Luca Calizzano | Intervista Indie Italia Mag

La sua voce, una chitarra e tante emozioni da raccontare. Questo è Luca Calizzano, cantautore dell’ovadese e membro del collettivo/etichetta 15076RevolutionaryPop.

Dopo aver pubblicato con Alessandro Forte e PESCEFUORDACQUA l’EP “Popstar (?)”, ha pubblicato il suo primo album da solista, dal titolo “Senza titolo”, anticipato dal brano “Xanax”.

INTERVISTANDO LUCA CALIZZANO

Ciao Luca. Ci racconti la tua storia e com’è nata la tua passione per la musica?

Ciao a tutti! La mia storia, da dove posso cominciare, vediamo: abito in un piccolo paesino vicino ad Ovada (AL) , e sono davvero felice di essere nato qui. La provincia è fondamentale per la mia scrittura. Al momento faccio l’operaio per finanziare la musica, il mio vero obiettivo di vita.  Questa passione è nata grazie ai miei genitori, che mi hanno sempre fatto ascoltare buona musica.

Fai parte di un collettivo, il 15076RevolutionaryPop. Può sembrare banale, ma quali sono le differenze più grosse che hai trovato nel lavorare ai tuoi brani da solo, senza il supporto di nessuno?

Questa è una bella domanda! Parto dal presupposto che i miei brani solisti erano già nati prima dell’ep, ma erano da riarrangiare e da rivedere. Avevo ben chiara la struttura, ed avevo le demo, ma questo non bastava.  E qui entra in gioco il collettivo, fondamentale per me.

Con gli agli altri membri, (Alessandro Forte, Pescefuordacqua e Filippo Cotella) ho scelto fra i 15 brani che avevo inizialmente, per arrivare ad 8. Una volta scelti, Alessandro mi ha aiutato nell’arrangiamento e nel mix, e si è occupato del master.
Come collettivo ed etichetta, abbiamo deciso da subito che ci saremo sempre aiutati, anche nei progetti singoli, così è stato, ed è stato bellissimo!

Xanax è il singolo che ha anticipato l’uscita del tuo album, “Senza titolo”. Perché hai scelto questo come primo estratto e che significato ha per te questa canzone?

Ho scelto Xanax come primo estratto perché secondo me poteva far capire un po’ come sarebbe stato l’album, senza però anticiparne eccessivamente le sonorità.

Questo brano per me è speciale. È dedicato a un mio carissimo amico, che si era innamorato di una ragazza che inizialmente poteva sembrare quella giusta, ma così non è stato. Purtroppo lui ne ha risentito parecchio, arrivando a prendere lo Xanax per cercare di riprendersi da questa relazione finita male.

C’è un filo conduttore che unisce le 8 tracce del tuo album?

Assolutamente si, in primis le tematiche. Sono storie di vita comune: si parla di amore, di una sana malinconia, delle nostre paure, del fatto non sempre la società può essere come vogliamo noi. Anche nelle sonorità mi sono impegnato per cercare di portare l’ascoltatore a diventare sempre più riflessivo ed attento verso la fine dell’album.

La strumentale, penultima (un inno incentrato sul valore catatonico del tempo) essendo senza testo, svuota la mente, per portare l’ascoltatore alla canzone ‘Senza titolo’, dove si racchiude tutto, il riassunto di questo mio album, un concentrato d’amore personale, che porta anche un po’ all’autoanalisi.

I brani di “Senza titolo” sono accomunate, secondo me, da un mood malinconico, pensieroso, a tratti quasi triste. È vero, secondo te? Quali sono le emozioni che volevi trasmettere con i tuoi brani?

Sono davvero felice che siano passati questi sentimenti, perché questo era il mio obbiettivo. Sono sempre stato una persona molto riflessiva, fin troppo. Ho voluto che il mio album fosse come me. Qui non volevo fare delle hit del momento, non volevo che la gente ballasse i miei pezzi.

Volevo far riflettere le persone sul fatto che non si da molto peso ai valori veri, come l’amore, la lealtà, il rispetto. È quasi tutto usa e getta, e lo sono anche i sentimenti. Così ho voluto fare un album che mira un po’ alla mente, un po’ al cuore della gente.
Spero di esserci riuscito.

C’è una canzone che, più delle altre, ha per te un significato importante?

Penso che ‘Senza Titolo’ sia quella che mi emoziona di più. È nata in circa mezz’ora come canzone, d’impulso. Racconta di una notte passata con una ragazza, dopo una serata in discoteca. Una storia d’amore impossibile, purtroppo, per vari fattori. L’ho scritta il giorno dopo l’episodio, ancora in hangover, ancora inebriato dalla sera prima.

Insieme ad Alessandro Forte e Pesce fuor d’acqua hai prodotto l’EP “Popstar (?)” Com’è stata questa esperienza?

Penso che lavorare in gruppo sia bellissimo, le idee arrivano a fiumi e non ci si stanca mai di lavorare sui pezzi. Ci siamo incontrati una sera per caso, e penso seriamente che quelle due o tre parole fatte con Alessandro mi abbiano spinto a prendere la musica sul serio.

E a mettermi in gioco come artista, soprattutto nel caso dell’ep, non propriamente in linea con le mie sonorità. Detto questo, non ci fermiamo qui, lavoriamo sempre sodo, ed usciranno anche altri pezzi in futuro!

Quali sono i tuoi riferimenti nel panorama musicale italiano e internazionale?

Per quanto riguarda la musica italiana, sono cresciuto con Lucio Dalla, Zucchero, Baglioni, Battiato, Battisti e molti altri artisti.
A livello internazionale, devo dire che ascolto veramente di tutto! Però i miei punti cardine sono i Red Hot chili Peppers ed il rock anni 90, sopratutto Alice in chains e Nirvana.

Perché hai scelto come titolo del tuo primo album “Senza titolo”?

L’idea parte dal concetto che ho voluto dare all’album. Gran parte delle emozioni che proviamo, sono catalogate da noi con un nome ben preciso, senza contare tutte le sfumature che possono avere.

Per me questo album, detto proprio terra a terra, è lo stato d’animo di un periodo della mia vita ben preciso, che è appunto un insieme di emozioni. Allora mi sono detto, perché devo dare un titolo ad uno stato d’animo, pieno di emozioni contrastanti fra loro? Da qui la scelta di ‘Senza titolo’.

Quest tuo primo progetto dà largo spazio a chitarre acustiche, assoli distorti e pad anni ’70. Da dove deriva questa scelta?

La mia idea è stata quella fare un album fuori dal tempo, a cavallo fra i giorni nostri e i tempi passati. Da qui la scelta di usare appunto elementi che hanno caratterizzato un po’ i vari decenni della musica: i Pad anni 70, qualche batteria che strizza l’occhio agli anni 80, gli assoli in stile grunge anni 90, e la mia chitarra, a volte contemporanea.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Ti vedremo in tour quest’estate?

Come progetti futuri c’è sicuramente quello di lavorare e portare avanti il collettivo, il 15076 Revolutionary Pop. Il mio obiettivo personale è quello di avere un album pronto per l’estate 2020, e di fare un tour in quel periodo.
Per quest’estate ci stiamo muovendo con il collettivo per prendere qualche data a livello locale, dove faremo anche i miei pezzi.
Vi terrò aggiornati!

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