Oskar Tena: Mi ispiro alla luce che ci portiamo dentro | Intervista

Oskar Tena: Mi ispiro alla luce che ci portiamo dentro | Intervista

Oskar Tena è un compositore messicano, pianista e ingegnere meccatronico. Cresciuto in una famiglia di 5 persone, a 4 mesi di età subisce un evento di salute traumatico, che porta i suoi genitori a circondarlo di un’atmosfera di serenità e musica classica. Negli anni successivi mostra interesse per il pianoforte, iniziando i suoi primi studi all’età di 9 anni.

Seguendo il suo gusto musicale ha ottenuto successi e riconoscimenti per le sue composizioni. Attualmente compone musica neoclassica originale, esplorando diversi tipi di pianoforti, creando un suono unico e originale. Nel 2020 Oskar Tena pubblica il disco Sempiterno, composto da 10 brani strumentali, nel quale l’artista esplora sonorità e mondi diversi utilizzando pianoforti di varie tipologie. Intervistare Oskar Tena è stato un modo perfetto per immergerci completamente nel suo mondo; ecco cosa ci ha detto…

Oskar Tena

Intervistando Oskar Tena

Da cosa prendi ispirazione per la composizione dei tuoi brani?

Penso che non abbia mai funzionato per me dire: Oh, oggi comporrò 3 pezzi meravigliosi! Invece capita che un giorno sono al pianoforte e ho dei bei ricordi, tipo della mia famiglia o di un posto speciale, e quindi comincio a comporre, dipende anche la sensazione che ho in quel momento, per questo posso dire che le mie composizioni sono molto personali.

Tre artisti e tre canzoni a cui devi il tuo amore per la musica.

Il primo a ispirarmi a 5 anni è stato il pianista argentino Raul Di Blasio con la sua canzone “Melissa”, poi Yann Tiersen con “Mother’s Journey”, e infine Antonio Vivaldi, io sono un suo fan, e del suo capolavoro immortale “Le quattro stagioni”.

Sei un ingegnere di giorno e musicista la notte (come Superman) o le due facce della stessa medaglia convivono 24/7?

Buona domanda! All’inizio, quando ho studiato ingegneria, ho lavorato per alcuni anni facendo l’ingegnere di giorno e il musicista di notte, ho persino composto il mio primo album mentre lavoravo come ingegnere. Attualmente ho lasciato completamente l’ingegneria per dedicarmi alla musica, è la mia passione ogni giorno. Anche se devo dire che faccio i miei concerti con luci midi programmate e molte connessioni e sequenze, penso quindi di non aver lasciato affatto l’ingegneria!

Tendi ad esplorare il sound insito in diverse tipologie di pianoforti: quale pensi sia il più “affine” a te, quello con cui hai trovato il feeling migliore? Perché?

Amo i suoni del pianoforte classico quasi quanto il suono del pianoforte felt. Quando studiavo musica classica 8 ore al giorno a casa, la mia famiglia impazziva ascoltando sempre gli stessi pezzi, quindi mi sono esercitato molto con la sordina, poi ho iniziato ad amare profondamente quel tipo di suono, quindi penso di identificarmi meglio con i suoni morbidi, quasi muti con il feltro. È una sensazione unica che mi piace molto.

Sempiterno è un disco terreno o etereo?

Sempiterno si ispira alla luce che ogni essere umano porta dentro fin da quando siamo nati e che non dobbiamo mai spegnere, perché è quella che ci fa brillare ed essere eterni. Quella luce ci definisce come essere unico, che ci trascina fuori dall’aspetto “terreno” per portarci nell’etereo. Mi sento soddisfatto se posso ispirare qualcuno con il mio album per vedere cose oltre il terreno.