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Foto di @vanitasclub

Mai Figlio Unico | Indie Tales

Di Carlotta Santigli

I ricordi d’infanzia di Sam sono color porpora. Non rossi di sangue e passione, non rassicuranti come il marrone. Sono proprio porpora, uno sfarzoso e malinconico porpora.

Per il resto Sam si porta dietro memorie sensoriali; voci, odori, carezze. E qualche cicatrice.

Si guarda quella sulla caviglia mentre aspetta il tram. A forma di sorriso, – come aveva detto un giorno sua madre – sotto il malleolo destro.

È come se il suo corpo gli ricordasse che anche lui è stato un bambino, e lo è stato in un luogo preciso. Ma Sam non vuol ricordare, trova sempre una scusa per pensare ad altro. Si tiene il setto nasale con indice e pollice per qualche secondo, strizza gli occhi e cambia ricordo, o si concentra su un dettaglio di ciò che lo circonda.

Adesso per esempio, ad attirare la sua attenzione, i capelli della ragazza in piedi davanti a lui sul tram. Sarebbe gentile cederle il posto, ma non vuole cambiare visuale e poi gli piace che i capelli della ragazza gli accarezzino la fronte.

Chiude gli occhi. Un nascondiglio, la paura di essere scoperti, profumo di Bouganville. È un attimo. Stavolta si sforza di rimanere lì. Resta, Sam. Stai fermo.  

I capelli di sua sorella profumavano tantissimo, impossibile dimenticarlo. Era come affondare il viso in un mazzo di fiori.

Ogni volta che si giocava a nascondino Sam, il più piccolo, la seguiva perché confidava nella sua capacità di trovare l’anfratto migliore, dovuta all’esperienza di sorella maggiore.

Lei sbuffava, ma poi lo teneva stretto stretto per non farsi scoprire. Quei momenti sono come incastonati nella parte del cervello di Sam che non riesce a lasciar andare del tutto le cose. Forse perché, nonostante la paura, Sam si sentiva al sicuro dietro la cascata di capelli scuri che lo coprivano tipo sipario.

Quelli della ragazza sul tram sono biondi, lisci e decisamente meno folti, ma a Sam bastano per ritrovare la piacevole sensazione di quei momenti di estasi e adrenalina.

Da piccolo pensava sempre che se fossero rimasti in quel nascondiglio per giorni o settimane, forse non l’avrebbe mai persa. Con il tempo sarebbe stato lui ad abbracciarla e a tenerla stretta, proprio come fa adesso con sua madre, ogni sera davanti alla TV.

Ho solo te, Sam. Negli anni ha anche smesso di contraddirla, tanto è inutile.

Se la difesa di Sam è l’amnesia, quella della madre è l’auto-convincimento. E va bene così.

Quel giorno, però, un dettaglio del presente lo ha riportato in un luogo lontano e felice. Vorrebbe dirle grazie a quella ragazza per averlo aiutato a scostare, anche se di poco, il mantello purpureo che di solito non osa nemmeno sfiorare.

Scende dal tram già con la sigaretta in mano pensa che a farsi dare una spuntatina da Mustafa ci va un’altra volta.

Racconto ispirato dal brano Mai Figlio Unico di Mahmood

 Copertina di @vanitasclub

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