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2 Story Cabin: “A New York troviamo la nostra dimensione” | Intervista

Il viaggio dei 2 Story Cabin parte da una piccola officina su due piani riconvertita a loft a Roma dove Tempesta (cantautrice italo-vienamita) e Mmmatic (produttore e chitarrista) cominciano a comporre i loro primi brani, impregnati di sonorità dream-pop con testi in inglese. Un rapporto professionale ma soprattutto personale, che porta la coppia a scrivere canzoni fortemente influenzate dalle esperienze emotive vissute insieme. La piccola officina diventa un vero e proprio rifugio su due piani, perdendo lo status fisico, trasformandosi nel luogo dei sogni.

La scelta di trasferirsi a New York è la conseguenza di un bisogno artistico primario, vivendo non solo di sogni ma anche di realtà costruite mattone su mattone, in pieno stile “American Dream”, sempre alla ricerca di un rifugio a due piani dove coniugare la vita di tutti i giorni con la musica. A maggio 2020 i 2 Story Cabin pubblicano il singolo “Always Better”, che anticipa il loro secondo EP in uscita, dopo “Only Love”, pubblicato nel 2018.

Il videoclip, girato dall’attrice e regista Esther Elisha, racconta la storia di due donne le cui storie si intrecciano senza mai riuscire ad incrociarsi. Abbiamo intervistato i 2 Story Cabin per conoscere meglio il loro mondo e per tirare le prime somme della nuova vita americana.

INTERVISTANDO I 2 STORY CABIN

Ho trovato estremamente poetica la frase nel videoclip “When I’m with her, I’m alone, but in a good way, the best way”. Cos’è per voi essere soli, insieme a qualcun’altro? 

Grazie! E’ piaciuta molto anche a noi quando l’abbiamo letta nella sceneggiatura della nostra amica Esther Elisha (che ha anche diretto e recitato nel video). Abbiamo rivolto la domanda direttamente a lei, ecco la sua risposta: “Ho descritto la sensazione unica che provo quando sono con mia sorella, è un’intimità così profonda da farmi sentire perfettamente completa e a mio agio, senza dover fare o essere nulla, come se fossi da sola.”

Gli americani usano molto i colori per esprimere gli stati d’animo ed anche i vostri video hanno un contrasto cromatico ben evidente. Fa anch’esso parte di un viaggio che vi ha portati ad essere ciò che siete adesso? 

E’ vero, ogni nostro brano è caratterizzato da colori molto specifici, rappresentati poi nei video. Nel nostro primo video, “Don’t You Worry”, abbiamo voluto riportare un gusto Bubble Gum all’interno del video, attraverso i peluche colorati che si animano e che lanciano caramelle e fiori alla cantante, che vaga per la città all’alba, forse stanca, forse annebbiata dopo aver passato la notte in un rave. Il nostro secondo video, “Only Love”, ha un’atmosfera più sottile ed elegante. I colori sono tenui quasi ad abbracciare il concetto di amore non romantico, dell’amore che resta dopo che finiscono i litigi. Il terzo video è scandito da cinque colori diversi, che rappresentano le voci/strumenti della canzone.
Per Always Better invece Esther ha scelto il bianco e nero, che dà un senso di sospensione della realtà, e fa pensare a un ricordo del passato oppure a un possibile futuro. Riesce a rappresentare il mondo, fermo, che aspetta accogliente queste due donne, che si incrociano senza quasi mai incontrarsi.

Raccontateci il vostro “sogno americano”. Quali cambiamenti ha apportato alle vostre vite, quali pro e quali contro.

Il nostro sogno americano non è la casa, la macchina e il cane, come riporta la definizione ufficiale, ma bensì è fare musica e vivere di musica. E’ far parte di una comunità di artisti che insieme si elevano tramite collaborazioni e scambi di idee. E’ creare, e divertirsi nel farlo.
Tra le cose che ci piacciono della mentalità americana, è il fatto che qui quando si dice di fare una cosa, ci si organizza subito per farla. In Italia non sempre è così, e questo a volte ci ha creato difficoltà nel portare avanti i nostri progetti. Da quando siamo a New York, siamo riusciti a mettere molto più a fuoco il nostro percorso, e a lavorarci con molta più energia e determinazione.

Sono molto curioso di entrare nel vostro mondo…volete parlarmi del vostro “cottage a due piani”? Cosa si cela dietro il vostro nome?

Il nostro cottage a due piani è una carrozzeria costruita negli anni sessanta, incastonata in una muraglia di mattoni degli anni del fascismo, riconvertito in miniloft, a Roma. Per noi però è come se fosse una casetta sperduta nel verde dove nessuno ci sente e ci vede e possiamo fare musica a qualsiasi ora del giorno e della notte. E’ il luogo che ha accolto la nostra musica sin dai primi giorni, da quando, nel 2006, facevamo beat hip hop per un rapper romano. Adesso che viaggiamo, in ogni città dove ci siamo trasferiti abbiamo cercato la nostra 2 Story Cabin. Anche la casa dove siamo adesso a Brooklyn è una casa a due piani, ha una mansarda che usiamo come home-studio e sala prove.

2 Story Cabin band

Come vedete la musica, il movimento, gli artisti italiani degli ultimi anni dall’altra parte dell’oceano?

Vivendo a New York, nel confronto ci viene naturale guardare alla scena rap – rispetto a dieci anni fa, sembra che a forza di seguire le tendenze americane, queste siano state assimilate, fatte proprie: ora in Italia nascono nuovi artisti molto velocemente, e c’è una varietà impressionante di stili e sottogeneri (se si considera per esempio che c’è chi fa rientrare nel genere trap artisti molto diversi tra loro – penso ad Achille Lauro, a Ketama126, a Tha Supreme). E’ sicuramente un bel momento. Anche nel pop stanno uscendo molti dischi originali, autentici – a casa nostra adesso ascoltiamo in loop Antille dei Pop X, troviamo geniale il modo in cui le canzoni si spostano dal non-sense a richiami agli anni 60 e 70.

Visto che al momento possiamo solo sognare, proviamoci: ditemi il festival a cui vorreste assolutamente partecipare una volta nella vita come artisti e tre headliners con cui vorreste suonare.

Il Governors Ball a New York, perché è il primo festival a cui siamo stati assieme a New York. Suonava SantiGold, è entrata sul palco con un gruppo di ballerini in tuta da equitazione e la sua energia ci ha folgorato. Quindi sicuramente metteremmo lei al primo posto. Poi Alicia Keys, e Bad Bunny – se dobbiamo sognare, sogniamo in grande!

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