Flora | Intervista Indie Italia Mag

La sua musica è l’incontro di esperienze che vanno dal litorale romano alle vie internazionali. Flora, artista classe 1993, dopo la laurea in pianoforte in Germania, inizia a scrivere la sua musica, per poi approfondire gli studi di composizione al CMP di Londra. Nei suoi brani si fondono i suoi percorsi di studio, le sue intense esperienze di vita e un mix di sonorità che arrivano anche da molto lontano.

Flora è profondamente innamorata del cantautorato italiano e il 18 aprile è uscito il suo primo EP “Si vedono i fiori”. Il suo singolo Perenne ritardo è un brano leggero e spensierato in cui racconta, in chiave ironica e spigliata, la sua “vita in perenne ritardo”. La cantante vorrebbe rimanere tutto il giorno a casa, ad oziare, godendosi la compagnia del suo uomo. Perenne ritardo è un brano che, con un pizzico di malizia, mette in risalto la doti di scrittura e l’anima di Flora.

La cantante è giovane, fresca, capace di stregare il suo pubblico con la sua voce incantevole. Flora è sicuramente un’artista emergente da tenere d’occhio. Una donna che andrà presto ad inserirsi nel roster, già molto ricco e interessante, delle donne dell’indie italiano.

INTERVISTANDO FLORA

Ciao Flora. Com’è iniziato il tuo percorso musicale?

Ciao ragazzi di Indieitaliamagazine e grazie per questa intervista. Quando ero ancora una neonata mio papà mi faceva addormentare cullandomi sulle note della colonna sonora di “C’era una volta in America” di Morricone. Mi piace immaginare che il mio percorso musicale sia cominciato in quel momento.

Mettendo da parte la mia indole sognatrice vi dico invece che ho cominciato a suonare il pianoforte all’età di sette anni. A 16 passavo ogni pomeriggio nella scuola di musica del mio quartiere, Ostia, e dopo il liceo l’unica strada che mi sembrava percorribile era quella musicale. Mi sono iscritta così in Conservatorio, mi sono laureata in pianoforte e poi ho consolidato i miei studi in Germania e a Londra.

Quali sono i tuoi artisti di riferimento?

Sono cresciuta ascoltando quasi ogni tipo di musica ma sono sempre stata profondamente innamorata del cantautorato italiano, mio primo grande amore. Quando compongo tuttavia cerco di non prendere spunto dal lavoro di altri artisti, sia perchè eguagliare la grandezza di certi cantautori sarebbe impossibile, sia perchè preferisco tentare di creare un mio stile riconoscibile e personale.

Cosa ne pensi delle donne dell’ItPop?

Penso che il roster di donne che in Italia fanno musica sia decisamente valido, affascinante ed interessante. Mi dispiace per la poca attenzione ed il poco spazio che talvolta viene concesso al mondo musicale femminile ma sono fermamente convinta che continuando a lavorare duramente e bene si vedranno presto molti cambiamenti.

Il tuo ultimo singolo è Sai che c’è. È un brano molto intimo, che parla d’amore, ma anche di sofferenza. Com’è nato questo brano?

Come gli altri brani contenuti nel mio Ep anche Sai che c’è è nato a Londra. Nella capitale britannica frequentavo il Master in Songwriting presso l’ICMP London e per l’esame finale era prevista la composizione di un intero album. Questa traccia è nata come ultimo brano presentato all’esame con il titolo di Sunflowers poichè ispirato al lavoro di Van Gogh.

Il pezzo mi piacque così tanto che decisi di farne una versione italiana scrivendo un testo che riflettesse ciò che stavo passando in quel momento della mia vita: la fine di una relazione.

Il video di Sai che c’è alterna scorci di Londra a te che suoni il pianoforte. Di chi è stata l’idea di realizzarlo così?

Il video di Sai che c’è è nato dalla collaborazione con Rodolfo Gusmeroli e Paolo Talamonti, amici e registi sapienti e creativi. Dapprima doveva essere un video live del brano presentato in versione acustica con me sola al pianoforte. Successivamente abbiamo deciso di aggiungere delle immagini riprese a Londra proprio per portare l’attenzione sull’atmosfera che mi ha ispirato la composizione di questo brano.

Hai presentato il singolo in anteprima per Billboard Italia. Quali sensazioni hai provato a presentare il tuo lavoro su una delle riviste di settore più importanti al mondo?

Sicuramente è stata una grande soddisfazione. Chi fa il mio stesso mestiere sa bene che spesso ci possono essere momenti di sconforto e che il percorso artistico può essere offuscato da paranoie o ansie inutili. Traguardi come questo sono linfa vitale per continuare a fare sempre di più e sempre meglio.

Tra tutti i tuoi brani, Si vedono i fiori mi ha colpito molto. Hai uno stile di scrittura davvero personale e ricercato. L’idea di realizzare il video raccontando una tua “giornata tipo” negli studi LDM è davvero originale. Qual è la storia di questo brano?

Ti ringrazio davvero per le tue parole. Si vedono i fiori è stato il mio primo singolo, il brano più importante per me perchè rappresenta la mia prima esperienza cantautoriale, quella che non scorderò mai.  Si tratta di un brano intimo, confidenziale, sincero ed autobiografico come ogni mio pezzo.

L’ho scritto durante una delle prime serate invernali a Londra. Nonostante la pioggia ed il freddo incessanti, la solitudine, il rifiuto del ragazzo di cui ero innamorata, le difficoltà incontrate in una città tanto bella quanto caotica, io “vedevo i fiori” (e non perché sotto l’effetto di sostanze stupefacenti). Mi rendevo conto di esser felice per il semplice fatto di poter respirare.

Le grafiche dei tuoi singoli sono molto curate, complimenti. Quanto è importante per te l’aspetto “estetico” della musica?

Molto. Mi piace curare anche i più piccoli dettagli del mio lavoro artistico. Per realizzare l’estetica del mio Ep mi sono avvalsa del lavoro di PaulEarl, disegnatore di Milano scovato su Instagram. Abbiamo deciso insieme i colori che più mi avrebbero rappresentata e le immagini da utilizzare per le cover dei singoli. Sono molto soddisfatta del risultato finale.

Hai già all’attivo diverse date, come quella all’Huan di Milano e il Release Party al Wishlist club di Roma. Cosa provi quando sali sul palco? C’è un aneddoto dei tuoi concerti che ti va di raccontarci.

Il live è il momento più importante, più prezioso e unico del mio lavoro. Anche se ogni concerto è differente per sensazioni ed emozioni ogni volta succede la stessa cosa: nel momento in cui comincio a suonare e a cantare scompare ogni mia paronoia, ansia, timidezza per lasciare spazio alla performance e alle molteplici emozioni che essa mi suscita. Non ho un vero e proprio aneddoto inerente ai miei concerti.

Sono sempre diversi fra loro se non per il fatto che quando canto la seconda strofa della canzone Le cose che amo (che potete ascoltare solo ai miei live perchè ancora non uscita su piattaforme streaming) non riesco a non commuovermi, è più forte di me.

Progetti per il futuro? Ti vedremo in tour quest’estate?

Questa estate suonerò spesso a Roma, sia in set acustico che con la mia band di amici e colleghi composta da Jacopo Pisu, Emanuele Tumpa, Davide Savarese e Paolo Zou.  Continuerò inoltre a scrivere, sto preparando nuovi brani che non vedo l’ora di farvi ascoltare!

Ascolta Flora nella playlist di Indie Italia Mag