetti, il disco è frutto di circa quattro anni di lavoro, un lungo periodo durante il quale l’artista ha portato avanti un’evoluzione sonora verso territori ancora più remoti e suggestivi, pur mantenendo intatta l’essenza sognante e malinconica che da sempre lo contraddistingue. Al pari del primo, anche il secondo album condivide l’origine autoprodotta e le dimensioni intime e riflessive.

Tuttavia, se Lleb volgeva lo sguardo al passato, Ortensie Comete vive di ricordi guardando a tempi futuri, spazi distanti che producono memorie. Ed è proprio in questa prospettiva unica, dove il presente viene vissuto come ricordo di un tempo lontano, che prendono vita i sentimenti centrali di tutte le 13 canzoni. Un viaggio che esplora significati profondi attraverso immagini che li rendono più vicini – i fiori, le stelle, il cielo, il sonno, il sogno, la sera – elementi naturali e quotidiani, ma dal forte valore simbolico, capaci di restituire la semplicità, la vastità e la tiepida calma delle cose che viviamo.

Merli Armisa: 8

È solo un momento

Gli Zen Circus ritornano con il loro nuovo singolo, un brano rock fedele sempre al loro stile. Un ritorno carico di tensione emotiva, con quel mix di chitarre ruvide e verità scomode.
Il brano si apre con una confessione: non c’è spazio per il cinismo, parla a chi ha conosciuto la notte, a chi ha tenuto tutto dentro per troppo tempo.

“È solo un momento” viene ripetuto come un mantra, come se bastasse dirlo per crederci, un’esortazione a tenere duro.
Eppure in questa frase apparentemente consolatoria può celarsi una domanda inquieta: e se invece questo momento durasse per tutta la vita?
Gli Zen Circus con questo brano parlano ad una generazione di feriti non guariti, non pretendono di offrirci soluzioni ma di accompagnarci nel caos emotivo.

(Benedetta Rubini)

Zen Circus: 9

Buianotte

Un progetto speciale, nato in modo istintivo e genuino, che unisce Giovanni Truppi e alcuni componenti di Thru Collected: artisti di generazioni diverse ma che condividono la città che li ha cresciuti, Napoli, e l’amore per una poetica pura e fuori da ogni vincolo precostituito, per la sperimentazione sonora e per una scrittura cinematografica, spesso essenziale ma sempre incisiva.

Buianotte ne è il primo frutto: Truppi e Specchiopaura plasmano insieme un pezzo che si muove tra atmosfere oniriche e surreali, in bilico tra italiano e napoletano.

Una canzone sull’amore e sulla paura dell’abbandono che suona classica e contemporanea allo stesso tempo, tra avvolgenti tappeti di synth, voci stratificate, chitarroni roboanti e un’elegante giro di pianoforte.

Truppi, Thruppi, Specchiopaura: 8

portami a ballare in primavera

“portami a ballare in primavera” è la canzone più pop dell’album, ma anche una delle più enigmatiche. Gioca con l’idea dell’amore, senza mai definirlo davvero. Le parole si muovono in una zona incerta, quasi sospesa, tra desiderio e speranza – una speranza che resta in attesa di un futuro più sereno, senza mai offrire risposte chiare. Dal punto di vista sonoro, faccianuvola, affiancato da Juli alla produzione, opta per arrangiamenti limpidi, in netto contrasto con l’atmosfera sfuggente del brano. Abbraccia il pop ma mantiene la sua cifra stilistica: un mix di delicatezza elettronica, tensione emotiva e cura meticolosa del suono.

Mentre l’album si snoda in un viaggio complesso e ricco di sfumature, “portami a ballare in primavera” resta sospesa nel tempo e nello spazio, divenendo un punto di equilibrio tra l’anima più luminosa e quella più incerta del progetto. Il singolo arriva dopo i brani “disperata gioventù” e “fulmine a ciel sereno” (pubblicato a gennaio 2025) e si inserisce con coerenza nel percorso dell’artista, fatto di live suggestivi, sperimentazioni sonore e una sensibilità musicale sempre più matura e riconoscibile.

faccianuvola: 7.5

Faccio schifo come te

Faccio schifo come te è un brano dalle sonorità ruvide, dirette, con un’attitudine disillusa ma profondamente emotiva. Un intreccio di alternative rock e pop-punk fa da sfondo ad una presa di posizione in difesa della normalità, dell’imperfezione e del sentirsi sbagliati. Schiuma ha una scrittura cruda e sincera, accompagnata da una struttura musicale essenziale e ritornelli potenti, che riflettono il disagio di una generazione intrappolata nella rincorsa a modelli irraggiungibili, ma che trova la forza nella consapevolezza di non essere sola.

Schiuma: 7.5

Benedici

“Benedici” si presenta come un brano diretto ed incisivo, caratterizzato da sonorità scure, ritmiche serrate e chitarre distorte. Questo brano celebra le esperienze quotidiane, anche quelle apparentemente insignificanti o dolorose; perché in fondo ogni esperienza è fondamentale per la crescita personale. Perciò benediciamo ogni momento, non solo quelli felici, ma anche gli errori e le scelte sbagliate. “Benedici ogni rimorso, ogni persona a cui hai dato un morso.” Celebriamo la bellezza dell’imperfezione e l’importanza di ogni esperienza.

(Benedetta Rubini)

Elephant Brain feat. Voina: 8

Ciondolo col plettro

Alfonso Cheng, artista emergente campano, utilizza questo brano per esprimere una critica alla scena musicale locale, spesso ancorata a sonorità datate e cover band.
Il “ciondolo col plettro” diventa così simbolo di conformismo musicale, un accessorio che Cheng dichiara di non aver mai indossato, rappresentando . la sua volontà di distaccarsi da certe convenzioni.

“La giacca, la cravatta, il nero ti sfina la pancia…/la pasta che mangi è merda per gli uccelli.” Abbiamo una dura critica alle convenzioni sociali e alle abitudini quotidiane, evidenziando l’assurdità di certe pratiche. Con un linguaggio diretto, Cheng invita l’ascoltatore a riflettere sulla propria identità e sulle proprie scelte di vita.

(Benedetta Rubini)

Alfonso Cheng: 8

E se quando

Ci sono canzoni che sembrano nate per rallentare il tempo, per farci indugiare un attimo in più tra un pensiero e l’altro. “E se quando” si prende il suo spazio, con gentilezza ed eleganza.
Il nuovo brano dei Delicatoni con Coca Puma è una carezza leggera che racconta una storia d’amore piena di speranze, sogni e attese. Le due voci si intrecciano come due sguardi complici, diverse ma perfettamente in sintonia.

C’è qualcosa di sospeso ed esotico nell’atmosfera del brano. Le parole si legano leggiadre ai suoni con una eterea delicatezza, quasi come un sottofondo. La produzione è limpida, morbida, a tratti rarefatta, come una brezza estiva che arriva improvvisa e resta sulla pelle. Tutto è calibrato, misurato, ma mai freddo: è una dolcezza che non si impone, ma si lascia scoprire. Dopo l’elettricità di “Delicatronic”, i Delicatoni aprono una parentesi più intima, senza perdere la grazia che li contraddistingue.

(Serena Gerli)

Delicatoni ft Coca Puma:8

Scenata (eh.noz)

“Scenata (eh.noz)” è un pezzo che arriva di traverso, disturbante e necessario, come uno sfogo trattenuto troppo a lungo che finalmente si lascia esplodere. Deepho scarica frasi che sembrano pugni, lucide e livide. La sua lirica è un corpo a corpo con la realtà, con l’ipocrisia dei ruoli, con l’ansia cronica di chi è cresciuto senza veri appigli. Nessun filtro, nessuna messinscena: è tutto ruvido, tagliato corto, sbattuto in faccia senza mezzi termini, come una ferita che non si rimargina. La rabbia non è estetizzata, è solo raccontata, cruda e scomoda.

I Post Nebbia sovvertono il tono ma non il senso. Il ritornello sembra quasi aprire uno spiraglio, ma in realtà affonda in modo sottile: la loro psichedelia non rilassa, disorienta. È un abbraccio che lascia scoperta la schiena. È malinconia a denti stretti. Fight Pausa costruisce un impianto sonoro instabile, denso di fratture, che tiene insieme tensione e trasparenza. Una produzione che sembra sempre sul punto di cedere e che riesce a reggere tutto il peso emotivo del brano. “Scenata (eh.noz)” è un atto di resistenza, la fotografia di una generazione ha iniziato a urlare, anche quando nessuno ascolta.

(Serena Gerli)

Deepho ft Post Nebbia:8

Digitare

Yasmina affonda le mani nella quotidianità più ordinaria eppure disturbante: quella fatta di schermi accesi, routine meccaniche e pensieri sospesi tra ambizione e fuga.
“Digitare” è una canzone diretta e pungente, così attuale da non poter essere ignorata. La produzione di Mark Ceiling è minimale, lucida, eppure non sterile: segue la voce come un sottofondo che sembra venire da un altrove, forse un ufficio senza finestre, forse un sogno lontano.

Yasmina non grida, guida con le sue parole, che si muovono come appunti scritti di fretta su una nota del telefono, con la sincerità di chi non ha certezze ma solo interrogativi. “Digitare” è una traccia che ti si infila sotto pelle con delicatezza, e poi resta lì, a pulsare. Non racconta tanto una storia, quanto uno stato d’animo collettivo: quello di chi lavora per vivere e prova, ogni giorno, a non smarrirsi dentro la ripetizione.

(Serena Gerli)

Yasmina: 7,5

About You (EP)

Loneriver scava nelle crepe dell’amore con la dolcezza di chi conosce bene cosa significa essere fragile. Con la preziosa produzione di Marco Fasolo, il disco alterna aperture folk a improvvisi momenti di sospensione emotiva. Ogni brano è una piccola resa, un equilibrio instabile tra la speranza di un contatto e la consapevolezza della distanza. “About You” è la colonna sonora di quel preciso istante in cui ci si accorge che, anche nell’assenza, qualcosa resta.

(Ilaria Rapa)

Loneriver: 8,5

Estranei a metà

“Estranei a metà” seconda tappa della narrazione iniziata con “Sole”, racconta il ritorno dell’artista in un luogo dell’anima ormai irriconoscibile, dove il dolore per la perdita si mescola al bisogno di essere ancora significativi per qualcuno. Il sound costruisce un tappeto sonoro stratificato, che sorregge una voce delicata eppure decisa, capace di trasformare il ricordo in riflessione. Rosaspina compone con sensibilità e lucidità, regalandoci un pezzo che ricorda che a volte un abbraccio (non) dato può fare la differenza.

(Ilaria Rapa)

Rosaspina: 8,5

Martedì

“Martedì” è una canzone triste travestita da carnevale: una samba elettronica fragile e sincera, che racconta di confusione, aspettative e di quei piccoli gesti quotidiani che, a volte, racchiudono un significato profondo.

Un flusso emotivo delicato, in cui ballare, mangiare e piangere diventano modi per restare in contatto con sé stessi, in un equilibrio sottile tra leggerezza e malinconia.

Il videoclip, girato in un piano sequenza al contrario mentre mangio un piatto di spaghetti, è una metafora visiva di questo desiderio: trattenere ciò che scivola via, rimettere insieme i frammenti, non lasciar andare.

Hamburgo: 7

Core in fabula (Album) Vol III

La terza parte di “CORE IN FABULA” si apre con quello che è forse il brano più emblematico del progetto: “Igor”. Al centro, il tema della libertà identitaria. Un uomo, che si sente donna, immagina un giorno di poter emergere nella sua verità e di poterla finalmente condividere, pur sapendo che questo desiderio è ancora percepito come pericoloso da una società che fatica ad accogliere.

Il racconto si dispiega come un gesto di cura: invita l’ascoltatore a scorgere la bellezza delicata di Igor, spesso interpretata dal mondo come fragilità da correggere o nascondere. Con immagini potenti e dirette, il brano scava tra le emozioni quotidiane di chi lotta per essere sé stesso: dolcezze, paure, bisogno di accettazione, integrazione, e soprattutto verità.

Nel videoclip, DADA’ appare come figura amica e complice, accanto a Igor, interpretato da Arturo Muselli. Con un semplice gesto – una carezza – gli ricorda il suo diritto di esistere e di palesarsi senza dover chiedere permesso.

Dadà: 8

Occhi rossi e sigarette

Quando il passato torna a tormentare i nostri pensieri bisogna scegliere se stare spazio a lacrime e rabbia. Stabilire dei confini tra sofferenza passiva e voglia di reagire, scontrando ragione e sentimento.

I Gardenia portano un sound dove lotta e malinconia convivono creando un equilibrio che vive di una violenza dolce, che sbatte contro tanti momenti rimasti nella memoria, che ogni tanto, bussano alla porta del presente.

Un certo tipo d’istinto porta a voler scappare, andando oltre, il problema più grande e non disfarsi delle valigie che pesano di ricordi, perché se non ci si libera di un certo dolore verrà naturale provare ad alimentarlo, continuando a cercare di bruciarlo. un po’ come gettare benzina su un fuoco che non si può ormai spegnere.

(Nicolò Granone)

Gardenia: 7,5

1, 100, 100 (v2)

Il nuovo singolo di Erre, “1, 100, 1000 (v2)”, la hit a tinte nerazzurre dove è nascosta una nuova speranza.

Il rapper tifoso dell’Inter vuole regalare questa speraznza ai suoi fan, o Ultras, come vuole chiamarli, lasciando andare la tensione pre finale di Champions League.

E ora baciami e portami a San Siro! Mi canti in faccia i cori della Curva!

Amore e pallone, un binomio che segna ancora la musica di Erre.

(Nicolò Granone)

Erre:7

Bipolare e romantico

È un viaggio a cuore aperto tra le contraddizioni di un’anima inquieta e sensibile, che urla contro il mondo e nello stesso istante si inginocchia davanti a un ricordo d’amore. Il cantautorato è sincero, disilluso e tenero, capace di raccontare con la stessa forza la rabbia verso il sistema e la nostalgia di una carezza perduta. L’album si muove tra sonorità alternative, indie rock, leggeri accenni elettronici e ballate intime, mantenendo sempre al centro il testo, vero protagonista di ogni traccia. I brani spaziano tra invettive sociali senza filtro a confessioni personali che sanno di pelle e respiri trattenuti, passando per slanci visionari e poetici. “Bipolare e Romantico” è come un mosaico di stati d’animo, dove rabbia e dolcezza convivono, scontro e carezza si alternano senza avvisare, proprio come succede nella vita vera di chi si sente spesso fuori posto ma non smette di cercare.

INSALVO: 7