Giordano Di Marco

Giordano Di Marco: “Non si può sfuggire da se stessi” | Intervista

Giordano Di Marco, classe 1989, ha da poco pubblicato il suo album di debutto “Spiral“, facendo uscire il singolo “Sunset Strip” come primo estratto. Talento a tutto tondo, da anni riconosciuto pallanuotista e scrittore di romanzi (il suo ultimo “Quaranta giorni per chiudere un cerchio”), Giordano Di Marco da parecchio tempo è attivo nel panorama musicale come frontman di diverse band punk/rock.

I dieci brani dell’album “Spiral” sono stati scritti in periodi differenti della vita di Giordano Di Marco, che soltanto durante il lockdown ha deciso di riunirli insieme, grazie anche all’aiuto di professionisti del suono.

Come ci racconta lo stesso artista, “Spiral” è soltanto l’inizio di un nuovo percorso e non aspetterà più tutto questo tempo per dare alla luce il nuovo materiale su cui già sta lavorando. Ecco la nostra intervista…

INTERVISTANDO GIORDANO DI MARCO

Che ruolo ha la “Sunset Strip” nell’immaginario di un musicista cresciuto con il rock?

La Sunset Strip per me è: “… Quel sogno americano che non finirà mai.” , come canto anche nella seconda canzone dell’album, “Super Bowl in anticipo”.

I documentari che divoro da trent’anni, i libri, i film, gli idoli, la musica che ascolto, gli sport…Le palme giù a Vasto Marina che, a volte, maledico bonariamente mentre faccio jogging. Che però sono la mia casa, educazione, ciò da cui non posso prescindere.

Che disco è “Spiral”? C’è un concetto che ti ha portato ad unire tutte le canzoni che lo compongono?

“Spiral” è rinnovata consapevolezza. Ovvero, tatuarsi in mente che non si può fuggire da sé stessi. Partire da questo concetto, quindi, ed eliminare ciò che non mi appartiene per provare a capire ciò che sono o che vorrei provare ad essere…
Spesso la vita ci costringe a fare di tutto, ad esempio qualsiasi lavoro, una scelta piuttosto che un’altra, ma è davvero ciò che vogliamo o/e di cui abbiamo bisogno?

Il tempo trascorso durante i lockdown è servito per fare alcuni conti. Nel mio caso, non ho pretesa alcuna. Ciò che faccio lo faccio per me stesso. Vivere in pace. Provare a migliorare, sempre. In ogni ambito. E se mi riesce, far star bene le persone che sono al mio fianco.

Si sentono molto le influenze di un sound americano, lungo tutto il disco…aiutaci a capire meglio chi è Giordano Di Marco ed a cosa si ispira

La canzoni dell’album sono prevalentemente vecchie melodie e testi che desideravo incidere in maniera più professionale. Dar loro forma e concretezza. Esempio, “Acqua, Malto d’Orzo, Luppolo”, fu la prima volta che mi venne in mente di prendere foglio e penna per scrivere qualcosa che avevo dentro, non saprei dire dove. Era appena morto un ragazzo coetaneo in un incidente motociclistico. Avevo circa sedici anni.

Ora, anche questa melodia non mi darà più il tormento. È libera, fuori, dalla mia testa. Come la canzone “Odio”. Altre canzoni, invece, sono più recenti. “Vorrei che fosse domenica” parla, a modo suo, di dipendenze. Ma più in generale della voglia di star bene. “Mama Pietra” omaggia la montagna.

E “Corre la Radio” è ispirata dal me bambino che ascoltavo le cassette di Vasco e Ligabue o mi nascondevo in auto alla ricerca di una stazione radio che trasmettesse i Red Hot Chili Peppers o gli Oasis. E così via…

“Spiral” ha aspettato parecchi anni prima di vedere la luce…e adesso? Cos’hai in mente per il tuo futuro?

Una cosa è certa. Non aspetterò più tutto questo tempo. Ho già nuovo materiale e non vedo l’ora di lavoraci su.

Raccontaci un aneddoto importante/divertente/particolare della tua carriera da musicista

Sono stato frontman di numerose cover band. Mi sono cimentato a cantare praticamente di tutto. Alcune belle esperienze, altre meno.
Forse, in alcuni casi, ho imparato cosa vuol dire fare “Rock”.

La sala prove dopo 8/10 ore di lavoro. I centinaia di kilometri con le auto cariche di strumenti per raggiungere paesi sperduti dove, però, si sanno divertire davvero.

Talvolta, avere idee e visioni diverse, ma rientrare sempre insieme, fa nulla se sono le 5 di mattina e la sveglia suona alle 8.
Ero stanco, ma stavo bene.

Per la serie “aneddoti divertenti”, invece, ricordo piacevolmente i fatti folli, strani e confusi dei tempi post-adolescenziali nelle prime punk band. Magari, però, ci esce un altro libro e/o album.