Alla ricerca di “Un posto sicuro” con Il Corpo Docenti
Di Benedetta Fedel
Nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di seguire pedissequamente Il Corpo Docenti in giro per Milano per l’uscita del loro ultimo album, “Un posto sicuro”, e di conoscerli personalmente. Sì, perché li abbiamo conosciuti questi tre ragazzi diversissimi tra di loro, ma uniti da una contagiosa voglia di vivere e fare musica.
Dell’ultimo progetto ve ne avevamo parlato recentemente nel centesimo numero di New Indie Italia Music Week. Ora vi sveliamo come è nato il disco e come ci è stato presentato.
Il Secret Showcase de Il Corpo Docenti al Blapstudio: prima tappa
La prima volta siamo state al Blapstudio. Abbiamo citofonato, incerte sull’indirizzo, e ci siamo ritrovate al secret showcase di “Un posto sicuro”. Quantomeno ironico, abbiamo pensato noi, sperando di non aver sbagliato citofono.
Non ci conoscevamo, ma è stato subito come sentirsi ad una festa a casa di amici, con le birre in mano, tutti in attesa di diventare giudici seri e severi.
Il Blapstudio ricorda una casa: è caldo, accogliente, luminoso. Un po’ come Luca, Federico e Lorenzo, viene da pensare.
Inizia il concerto in acustica, alternato da un’intervista sulla nascita dell’album, il presente e il passato della band. Siamo totalmente assorti dall’atmosfera.
“Quanto è stato difficile fare un album durante il Covid senza potersi vedere tutti i giorni?”
La situazione ha forzato la band a cambiare l’approccio alla scrittura: si scriveva in solitudine e poi si portava l’idea agli altri.
“’Povere Bestie’ (precedente album della band, n.d.r.) è nato insieme in saletta. ‘Un posto sicuro’ è nato a casa nostra e poi è stato portato in saletta. Se non ci fosse stata la pandemia, non sarebbe nato questo disco per com’è: non ci saremmo interrogati sull’esigenza di avere un posto sicuro che ora ci sembra, a tratti, di aver trovato”.
E mentre ci suonano “Un equilibrio da proteggere”, mi viene da pensare a come sia complesso farlo e a quanto tutto questo non canti solo a me, ma canti anche di me. E gli equilibri, a volte, vengono messi a dura prova in una band, dove, se manca la chimica, non si va avanti.
Lo scontro è necessario per Il Corpo Docenti, dicono, perché “è anche sano dirsi tutto”. Ogni discussione è fatta per il bene del gruppo.
Dopo la pandemia c’è stato parecchio scontro, ammettono, dovuto anche ad un nero orizzonte di gruppi che si scioglievano e locali che chiudevano. Uno scontro che, tuttavia, li ha portati qui, davanti a noi.
Ce li siamo immaginati come una famiglia dove ci si grida addosso, si fa polemica, ma si torna sempre a casa. E, a proposito di famiglia, mentre ascoltiamo “Il migliore argomento”, intima ed emozionante, ci si sente parte della stessa cosa perché, spesso, anche gli altri sono fondamentali per sancire chi siamo. E “gli altri” sono stati importantissimi anche per Il Corpo Docenti.
“Non ci piace chiamare la nostra scena ‘scena’, la vediamo più come un piccolo gruppo di amici, una famiglia”, dice Federico, mentre i tre guardano al di là del vetro della sala dove c’è Divi, voce de I Ministri nonché producer della band. C’è molto anche di lui nel disco, lui che è diventato, ormai, membro fondamentale di questa originale famiglia.
Parte “Buchi Neri” e mi dà da pensare: nella testa di tutti noi ci sono buchi neri – e “Fantasmi”, per citare un altro pezzo della band – da cui cerchiamo di scappare. Che, infondo, siano essi stessi una tappa fondamentale per trovare il nostro personalissimo posto sicuro?
Vediamo.
LINK AL LIVE REPORT DELGLI SHOWCASE MILANESI DE “IL CORPO DOCENTI
Seconda tappa: Un posto sicuro all’Arci Bellezza
Potrebbe essere un noioso mercoledì sera come tanti altri e, invece, Il Corpo Docenti non ci permette di rimanere a sonnecchiare a casa: incuriosite, ci avventuriamo verso il release party ufficiale di “Un posto sicuro” all’Arci Bellezza di Milano.
Dopo esserci salutati ed esserci sentite anche noi per un attimo parte di questa stramba e numerosissima famiglia, sentiamo la batteria di Luca che comincia.
Tutto quello a cui assistiamo da lì in poi è pura energia e viscerale voglia di suonare. È stato uno di quei live che mancavano, in cui band e pubblico sono un tutt’uno, sentono la stessa cosa.
Ora forse inizio a capire quando ci avevano detto: “Aspettate di sentirci davvero dal vivo”, perché, seguendo il senso letterale del termine, questi pezzi sembravano “vivi”. Sembravano nascere in mezzo alla gente, in mezzo al sudore e al fumo delle sigarette, col volume alto e tutte le imperfezioni (quanto ci sono mancate) che solo la musica dal vivo ti può far sentire.
Avevo davanti agli occhi due live completamente diversi della stessa cosa e non è mai sembrato così giusto non saper prendere una parte.
La forza de Il Corpo Docenti sta nel fatto che nel posto sicuro ti ci fanno trovare senza che nemmeno tu te ne accorga.
Perché la realtà è che forse non ce n’è uno solo. Il posto sicuro non è che un insieme di luoghi, di suoni, di visi, di mani, di sensazioni, che ci fanno semplicemente sentire di essere nel punto dell’universo corretto: quando sei te stesso e non vorresti essere nessun altro.
Il mio posto sicuro questa settimana è stata una saletta in cui tutti siamo diventati amici per una notte e un’ex palestra di pugilato ricolma di gente il mercoledì sera. È stato il condividere un attimo di vita con chi era lì, con me, in quel momento. E il bello è che, quando succede, guardi con simpatia anche i tuoi fantasmi, anche i buchi neri che non sai ancora tappare. Brindi a loro perché, nonostante tutto, sei nel posto giusto.
Sei al sicuro.
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