Inigo e il suo “T3rzo disco d’esordio” | Indie Italia Mag
Di Flora Miceli
Oggi intervistiamo un esordiente “atipico”. Inigo, infatti, non è proprio un novellino della scena musicale italiana. Dagli studi al C.E.T. di Mogol alla partecipazione a Sanremo Giovani ai numerosi premi vinti, il cantautore pugliese ha una carriera artistica di un certo spessore. Eppure il suo ultimo album, uscito a marzo 2018, si intitola Il Terzo disco d’esordio. “La tesi del coraggio”, il singolo che abbiamo scelto per la nostra speciale playlist, ci ha rapiti sin dal primo ascolto; un urlo romantico, catartico e garbato che è portatore di emozioni intense.
Lo abbiamo intervistato per Indie Italia Mag per farci spiegare come un esordiente si sia trovato a cantare su un palco davanti a 30.000 persone.
INTERVISTANDO INIGO
Partiamo proprio da Terzo disco d’esordio. Come mai questo titolo? Rispetto ai tuoi album precedenti, in cosa questo si differenzia e in cosa invece ricorda i tuoi veri esordi?
Partiamo dal presupposto che a me piace giocare con le parole, questo titolo ha due chiavi di lettura parallele, una letterale e una più concettuale: la prima si attiene ai fatti essendo questo il mio primo disco da solista ma il terzo della mia carriera dopo i due con il progetto precedente “Inigo & Grigiolimpido”; la seconda si riferisce a quella
condizione di eterni esordienti che affligge gli artisti che tardano ad arrivare sotto i riflettori, nonostante magari una gavetta lunga fatta di dischi, premi e concerti. Questo disco lo sento più mio musicalmente parlando rispetto ai precedenti perché le canzoni sono state prodotte assecondando a pieno la fase di scrittura che nel mio caso avviene sempre voce e chitarra, nei dischi precedenti trattandosi di un progetto di band è chiaro che entravano in ballo le esperienze di tutti i musicisti, il che ha reso quei dischi unici e irripetibili ma in alcune parti molto distanti dall’Inigo di oggi.
Detto questo un filo conduttore con i dischi precedenti esiste e sono le canzoni, anche se può sembrare banale: nel mio ultimo disco ci sono alcune canzoni scritte tanti anni prima, perché le canzoni per me devono essere senza tempo e se sono belle devono poter entrare in qualsiasi album perché infondo un disco non è altro che una raccolta di canzoni, poi negli anni possono cambiare i suoni, le produzioni, gli arrangiamenti, ma le canzoni restano quelle.
Spicca tra i featuring la presenza di Andrea Mirò. Raccontaci come è nata questa collaborazione e com’è stato lavorare con lei?
E’ stato bellissimo perché lei è sia un’artista che una professionista straordinaria, in 2-3 take il pezzo era pronto, pazzesca. La collaborazione è nata una volta che io avevo già provinato il pezzo, sentivo che una voce femminile di qualità e carisma come la sua avrebbe potuto aggiungere tanto a questo brano e quindi ho fatto in modo di farglielo
arrivare, a lei è piaciuto e voilà.
La scorsa estate ti ha visto impegnato in un tour che ti ha portato a cantare davanti un pubblico di 30.000 persone. Sicuramente un’esperienza incredibile. Eri preoccupato prima di salire sul palco? Come affronti, se ne soffri, l’ansia da palcoscenico? Hai qualche rituale che esegui prima di esibirti?
Si, era l’ultima di tre aperture per Fabrizio Moro, un’esperienza incredibile davvero, una di quelle che ti
forgia artisticamente ed emotivamente.
Per quanto riguarda la preoccupazione devo esserti sincero: non più di tanto, avevo aperto altri suoi concerti
in passato e devo dire che sono stati una bella palestra per la gestione dell’ansia in questi anni, ma quest’estate invece l’ho vissuta davvero bene, me la sono goduta tutta senza riti speciali, al massimo qualche birra e qualche preghiera, non si sa mai…
“Ho smesso” è una sorta di autodeterminazione dell’artista, in cui affermi con decisione che “hai scelto di essere te e hai smesso di fare per forza tutto quello che dicono loro”. Il fatto che sia la prima traccia dell’album è casuale o è una scelta?
No, non è casuale, mi piaceva l’idea di presentarmi ai miei ascoltatori con questo pezzo perché mi rappresenta totalmente: è una sorta di inno, un pezzo intimo nel quale credo si possano rispecchiare diverse persone e soprattutto dal vivo ne ho avuto conferma. Se “T3rzo disco d’esordio” è casa mia, “Ho smesso” è l’ingresso: la stanza che ti da immediatamente la sensazione di essere nel posto giusto o in quello sbagliato, ed è esattamente quello che volevo.
Abbiamo, purtroppo, letto della mancata selezione a Sanremo. Sorvolando sulle vicende che riguardano Area Sanremo, cosa rappresenta per te il Festival?
Per me il Festival rappresenta niente di più che un’occasione di visibilità, quel riflettore puntato di cui ti raccontavo rispondendo alla prima domanda.
Archiviato il tour estivo, quali sono i progetti per l’immediato futuro? Ci sarà anche un tour invernale?
E’ molto probabile, stiamo pensando a qualche data invernale per chiudere in bellezza l’esperienza di questo disco, per poi iniziare a mettere mani su cose nuove.