Osvaldo | Intervista Indie Italia Mag

Comincia a suonare all’età di 10 anni, quando gli viene regalata la prima chitarra, e da quel momento non smette più. Lui è Osvaldo Greco, in arte Osvaldo, artista classe 1990 della provincia di Lecce.

La sua passione per la musica arriva dalle musicassette della sua infanzia, e tra Celentano e Battisti, Verdena e Afterhours, comincia la sua formazione come musicista, che lo porta a formare la sua prima rock band, gli “RH Negativo”, all’età di 13 anni. Autore e compositore, avvia vari progetti musicali. Ultimo, cronologicamente, “La Gente”, arrivato al capolinea nel 2015.

Si trasferisce a Miano per fare quello per cui ha studiato, l’infermiere, ma la lontananza dalla musica lo fa terribilmente soffrire. La malinconia e il senso di lontananza saranno gli ingredienti fondamentali dell’ampia composizione musicale del periodo milanese. A distanza di due anni decide di riporta le sue canzoni nei posti dove è nato e in mezzo alle persone che lo amano.

È così che, nel 2018, lavora al suo progetto da solita per Urlo Records. Dopo aver vinto, nel 2018, il contest Frequenze Mediterranee, a Marzo di quest’anno ha vinto il contest “ArtRockMuseum” a Bologna.
L’artista ha alle spalle il singolo Marie, uscito nel 2018 e, ad Aprile 2019, ha pubblicato il suo nuovo singolo Tramonti sul mare.

INTERVISTANDO OSVALDO

Ciao Osvaldo. Hai iniziato a suonare da bambino e dopo aver formato diversi gruppi hai avviato la tua carriera solita. Com’è nata questa esigenza?

La maggior parte delle canzoni, che andranno a comporre il mio prossimo album,le ho scritte quando ero lontano da casa e dalle persone con cui ho sempre fatto musica (anche se collaboravamo a distanza) e quindi, ho voluto dare il mio nome a questo progetto, perché lo sentivo più intimo e personale.

Quali sono le più grandi differenze che hai riscontrato tra l’avere un gruppo e cantare da solo?

Mi piace dire che l’unica vera differenza sta nel nome. Per il i resto ho avuto la fortuna di avere, ancora oggi, intorno a me le stesse persone con cui ho iniziato a fare musica. Qualcuno è andato via, qualcuno si è aggiunto, ma comunque siamo una vera e propria famiglia e credo che il nostro atteggiamento sia quello di una vera e propria band: siamo tutti uniti dalla passione per la musica.

Sei di Veglie, in provincia di Lecce. Pensi che la tua terra offra delle buone opportunità ai musicisti e a chi vuole approcciarsi al mondo della musica?

Forse, perché è il posto in cui sono nato, perché siamo circondati da un paesaggio stupendo, però credo che la Puglia sia una buona base per fare musica. Di opportunità ce ne sono tante e man mano crescono sempre più. Non posso che esserne orgoglioso.

Tra i tuoi riferimenti musicali ci sono Celentano, Battisti, Verdena e Afterhours, ma c’è qualcuno della scena indie italiana contemporanea che ti piace? C’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare?

Più che della scena Indie, mi piacerebbe collaborare  con Federico Zampaglione che, credo sia una delle icone pop/rock più importanti in Italia,  che ho sempre ammirato. Ma, dovesse farsi avanti Brunori, non mi tirerei certo indietro.

Parliamo della tua musica. Come nascono i tuoi testi e quali messaggi vorresti trasmettere?

Solitamente racconto di fatti di vita quotidiana, molto spesso personali, come potrebbe essere semplice innamorarsi o quanto potrebbe risultare bella la malinconia. Non so di preciso come nascono, però succede, spesso, che  mi ritrovo con la chitarra in mano e scrivo.

Il tuo primo singolo, Marie, è un brano fresco, estivo, ma a tratti anche molto malinconico. Com’è nato questo brano?

E’ nato dall’esigenza di voler comunicare uno stato d’animo. Stare soli, in una grande città, nel mese di Agosto è un’esperienza che non avevo mai provato prima.

Com’è nato il tuo nuovo singolo, Tramonti sul mare?

E’ nato lo scorso Agosto, nella mia casa al mare. Lavoravamo su alcune produzioni con la band e io avevo gia il ritornello di “tramonti” in testa, da molto tempo. In quei giorni ho scritto il testo e la produzione del brano è andata in automatico.

So che hai in programma tantissime date. Come ti senti quando sali sul palco? C’è un aneddoto di un concerto che ti andrebbe di raccontarci?

Il palco è la mia seconda casa. E’ l’emozione più indescrivibile. Quella che mi fa stare bene. Mi viene sempre in mente un aneddoto che risale a un bel po’ di anni fa, quando ancora ad accompagnarci a fare i concerti erano i nostri genitori, perché non avevamo la patente. Una sera di quelle c’erano solo loro. Al concerto non venne nessuno. Ovviamente abbiamo suonato lo stesso, come se il posto fosse colmo di gente. E ci siamo divertiti!

Stai lavorando al tuo primo album da solita? Ci puoi fare qualche piccolo spoiler?

L’album uscirà dopo l’estate e l’unica cosa che posso dire è che non ci vedrete abbronzati nemmeno quest’anno.

Ultima domanda: chi era Osvaldo 10 anni fa, chi è oggi e chi sarà tra 10 anni?

Dieci anni fa ero un ragazzino allo sbaraglio, che non riusciva a fare 10 metri da solo senza una chitarra. Forse adesso avrò preso più consapevolezza (di avere un po’ più di barba), ma credo che ad accompagnarmi ci sia sempre la stessa chitarra.

Ascolta Osvaldo nella playlist Spotify di Indie Italia Mag