Tra qualche giorno sarà il Blue Monday, ovvero il giorno più triste dell’anno così, senza procrastinare, abbiamo scelto d’intervistare Matteo Crea per interrogarci sul valore dei sentimenti e su altre cose complicate.
Come mai questa scelta?
“In questo album – racconta l’artista – ci sono le mie storie e i miei pensieri. Sono un insoddisfatto cronico che vuole sempre migliorarsi e che diventa felice solo quando sale su un palco. Ma sono anche i pensieri e le storie di chi mi circonda, in corsa verso i trent’anni ricercando stabilità. L’indipendenza economica, la disillusione, le relazioni che finiscono e che iniziano, il sesso, la perdita di qualcuno di caro, il giudizio degli altri, la voglia di stare bene.”
E allora tutti ad ascoltare “Io non sono mai felice” con l’augurio che il 2023 sia l’anno della svolta.
Purtroppo temo di non avere una risposta a questa domanda, motivo per cui ho scritto questo disco : non riesco a godermi la felicità quando arriva ma cerco sempre di scacciare l’infelicità quando mi attanaglia, purtroppo nella pratica non sono mai sereno e quieto.
C’è una lunga lista di cose, ma la prima che mi viene in mente è che sia importante trovarsi una passione altrimenti si finisce giusto ad essere voyeur o ancora peggio follower delle passioni degli altri
Dipende dal grado di importanza che si dà alle emozioni. C’ è chi si lascia guidare di più dai sentimenti e chi invece riesce ad essere più razionale e lucido, io purtroppo faccio decisamente parte della prima categoria!
Non bado troppo al parere ed al giudizio degli altri, sono più vittima delle pressioni e del giudizio che do a me stesso, della costante autocritica e paura di sbagliare.
Perché vogliamo sempre qualcosa che non abbiamo anziché apprezzare ciò che abbiamo?
Credo dipenda molto da ciò che si rischia di perdere e dal grado di istintività che uno possiede.
Al di là del concetto di felicità il problema grosso è la costante competizione. La stragrande maggioranza degli utenti condivide sui social network i propri traguardi, i propri successi nascondendo come polvere sotto il tappeto le foto brutte, i momenti dolorosi.
Così facendo assistiamo al meglio del meglio delle vite degli altri e quando non riusciamo a sostenere questo standard ci sentiamo automaticamente inferiori o infelici. Dovremmo sempre tenere a mente che ciò che vediamo è ciò che ci viene fatto vedere e non tutto ciò che realmente è.
Nel mio caso sono state le scintille che hanno portato a scrivere questo disco. Penso che però si possa attingere da ogni emozione per scrivere o produrre o creare qualcosa di bello e che non sia vero il motto “scrivi bene se stai male”, di solito te lo dice sempre chi sta benone ed io vorrei provare sulla mia pelle come si scrive quando si sta bene prima di confermare ahaha!
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