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Filippo D’Erasmo | Intervista Indie Italia Mag

Di Alessandra Ferrara

Filippo D’Erasmo ha tutta l’aria di essere un nome di uno dei grandi navigatori dell’epoca di Cristoforo Colombo. Sapete quale sia l’unica differenza non per importanza, quanto in settore d’azione? La nave di Filippo ha salpato il mare della scena musicale italiana con il suo primo progetto da solita “Monica sulla spiaggia di Follonica”.

Il suo vero nome è Riccardo, curiosando un po’ nella bio della sua pagina Facebook dice di lui “scrivo e produco canzoni, o perlomeno ci provo”: affermazione astuta da chi si butta nel mondo della musica, così quasi per gioco senza aspettarsi nulla in cambio. Lui stesso afferma di aver scritto la sua prima canzone solo per far colpo su una ragazza, nonostante vanti un percorso formativo in ambito musicale veramente incredibile: master in Songwriting al Cpm Music Institute di Milano ed esperienza da autore per un concorrente di Sanremo Giovani.

INTERVISTANDO FILIPPO D’ERASMO

La scelta del tuo nome d’arte è veramente curiosa. Ispirata ad un particolare personaggio o semplice fantasia?

Quando ho deciso di lanciarmi nel mio progetto solista, si è posta subito la questione, ovvero se uscire con il mio nome di battesimo o se pensare ad un nome d’arte. Ho deciso di prendere la via che sta nel mezzo. Nel mio progetto artistico si riversa una buona parte di me, “Filippo”,  parte del mio vero nome, ma non la mia persona nella sua totalità, infatti l’altra parte, “D’Erasmo”, è romanzata.

La scelta è soprattutto estetica, di pura suggestione. Mi ricordo che quando scoprii che il violinista degli Afterhours aveva come nome Rodrigo D’Erasmo, pensai fosse proprio un nome d’arte figo! Salvo poi scoprire che invece si trattava del suo nome di battesimo. Così mi rimase quella suggestione e decisi di attingervi nel momento di scegliere il mio nome d’arte. In molti mi chiedono se ci sia qualche legame con Erasmo da Rotterdam, in realtà, sebbene l’Elogio alla Follia è stato un libro che ho apprezzato, le suggestioni sono davvero più portoghesi e mediterranee, che olandesi.

Dalla tua biografia emerge che fin da bambino ti sei cimentato nell’imparare a suonare svariati strumenti musicali. Quale è stato quello meno comune e strano che hai avuto tra le mani?

Mi ricordo un mio maldestro tentativo di auto costruirmi uno strumento, usando degli elastici e una scatola di scarpe come cassa armonica..un ibrido tra “un’arpa”e “una chitarra”. Seppur gli elastici facevano note a caso, mi ricordo bene che su quell’aborto di strumento componevo le mie prime melodie, Dio solo sa in quale scala o sistema tonale! Mio padre, non so se più impietosito o disturbato dal baccano, mi comprò in seguito la prima chitarra, che seppur sgangherata, conservo ancora gelosamente.

Particolare e pensata la scelta di far uscire il tuo primo singolo da solista “Monica sulla spiaggia di Follonica” in pieno inverno (dicembre 2018). La sonorità del pezzo, è fresca, oserei dire primaverile! Cosa c’è dietro questa scelta?

Monica sulla Spiaggia di Follonica” è un pezzo in un tempo terzinato, per lo stile e l’atmosfera che richiama, mi piaceva avesse una veste vintage e questo è l’universo sonoro che ho voluto conservare, lavorando con Valerio Carboni (autore e produttore per Warner) che mi ha dato una mano con l’arrangiamento del pezzo. Quando poi sono arrivato in studio per la produzione definitiva del pezzo, la passione mia e del produttore Luca Grossi per sintetizzatori e batterie elettroniche, ha fatto sì che il pezzo si contaminasse: intrecci di violini su un groove di batteria elettronica.

Questo ibrido tra sonorità acustiche vintage e strumenti elettronici è un po’ l’esperimento che vorrei portare avanti sia nel disco, che nei live che inizieranno ad Aprile. Per quanto riguarda l’uscita del pezzo, c’era un’idea di fare uscire il pezzo in primavera/estate, ma avevo troppa voglia di uscire con una canzone e così ho deciso di buttare fuori questo pezzo, per un’urgenza emotiva, anche se contro le logiche del mercato 🙂

Il suono del violino accostato alla chitarra crea quella melodia da ballata irlandese, ti senti vicino a quel tipo di genere in termini di suoni e testi? In quale genere musicale ti identifichi di più?

Ho un debole per il cantautore irlandese Damien Rice, ho letteralmente consumato il suo primo disco “0”, è davvero devastante la forza espressiva di quel suo minimalismo. Non escludo quindi che quelle sonorità si siano come radicate nel mio inconscio, diventando un’influenza più o meno involontaria. Per quanto riguarda l’estetica narrativa del brano, mentre il testo prendeva forma ho iniziato ad immaginare due scenari in cui ambientare la storia che stavo raccontando: la canzone “Guardia ’82” di Brunori, grande maestro per quel nuovo filone cantautorale/pop da cui attingo molto, ed un libro, “I Pesci Non Chiudono Gli Occhi”, di Erri De Luca, che avevo letto da poco.

I miei ascolti sono molti. Per ciò che riguarda i testi, ho come stelle guida i grandi cantautori del passato, tra tutti De Andrè, ma guardo anche molto alla nuova ondata cantautorale indipendente, che affronta tematiche contemporanee in un modo più fresco e più vicino alla mia generazione. Musicalmente forse ho ancora referenze un po’ più internazionali, legate al primo “indie” inglese e al pop o rock alternativo americano, quegli ascolti di quando suonavo in una band.

“Nella luce che porta il mattino mi risveglio dal sonno del vino, un profumo di rose mi parla di te”, la scelta delle parole da buon esperto è davvero sorprendente: dolci, calibrate. La tua penna è già all’opera per l’uscita del tuo primo album?

Vi ringrazio molto per queste parole. è una sensazione per me molto chiara quella che descrivo in questa immagine. Sono una persona che tende a sentire le emozioni fortemente a livello corporeo..un ricordo, una visione, un odore,  se mi suscitano una qualche emozione forte, questa mi prende subito a livello viscerale.

All’inizio pativo questa cosa, poi ho iniziato a farci più caso, restandoci dentro, imparando ad usarla per conoscermi. Sto lavorando al mio primo disco. Le canzoni ci sono, sono nella fase in cui sto decidendo quali saranno quelle che entreranno a far parte del disco e mi sto occupando degli arrangiamenti. Sto lavorando con calma, perchè sono ancora in quella fase primordiale delle cose, in cui non hai pressioni dall’esterno, che poi è quel senso di libertà espressiva e leggerezza, dal quale dovrebbero nascere le canzoni e l’arte in generale.

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