Ghest: “Il cuore a pezzi come carburante per la scrittura” | Intervista

“Leggerezza” è il primo singolo dopo il cambio Nome (ex Bravo BB) e cambio marcia del progetto musicale di Ghest, Giuseppe Di Fazio all’anagrafe, classe 93.
Siciliano, ma romano di adozione, inizia ad avvicinarsi alla scrittura già dall’età di 7 anni con poesie e storie fino alla scoperta del rap con i primi Club Dogo, gli Articolo 31, Mondo Marcio e Noyz Narcos.

Leggerezza è un estratto di un progetto più grande prodotto da Walter Babbini, il brano cerca di dare, come dice il titolo lo stesso, un po’ di leggerezza portando l’ascoltare a provare delle vibes estive quasi adolescenziali. Il sound punta ad essere fresco, piacevole e leggero e il testo richiama molto le relazioni odierne, dove i social hanno un ruolo quasi chiave. Con il suo stile pop/rap, molto vicino al Funky, Ghest ci trasporta dentro la sua estate fatta di cuori spezzati e leggerezze dettate da esperienze occasionali, che ci concedono di prendere un respiro appena accennato e ci proiettano verso un mondo in cui riusciamo a lasciarci andare.

 

INTERVISTANDO GHEST

Chi è Ghest e cosa vuole raccontarci?

Ghest è un ragazzo affamato. L’ospite che entra in casa tua in punta di piedi, timido e impacciato che riesce a condividere gioie e dolori solo una volta che si è ambientato. È tutto quello che non vorresti ma che dopo averlo avuto ti manca. Ghest vuole raccontare del suo viaggio, delle sensazioni che ha provato e che proverà. Ho sempre pensato che se ognuno di noi fosse per un momento nei panni del prossimo potrebbe comprenderlo, viverlo e, perché no, aiutarlo in maniera adeguata. Per fare un esempio: se tutti avessimo fatto i camerieri almeno un giorno della nostra vita, credo che buona parte di noi non li snobberebbe quando vengono a sparecchiare al tavolo anzi alleggerirebbe il loro lavoro passandogli i piatti sporchi già impilati (ho fatto il lavapiatti ed il cameriere dai 15 ai 19 anni, forse sono di parte).

Com’è nata la sinergia con il producer Walter Babbini?

Walter è una persona davvero disponibile e professionale, sa il fatto suo e sono felice di lavorare a questo progetto con lui. L’ho contattato quando ho deciso di provare a dare una svolta al mio percorso e devo dire che con lui sento di andare nella giusta direzione.

“Leggerezza” è il primo progetto dopo il tuo cambio nome, come mai questo cambio di marcia?

Il vecchio progetto è stato quello con cui ho mosso i primi passi e che mi ha portato ad una visione più consapevole di cosa sono e cosa vorrei essere. È stata la mia adolescenza musicale, adesso punto a qualcosa di più maturo e strutturato senza perdere di vista l’entusiasmo e la voglia di imparare e sperimentare.

Quanto è stato “leggero” il percorso che ti ha portato alla scrittura di questo brano?

Vi chiedo scusa per il gioco di parole ma sicuramente Leggerezza è stato il brano più leggero che ho scritto. L’idea principale era quella di regalare delle vibes che molti di noi ricordano con il sorriso, gli amori adolescenziali “mordi e fuggi”, le pause estive degli stessi, quelle dolci ansie dei tira e molla fino a settembre quando poi ci si ritrovava tra i banchi di scuola o al bar sotto casa.

 Ci credi davvero ancora alla vita con gioia, nonostante il tuo cuore a pezzi?

Domanda di riserva? Credo che per chi scrive il “cuore a pezzi” sia un buon carburante. Ho una visione strana della gioia come della felicità, ma utopisticamente penso che sia bello credere che prima o poi tutti avremo le nostre gioie e la felicità tanto bramata.

Cosa vuol dire per te “vivere in leggerezza”?

Vivere con leggerezza penso che sia il modo migliore di vivere la vita, da non confondere con il fregarsene di tutto, semplicemente dare il giusto peso alle cose. C’è una citazione di Eisenhower a cui penso spesso: “Le cose davvero importanti sono raramente urgenti e le cose urgenti sono raramente davvero importanti. Le cose poco importanti diventano urgenti per la mancanza di pianificazione”. C’è da dire che sto imparando anche io la leggerezza da quando sono in cura dalla mia psicoterapeuta.

In questo brano, ed in generale nei tuoi lavori, spicca più la tua anima siciliana o quella romana?

Mi piace pensare che l’anima romana muova la mente mentre l’anima siciliana muova il cuore e la penna sul foglio, in generale nei miei testi tendo ad essere “siciliacentrico” ma non per questo non mi sento romano. Sicuramente l’essere stato costretto a vivere molti traslochi da piccolo, cambiare molte scuole e quindi avere pochi punti di riferimento ha rotto qualcosa dentro che spero di poter sanare prima o poi. Roma in generale oramai è casa mia ho lavorato fuori per 4 anni e mi mancava ogni giorno oltre alla mia famiglia ed i miei amici.

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