Il Futuro visto dagli occhi di Umberto | Music review
Chi è Umberto Maria Giardini?
Umberto Maria Gandini è un cantautore classe 68 di origini marchigiane. Esordisce nel mondo della discografia italiana con lo pseudonimo Moltheni e viene prodotto dall’etichetta catanese Cyclope Records di Francesco Virlinzi, con cui pubblicherà nel 2001 l’album “Fiducia nel nulla migliore” prodotto da Jefferson Holt (R.E.M.). Un legame viscerale quello che lo lega a Catania, città che lo avvicina al produttore Virlinzi, primo mecenate dell’allora trentenne Umberto che in quel periodo riceve dimostrazioni di stima da parte di artisti che sono il simbolo della primavera musicale catanese- la stessa Carmen Consoli lo indicava come musicista di notevoli qualità proprio in quegli’anni.
C’è anche il Festival della canzone italiana di Sanremo tra le tappe della carriera di questo artista, nel 2000 infatti, partecipò alla finale della kermesse canora nazionale. Nel 2011, Umberto Giardini ha abbandonato definitivamente lo pseudonimo Moltheni e temporaneamente l’attività di cantautore. Dopo una breve parentesi indipendentista che lo porterà a formare i Pineda, gruppo post-rock; nel 2005 si lega a La Tempesta Dischi con cui pubblica tre album e un EP: “La dieta dell’imperatrice” (La Tempesta/ Woodworm /Venus; 2010), “Ognuno di noi è un po’ anticristo”(EP, Woodworm; 2011) r “Protestantesima”(La Tempesta; 2015).
Lo scorso 3 febbraio 2017, è uscito “Futuro Proximo”(La Tempesta Dischi), il nuovo album di Umberto Maria Giardini. Scopriamo insieme il punto di vista di UMG attraverso le 10 tracce del suo ultimo progetto discografico.
Il futuro visto dagli occhi di Umberto
Futuro Proximo è un album schietto e diretto che si propone all’ascoltatore con tono di sfida. Un progetto artistico dettato dall’urgenza poetica di un autore di livello che risente molto dello stile puro e genuino del rock alternativo degli anni novanta e dei primi anni duemila. Giardini è abile nell’utilizzare il linguaggio in tutte le sue accezioni senza aver timore di sporcarsi le ali, diventando a tratti tetro, cupo e apprezzabilmente malinconico. Lontano anni luce dal realismo Brunoriano e Calcuttiano degli ultimi anni, lo stile di Giardini ha diversi punti in comune con quello di Mr Capovilla, frontman de Il Teatro Degli Orrori.
Oggi, il futuro di ieri
L’album si apre con Avanguardia, una sorta di prefazione al disco che delinea quella che sarà la tematica principale dei brani a seguire: oggi, il futuro di ieri. Delusione, nostalgia e curiosità nei confronti di realtà sconclusionata, paradossale, variopinta e inaspettata che ci ha colti impreparati. E’ questo il messaggio di benvenuto di Umberto che con Avanguardia si dimostra in tutta la sua malsana lucidità; carburante di una poetica cruda, forse un po’ troppo ancorata ai contesti artistici originali dell’artista.
Adesso che abbiamo ottenuto il pass, siamo pronti per iniziare a scandagliare il Futuro Proximo secondo Umberto Maria Giardini.
Come diventeranno l’uomo e la donna di domani? Semplice, il nostro status di animali sociali dipenderà dalla Coca Cola dalla Cina e dall’Islam. Sono questi gli scenari post-industriali espressi in Alba Boreale; secondo brano di quest’album che descrive i tratti di società post-moderna futuribile in cui faremo a meno delle relazioni interpersonali. Faremo ricorso all’amore tridimensionale per nasconderci dietro la perfezione e l’infallibilità di rapporti sintetici in cui nessuno è programmato per deludere.
A volte le cose vanno in una direzione opposta rispetto a quella che pensavamo, rappresenta la sintesi dell’epilogo di una storia d’amore. Il terzo brano di Futuro Proximo è forse una delle poche note romantiche di questa raccolta che purtroppo non aggiunge nulla di significativo ai colori plumbei e alla melanconia proattiva di Futuro Proximo. Un testo struggente, ben scritto e ben musicato ma nulla di più.
Il file rouge sentimentale continua fino ad arrivare Il Vento e il Cigno, quarta traccia. Ahimè, anche in questo caso ho avuto l’impressione di ascoltare un ottimo brano che non mi ha fatto sussultare o che comunque non mi ha spinto a pensare che avrei dovuto farlo.
Ieri nel futuro prossimo è l’unica traccia strumentale di quest’album che introduce la seconda parte di Futuro Proximo. Dimenticare il tempo, traccia numero 6, è un grido di aiuto che si evolve in Caro Dio e che trova conforto in Graziaplena sfociando nuovamente nello sconforto e nell’autocommiserazione di Mea Culpa. Anche in questo caso, le doti di scrittura di Umberto Maria di Gardini sono indiscutibili e purtroppo incapaci di innescare quella scintilla che possa spingere l’ascoltatore a inserire Futura Proxima tra gli ascolti preferiti dei mesi a venire.
Abbandonata la vena introspettiva e autarchica, passiamo alle sonorità vivaci di Onda, un brano che dovrebbe coinvolgere ma che invece non ha nulla di significativo da comunicare per la ridondanza delle immagini e delle atmosfere evocate.
Eccezion fatta per Avanguardia, Aurora Boreale e A volte le cose vanno in una direzione…. Futuro Proximo rappresenta un’occasione mancata per Umberto Maria Giardini, un bravissimo cantautore e polistrumentista (e lo dimostra in quest’album), colpevole di un errore: quello di aver scelto l’epoca sbagliata. Un album come Futuro Proximo avrebbe avuto ottime chance in passato, almeno fino a 5 anni fa quando l’orda dell’indie italiano stava ancora lievitando nei garage umidi e nella cantine glaciali della provincia disperata. Ed è così che anno dopo anno, ascolto dopo ascolto, ci siamo abituati ad una nuova concezione di cantautorato, sicuramente meno alta da un punto di vista qualitativo rispetto all’impeccabile creatività di Umberto Maria Giardini, ma indubbiamente più efficace, immediata, interessante e soprattutto meno criptica e più aperta nei confronti pubblico sempre più attento e curioso che non ha preconcetto alcuno rispetto alla provenienza artistica o al genere dell’artista.
L’importante è che sia buona musica e che susciti qualcosa per la quale valga la pena ascoltarla.
Bene, io ho ascoltato Futuro Proximo più volte sperando che ad un certo punto mi piacesse, ma tutto ciò non avvenuto e credo proprio che non avverrà mai. Per favore smentitemi.
Link all’ascolto dell’album: Rockit.