Categories: SHORT TALES

BRAMA: CAPITOLO I ” L’insetto e la mela”

III PERIODO DELL’ANNO 2300

L’INSETTO E LA MELA

 

 I raggi di sole lambivano i volti e le spalle nude, come frustate sferzate su pelli morbide. Si diceva che  quel luogo ameno, molti anni addietro, fosse conosciuto come deserto del Sahara. Già a quei tempi veniva considerata come una delle regioni più inadatte per ospitare qualsiasi forma di vita. Gli avi raccontano che ci fu un tempo in cui il numero degli abitanti del pianeta era aumentato a tal punto da costringere alcuni uomini a vivere lì, consumando ingenti fonti energetiche per poter creare e mantenere la permanenza dell’uomo nel deserto. Intere città erano sorte ed erano state inghiottite nel nulla.A distanza di alcuni secoli, durante i quali la Stella Madre aveva notevolmente aumentato la sua attività, quelle distese erano diventate ancora più aride, avvolte da una coltre di polvere e calura perenne, lo Stato Collettivo aveva attribuito loro il nome di Bacino del Sostentamento.

Lì, i condannati dallo Stato Collettivo Mondiale scontavano la propria pena, scavando la terra a mani nude per la raccolta dei “feedall”, specie di insetti che era stata creata nei laboratori dello Stato Collettivo per debellare il problema della fame delle popolazioni bersaglio. Da quando il numero di abitanti sulla Terra era aumentato raggiungendo la soglia dei 15 miliardi, le risorse necessarie per l’allevamento del bestiame come acqua, distese di terra, foraggio non bastavano più per garantire livelli di produzione tali da poter soddisfare l’intero fabbisogno mondiale.

Lo Stato Collettivo decise quindi di correre ai ripari, dando vita ad una specie di insetti dalle proprietà nutrizionali sensazionali. Le uniche distese di terra che potevano essere adibite a queste produzione erano gli inospitali territori del Nord Africa, un tempo appartenenti al deserto del Sahara. Prigioniero 1M75, ricurvo su stesso, con le spalle riarse dal Sole e gli occhi incrostati dalla sottile polvere che a raffiche si sollevava dal suolo, stava scontando la propria pena per aver tentato di vendere autonomamente delle patate a un vicino in difficoltà, gesto che costituiva reato dal momento che solo lo Stato Collettivo poteva autorizzare pratiche come il baratto e la compravendita di beni. Prigioniero 1M75 scavava a mani nude cercando di poter raccogliere il maggior numero di insetti possibili per ottenere 50ml di acqua in più a fine giornata.

Le sue mani, sanguinanti e callose affondavano nella terra rossa e raramente incontravano ciò per cui si stavano affaticando: pietre, radici, scheletri di carogne. Aveva iniziato a scavare una buca di circa tre metri di profondità, i feedall si nascondevano lì. Estrasse l’ennesimo masso, poi la scoperta: un oggetto che non aveva mai visto si celava sotto le polveri riarse del deserto. Era liscio in superficie, si poteva tenere nel palmo di una mano, nella parte superiore c’erano i segni di un simbolo, un frutto a cui mancava un pezzo, forse una mela. Era fatto di vetro e plastica; anche se lui la plastica l’aveva solo vista nelle diapositive che di tanto in tanto gli venivano mostrate all’Educatorio durante la lezione di Educazione al Passato. Non disse nulla, prese l’oggetto e lo nascose tra gli stracci che lo avvolgevano.

 Continua….

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Salvatore Giannavola

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