SILENTE ALLEATA di Carla Giammusso

Cara amica. Innanzitutto volevo dirti che non riesco proprio a capire questo tuo strano atteggiamento. Un giorno sei qui con me e tutto va bene: il sole splende alto e le rondini si rincorrono cercando di catturare il cielo. In quei giorni tutto sembra essere lucente ed io mi sento così forte da poter acchiappare la felicità per portarla sotto braccio.

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Ti ringrazio, infatti, per la gioia che mi procuri in quelle giornate ma sarebbe bello se fossero durature o perlomeno più frequenti. Da circa un anno, come ben saprai, mi capita spesso di non trovar più pace. Pur essendo in tua compagnia. Dunque vorrei gentilmente chiederti: dove diamine hai la testa? Dove ti sei cacciata? Hai forse trovato qualcuno con cui ti trovi più a tuo agio? Che buffa situazione. Non so se ricordi ancora ma durante quella sera, tanto scura quanto tormentata, avevamo deciso che tu non mi avresti più abbandonata e che io ti avrei rispettata. E invece eccoci qui, ancora una volta in crisi. Volevo ricordarti quanti bei momenti abbiamo passato insieme. Ho sentito dire che la gente normalmente fa così: quando sta per perdersi tenta di mettere insieme i pezzi vecchi per vedere quanto ancora sono in grado di reggere. Ci provo anch’io, magari funziona. Chissà. Magari invece la gente sbaglia nel farlo. Forse non serve a nulla tentare di aggiustare qualcosa che si è rotto ma mi chiedo come si possa lasciare andare qualcosa che un tempo ha avuto tanta importanza. Come quando a casa si rompe un vaso e una volta aggiustato torna al suo posto. Insomma non sarà mai bello come prima ma è ancora lì. Resiste. O forse semplicemente siamo noi troppo egoisti. Forse siamo troppo fragili, più del vaso andato in frantumi. Ad ogni modo non credo che questo tuo atteggiamento sia accettabile. Qui si tratta di sostanza vitale, quindi tenterò di riportare alla tua memoria qualcosa che molo probabilmente hai lasciato andare via troppo in fretta.

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Dunque come ti dicevo, è solo grazie a te che io ho scoperto tante cose belle di me e di tutto il resto. Mi hai insegnato a scegliere, a rinunciare, a cercarmi e a guardarmi dentro. Stando insieme a te ad esempio ho conosciuto la Bellezza e l’Arte. Credo di aver scorto qualcosa alle spalle della prima che la lega indissolubilmente alla seconda. Ma questa è solo un’idea che mi sono fatta con il tempo. Ad esempio l’altro giorno, non so se ricordi ancora, mi hai permesso di vedere da vicino la tavolozza di un pittore. Credo di aver visto assai di rado qualcosa di tanto meraviglioso. I colori si mischiavano su quella superfice, come se ciascuno tentasse di incontrare l’altro, di conoscerlo e qualche volta di farci l’amore con passione o con timore. Non riuscivo quasi più a distinguere i colori ma mi sono accorta che ne erano nati almeno tre di nuovi.

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Lo stesso giorno mi hai portata a casa di uno scrittore e dietro una piccola porta ho scorto la sua scrivania. Ricordi? Mi sono avvicinata quasi tremando e mi sentivo assolutamente un’estranea in quel luogo ma tu mi hai stretto la mano e mi hai indicato qualcosa sul tavolo. Hai detto che dovevo assolutamente vedere più da vicino. Beh ti ringrazio per avermi trascinata anche in quell’occasione perché lo spettacolo è stato impagabile. Quella penna stilografica nera che giaceva su fogli ingialliti e sfiniti mi ha commossa nuovamente. Non che fosse una penna costosa o particolarmente pesante. No. Mi ha commossa perché sembrava il martello di un operaio o più precisamente il paracadute di un uomo pronto a lanciarsi. Un mezzo tanto forte quanto piccolo. La chiave per entrare in un mondo tutto da inventare.

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Per tutto queste cose io ti ringrazio, ma penso che avresti potuto accompagnarmi con più costanza. Il giorno successivo, infatti, mi hai lasciata totalmente sola. Sola senza la mia Solitudine. Come pensi che mi sia sentita io? Ho cercato ovunque ma non ti ho trovata e insieme a te sicuramente è venuta anche la nostra carissima amica Serenità, che a dirla tutta è più amica tua che mia. Mi chiedo, dove vi siate cacciate in quelle giornate. Avreste potuto portare anche me con voi. In quei momenti infatti ho tentato invano di scovare la Bellezza, perché sapevo che lei sarebbe stata in grado di tirarmi su. Ma nulla. Assolutamente nulla. Non sono stata capace di avvicinarmi a lei senza di te. Credo che tutto ciò sia successo per il fatto che il pensiero di non riuscire a trovare te ha occupato interamente la mia mente. Mi guardavo intorno e vedevo false immagini che ti rappresentavano. Ho dovuto sbattere gli occhi più volte per tornare alla realtà. Ma questo mi capita spesso, come ben saprai. Ad ogni modo non vi ho trovate da nessuna parte. Ho guardato persino sotto il letto in camera mia, sebbene sapessi quanto fosse scontato quel nascondiglio. Dunque adesso gradirei sapere dove vi siete cacciate e perché non mi avete portata con voi.

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Non ho dimenticato la ramanzina che durante quella sera, tanto scura quanto tormentata, mi hai fatto. Mi hai detto che avrei dovuto imparare a stare da sola con me. Sola senza la mia solitudine. Cioè sola in assoluto. Io già allora ti risposi mostrandoti la mia disapprovazione e i miei dubbi, ma tu fosti irremovibile. Mi piacerebbe essere davvero capace di sopportare tale condizione ma penso sia del tutto ingiusta e credo anche che tutto ciò dimostri il tuo egoismo e la tua disattenzione. Vorrai forse dire che una foglia può sopravvivere a lungo una volta staccata dal suo albero? Che una rondine può volare lontano senza la sua ombra? O per caso che la luna possa illuminare tutta da sola la terra? Io non credo. Tra l’altro non mi sembra di chiedere molto, sono stata persino capace di fare a meno degli altri ma tu non puoi andare via così. Per di più non posso parlare con nessuno di tutto questo. Immagina se andassi dalla gente dicendo di aver perso la mia Solitudine. Penso che in molti penserebbero che io sia del tutto folle. Qualcuno forse riderebbe e mi chiederebbe che razza di battuta sia stata. Pochi mi guarderebbero e capirebbero in silenzio. Ma nessuno mi potrebbe indicare la strada per ritrovarti.

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In sostanza io ti chiedo solo di starmi accanto. In silenzio anche. Ti chiedo di allietare le mie giornate come già spesso sei stata in grado di fare. Ti chiedo di aprirmi gli occhi e spalancarmi le braccia. D’altronde puoi andare in giro la notte quando il mio corpo si abbandona alla stanchezza. Certo ti chiedo di controllare che ciò avvenga perché come sai a volte mi capita di lasciare troppo spazio ad altro. Possiamo fare un patto. Ti aspetto cara amica Solitudine. Per ritrovarti e ritrovarmi.

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Carla Giammusso

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