Brunori Sas si rinnega a teatro
Di Salvatore Giannavola
Sono le sei di un mercoledì pomeriggio di fine marzo. Mi sarei aspettato di più da questa primavera che sembra non volere arrivare mai. Mi auguro che comunque giunga prima della fine dei lavori dell’A19 (Palermo-Catania). Interruzioni, restringimenti di carreggiata, voragini che si aprono sul manto stradale e fango; sembra di essere in un film di guerra. E invece no.
Per fortuna, risuonano le note di “Don Abbondio”, brano di Brunori Sas contenuto all’interno dell’album “A casa Tutto Bene”(recensione album); uno dei progetti discografici più influenti e coinvolgenti della musica italiana di questi ultimi anni.
“Don Abbondio nello strazio
del mio mare violentato
dello stato delle cose
che ormai è dato per scontato
nella farsa tragicomica
di una tratta autostradale”
Viaggio alla volta di Catania, direzione Teatro Metropolitan. Questa sera vado a vedere Brunori Sas live per la seconda volta; solo che in questo caso si tratterà di uno spettacolo diverso, o almeno questo intendo dal titolo che annuncia la tournée teatrale del cantautore: “Canzoni e Monologhi sull’Incertezza- Brunori a teatro”.
Solo poche ore prima avevo visto in tv la promo di “Brunori Sa”, programma televisivo di Dario Brunori che andrà in onda dal 6 aprile su Rai 3.
Lo scorso 8 aprile ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Brunori tenutosi al MA, locale catanese che in questi mesi ci ha permesso di raccontarvi live indimenticabili: Canova, Willye Peyote, Dente (solo per fare alcuni esempi).
Quella volta si respirava un’aria mistica, si cantò all’unisono con la gente che sporgeva dai balconi reali e immaginari nella arena del MA. Fu una serata da ricordare, che a molti diede una grande carica per i mesi a venire per l’impatto emozionale e per lo spirito che caratterizzò quel concerto. Si andava oltre la musica, fu la catarsi di un pubblico foltissimo.
Il Metropolitan è gremito, sold out!
Lo spettacolo inizia con un dialogo tra l’es, l’io e il superio di Brunori che dura più del dovuto a considerare dagli sbadigli che odo intorno a me. Tanti punti di domanda iniziano a schizzare dentro la mia testa. Si alza il sipario, Dario inizia da solo al piano, ma in realtà non è solo. C’è un anti-sipario che cela l’orchestra.
Poi, inizia a verificarsi qualcosa che mi sarei aspettato ma che non speravo si realizzasse…
Non sarà di certo un concerto puro, percepisco che assisterò ad una sorta di one man show fatto di monologhi, musica e divagazioni. Ci può stare, vediamo cosa ha da dirci Dario. Le canzoni non mi soddisfano, sarà l’acustica, sarà la nuova formazione, sarà la voce che cambia inevitabilmente, ma la performance artistica di Dario non è espressiva e spontanea, catartica appunto, come lo era stata l’anno scorso. Brunori è preso da altro.
Da monologhi ecumenici, sketch umoristici, alcuni anche di cattivo gusto (Mia madre ha madre praticava il metodo educativo Montessori-Franzoni) -il fatto che qualcuno abbia riso mi ha messo in soggezione- poi citazioni; tante citazioni. Ad un certo punto mi sono guardato intorno e mi sono chiesto quando sarebbe apparso il logo di Aforismi.it.
Socrate, Sartre, Freda Khalo e chi ne ha più ne metta. Il linguaggio utilizzato faceva contenti instagrammatori, come li ha definiti lo stesso cantautore, e fanatici da post con quote pseudoletteraria su sfondo ingiallito. Questa scorpacciata di aforismi viene poi accompagnata da una serie di aneddoti che riguardano la vita quotidiana di Dario e ricordi del passato: ‘a Calabria, Milano, a’ spiaggia, u’ ramen, u’ sushi brasiliano, e ogni tanto qualche pezzo.
Tutto molto banale, tutto molto macchiettistico e poco omogeneo, disarmonico.
Ogni artista è libero di sperimentare e di proporre sfaccettature di verse del proprio io, l’arte è anche cambiamento ed evoluzione, sia mai! Però, perchè snaturarsi, rinnegare la propria cifra artistica a favore di un pubblico culturalmente sempre più appiattito e superficiale che si limita a dire che bello! o a mettere un like solo per non sembrare inopportuno difronte a una moltitudine di consensi?
Un artista come Brunori Sas, dovrebbe puntare ad elevarsi sempre di più per dare una speranza a questa glaciazione culturale alla quale assistiamo, invece no, ci si accontenta dei consensi dei più e ci si culla.
Caro Brunori Sas, ma che bisogno c’era?
Si è avvertito un certo disappunto in sala, molti ridevano e godevano dello spettacolo, altri chiaramente storcevano il naso dimostrando la volontà di abbandonarlo prima che finisse, più di qualcuno lo ha fatto. Questa sensazione è stata condivisa anche da altri lettori e conoscenti che avevano già visto questa versione teatrale di Brunori e che loro malgrado si sono ritrovati ad assistere a un surrogato radical chic di Made in Sud?
Ad un tratto mi sono chiesto: sbaglio io a farmi troppe domande e a pormi con tono ipercritico cercando di trovare il pelo nell’uovo, o forse dovrei riguardare questa mia attitudine dalle eco di venerazioni incondizionate?