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Ragazzetto e Gli Amici del Mare | Anteprima & Intervista

A cura di Nicolò Granone

Federico Branca Bonelli, o meglio Ragazzetto, è un polistrumentista e producer genovese che debutta nel 2015 presentando al pubblico diversi singoli e un EP dal titolo “Vittime del giro”.

Dall’elettronica punk alla poesia, dalla psichedelia alla performance dell’assurdo: Ragazzetto è questo e molto altro.

Attualmente si trova impegnato alla chiusura del suo primo album, lavoro che verrà anticipato dall’uscita del singolo “Gli amici del mare” (by Cane Nero Dischi) accompagnato da un videoclip in uscita il 7 giungo che vi mostriamo oggi in anteprima.

Una canzone che sa di estate, di risate e di pelle arsa dal sole e che, con malinconica serenità, festeggia la saudade della bella stagione trascorsa in compagnia delle persone giuste. Amici che spesso si trovano a percorrere strade diverse ma che la vita, in un modo o nell’altro, riesce a far rincontrare ogni anno sotto lo stesso ombrellone, annullando gli effetti che il tempo ha sui vari rapporti.

Il brano vuole inoltre sottolineare come questi legami, profondi e duraturi, possano davvero alleviare le amarezze e i dispiaceri quotidiani. Un modo per constatare come i momenti più bui siano più sopportabili quando hai la fortuna di avere accanto gli amici di sempre.

“Gli Amici del Mare” sarà presentato in anteprima nella serata di debutto di Ragazzetto presso il Cane di Genova il 7 giugno e rappresenterà lo spartiacque perfetto tra un live completamente in solo e il nuovo format del progetto che vede il coinvolgimento di diversi elementi: Matteo Rimoldi alla batteria, Samuel Salerni al basso e Michele Liaci al synth.

INTERVISTANDO RAGAZZETTO

Dov’è stato girato il video de “Gli amici del mare”?

E’ stato girato a Pieve Ligure sulla scogliera dove molti di noi vanno al mare abitualmente.

Il video è stato realizzato solo con i cellulari delle persone presenti, persone vere nessun attore, è una giornata al mare che finisce in un bel falò, niente di costruito, solo vita vera. E’ stato montato da Lorenzo Sant’Agada di Egg Creative Stuff che ha fatto un lavorone.

Una storia singolare che vorresti raccontarci sul nuovo videoclip?

In realtà ce ne sono parecchie.

Nel video c’è un mio amico che si tuffa da 8 metri a volo d’angelo un matto, anche il salto attraverso il fuoco è vero e per farlo abbiamo alzato un falò di un metro e mezzo e un altro pazzo ci ha saltato dentro, tutte le persone di cui si parla nella canzone esistono per davvero con le loro vite ribaltate sotto sopra e ciascun verso descrive un pezzo della loro vita, ogni frase nasconde una storia particolare.

La copertina del brano è una sdraio vuota su una spiaggia che sta a dire: “vedi quanto è brutta la vita senza quei pochi veri amici di sempre? quanto mancano quando non ci sono?”

Senza di loro la vita è solo una fotografia vuota, ma tranquilli che stanno arrivando, gli amici del mare stanno arrivando.

Qual è il tormentone estivo che odi di più?

Guarda non saprei davvero rispondere perché semplicemente non credo nell’odio come idea soprattutto rispetto alla musica, se una cosa non mi piace semplicemente non la ascolto e provo indifferenza. Diciamo che in generale ringrazio Mark Ronson per il solo fatto di esistere e credo che i The Giornalisti siano una delle peggiori band italiane di sempre….aahahahahah!

Ci puoi svelare quali saranno i temi del tuo album?

Certo, anche se non credo che pubblicherò il disco tutto insieme, ho una dozzina di pezzi nuovi che vorrei far uscire a 3 alla volta con dei videoclip di supporto per attirare l’attenzione sul progetto.

I brani che ho scritto lo scorso marzo tutti d’un fiato parlano di viaggi in treno di notte attraverso un’ Europa unita, di immigrazione, di grandi amori finiti a metà, si parla di politica, di riscattare la propria libertà, di serate finite all’alba, del disagio che mi porto dentro da tutta la vita, di ambientalismo, del fatto che dovremmo iniziare a ragionare come specie e non più come individui.

Quindi temi più intimi, ma anche temi universali, che però hanno in comune il filo rosso della mia vita che li lega tutti: la mia visione del mondo e del futuro che ci aspetta come genere umano.

La tecnologia e i social network stanno cambiando il modo di fare musica?

La tecnologia e i social hanno cambiato il mondo in generale, quindi certo anche la musica che non è altro che espressione della nostra vita e della nostra società.

Ma la musica è un mezzo, proprio come la tecnologia, il fulcro rimane sempre l’essere umano. Io amo la

tecnologia e la modernità, ma non posso non ammettere che abbiano creato dei mostri di ambizione e narcisismo.

Per la prima volta nella propria storia l’uomo ha tutti i mezzi per vedere il proprio passato

ed il proprio futuro contemporaneamente. Siamo nel punto più alto

dell’onda del tempo e basterebbe davvero poco per buttare lo sguardo

oltre l’orizzonte degli eventi e trovare un modo di far coesistere tecnologia ed umanità.

Ragazzetto soffre della sindrome di Peter Pan?

Assolutamente no, come persona mi sono sempre preso le mie responsabilità, anzi sono stato adulto anche un po’ prima del tempo, ma voglio sempre ricordare a me stesso di conservare lo spirito di un

20enne e la curiosità di un bambino: oh che poi mica son vecchio, ho solo 30 anni ahahahaha!!

Il tuo primo ep si chiama “Vittime del giro”, ci puoi spiegare a chi è dedicato?

E’ dedicato a tutti noi! Tutti noi che siamo vittime inconsapevoli delle mode, del conformismo, di quello che è figo solo perché ce lo ha detto qualcuno, vittime troppo concentrate sul cercare di stare

appunto “nel giro giusto”, quando dovremmo essere liberi e semplicemente smettere di cercare compulsivamente di apparire migliori di quello che siamo o più belli o più fighi e accettare il fatto che

gli esseri umani sono belli perché sono imperfetti, accettare noi stessi insomma.

Com’è nata l’idea di fare la cover del “Bombarolo” di De Andrè?

Uff domandona! Perché sentivo cover di De Andrè rifatte uguali a come le suonava lui, una mitizzazione a volte sconsiderata per un artista certamente grande, ma a volte un po’ idolatrato a caso secondo me. E

so che dire questo da Genovese procurerà l’ira di molti, ma ho voluto riarrangiarla così punk e violenta per dire che: lui suonava con lo stile del suo tempo ed era bellissimo, ma adesso è ora che il cantautorato italiano vada oltre le maledette chitarrine acustiche e si ricordi che mentre De Andrè suonava a New York c’erano i Talking Heads. Ahahahah questa l’ho messa giù brutale!