Ella Nadì | Intervista Indie Italia Mag

Prendere in mano una chitarra e capire che la musica può essere quello di cui ti vuoi nutrire ogni giorno. Questa è la cantautrice torinese Ella Nadì. La cantante vive un’infanzia felice sulle colline della città, lontana dal traffico e impara presto a contemplare le bellezze della natura.

Scrive brevi poesie e, come gli altri adolescenti, scopre la potenza dell’amore e dell’amicizia, perfettamente proporzionate al dolore e alla confusione che prova. Cerca il modo di opporsi al caos interiore, di cui però non vuole e non può fare a meno, e scopre che la musica è quella lotta.

Oggi Ella Nadì scrive e al momento è impegnata nella produzione del suo nuovo lavoro, che sta registrando con il bassista Matteo Domenichelli (Giorgio Poi, Pop X) e il batterista Francesco Aprili (Germanò, Ainè).

INTERVISTANDO ELLA NADÌ

Ciao Ella. Raccontaci qualcosa in più di te e, in particolare, come ti sei avvicinata al mondo della musica?

Ciao! Sono di Torino, scrivo canzoni e la musica mi ha affascinato sin da piccola. Mio padre suonava la chitarra la domenica pomeriggio e più crescevo più non vedevo l’ora che arrivasse quel momento della settimana in cui ci mettevamo a cantare insieme. Penso che la serenità sia una delle ragioni più importanti per cui mi sono avvicinata alla musica. La serenità di quel momento per cui aspettavo una settimana intera e a cui non avrei mai rinunciato.

Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali?

Non so se sono tutti dei punti di riferimento, ma ci sono gruppi, artisti diversi tra loro, che ho amato profondamente e faranno parte di me per sempre. Primi tra tutti i Beatles. Poi, in ordine casuale, c’è il cantautorato malinconico di Jeff Buckley, quello, sempre malinconico, ma meno rock, di Damien Rice e dei Radiohead.

L’indie pop fresco dei primi anni duemila di The Whitest boy alive, Erlend Oye in generale, la ricerca continua dei Verdena, la spontaneità di Battisti. Mi piace moltissimo anche altra musica, ma forse i miei punti di riferimento sono questi.

Oltre a scrivere canzoni nella tua vita hai scritto anche delle poesie. Quanto è stato “difficile” passare dalla scrittura poetica a quella “musicale”? Ci sono dei punti di contatto tra queste due arti, secondo te?

Passare dalla scrittura di poesie alla scrittura di canzoni non è stato difficile, è stato naturale. Dopo aver imparato i primi quattro accordi alla chitarra, mi è venuto da cantarci su una melodia, poi delle parole e senza pensare effettivamente che stava cambiando il mio modo di comunicare, questo è cambiato.

Io sono cambiata. E con le canzoni è stato da subito più facile esprimersi. Le parole potevano anche essere poche, perché il resto lo diceva la musica. Ciò che è difficile, ancora oggi, è cercare di migliorarmi sempre, di non accontentarsi mai, cercando di trovare la musica giusta e le parole giuste per dire sempre meglio quello che voglio dire.

Torino è una città fervente dal punto di vista della muisca. Ci sono tantissimi gruppi e cantanti che provengono dalla scena torinese. Come pensi di inserirti in questo panorama?

Torino è una città fervente, è vero, ci sono tantissimi progetti musicali con cui potersi confrontare. Specialmente nell’ultimo periodo, ho conosciuto tanti musicisti che si sono trasferiti qui da altre città per poter vivere questo fermento. Mi sento parte di questo panorama perché come tanti altri, provo a emergere, perché condivido sereta con molti artisti e vedo tanti concerti.

Però non ho mai pensato di “inserirmi” in un panorama torinese. Avendo ormai tutti quanti la possibilità di ascoltare qualsiasi cosa e di entrare potenzialmente in contatto con chiunque, e avendo registrato a Roma, forse mi più facile sentirmi parte di un panorama più grande che è quello musicale italiano.
Credo che oggi, rispetto a prima, tante cose cose siano cambiate. Non è più fondamentale che la spinta per uscire fuori venga dalla tua città. Poi magari mi sbaglio.

Hai lavorato con Matteo Domenichelli e Francesco Aprili. Com’è stato lavorare con loro?

Bella, arricchente, stancante, divertente e formativo. In un primo momento abbiamo lavorato a distanza, poi ci siamo visti a Roma e abbiamo vissuto una settimana molto intensa chiusi in studio per arrangiare insieme i brani. Matteo e Francesco sono persone stupende, oltre a essere dei musicisti incredibili. Hanno due personalità molto diverse, sia artisticamente che umanamente, che poi a entrambi i livelli si combinano in modo molto equilibrato. E’ stato sin da subito un lavoro teso alla ricerca del punto d’incontro, del punto d’arrivo che convincesse tutti e tre, pur  partendo da esperienze e influenze diverse. E penso sia proprio questa ricerca la forza del lavoro di squadra.

Cosa ci puoi dire del tuo prossimo lavoro? Qualche piccolo spoiler?

A breve uscirà “Fuori”, il mio nuovo singolo. E’ un pezzo dei brani che ho registrato a Roma con Francesco e Matteo a cui tengo molto. Speriamo piacca altrettanto anche agli altri.

Il tuo primo brano si intitola “Mettiti sul divano”. Io l’ho immaginato come un incontro tra due persone che stanno vivendo una situazione non ben definita. Qual è il significato che dai a questo brano?

“Mettiti sul divano” è un brano che apparentemente parla di stasi. Sembra un invito a mettersi comodi, a rilassarsi, mentre qualcun altro pensa al resto. In realtà, lo si evince poi dai ritornelli, è un’esortazione a fare tutto l’opposto, a muoversi e a cambiare, a rischiare quello che si ha, lasciando la nostra confort zone, per il solo gusto di essere felici.

La grafica del tuo singolo è davvero molto interessante. Fresca e giovane, proprio come te. Chi l’ha realizzata e perché l’hai scelta?

La copertina l’ho realizzata io. Ho sempre frequentato un corso di grafica un po’ di tempo fa e ho voluto lavorarci in prima persona perché avevo ben in mente quello che volevo. Volevo fosse un’immagine colorata, calda, perchè è così che percepisco il sound del pezzo. C’è poi una pianta grassa che per sua natura, nonostante le difficoltà climatiche, può crescere ovunque e in questo caso per me rappresenta la forza, la voglia di non arrendersi.

Hai in programma un tour per questa primavera – estate?

Al momento sto lavorando al calendario estivo e fino a giugno sono già state pianificate un po’ di aperture chitarra e voce ad artisti più affermati. A breve tutte le date verranno pubblicate sul mio sito e sui miei social.

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