“Come fa la marea”? Ce lo racconta Robson De Almeida | Intervista
“Come fa la marea” è l’album d’esordio di Robson De Almeida uscito per Lo Stato dell’Arte.
“Come fa la marea è solo il mio sfogo verso il mondo che vivo, verso la città che vivo e le persone che mi circondano. E’ un modo per dire che sto meglio, che le cose che mi hanno colpito non mi hanno affondato. Ho voluto restituire ciò che nel bene e nel male, e che mi attraversa, mi ha lasciato”.
I primi brani del disco, come i singoli “De Almeida” e “No Regrets” sono stati registrati a Milano poco dopo la perdita di sua madre quasi a esorcizzarne la mancanza. Una volta tornato a Palermo Robson, sotto suggerimento di Picciotto, ha rivisto i brani e migliorato tutte le tracce così da chiudere il travagliato percorso di questo progetto.
“Nell’ultimo anno ho avuto alti e bassi continui, che fossero di umore, di carattere, di desideri: passavo dal volere andare via a Milano a volere comprare casa a Palermo, dall’odiare tutti all’amare tutti. Penso che nel disco questo si senta: la voglia di calma e la rabbia nel dirlo, la ricerca della serenità attraverso il disagio, il controsenso insomma“.
Le produzioni sono di Indigo, Gamma, Aaron Loud e Ric De Large.
INTERVISTA A ROBSON DE ALMEIDA
“Tu dammi un palco che so cosa farci, una base so come adattarmi” è una frase che applicheresti alla vita di tutti i giorni, fuori dal contesto musicale?
Questa frase è un punto chiave del progetto, sicuramente la capacità di adattamento è una cosa che fa parte di me, in un mondo che cambia così velocemente è l’unico modo di sopravvivere probabilmente.
Sempre più spesso negli ultimi anni sentiamo di artisti cresciuti in Sicilia che riscoprono la propria terra, la città, il quartiere, diventando quasi un elemento imprescindibile delle loro produzioni: pensi che Milano abbia ormai perso il suo fascino di plastica ed oro?
Penso che Milano sia e continuerà ad essere una mecca per quello che è la musica sopratutto quella Rap, il fatto è che è sempre più difficile potere vivere e in contemporanea investire sulla propria musica in maniera costante e reale che ti permetta un vero cambiamento, automaticamente penso sia più semplice restare qua, almeno per me, dove si sta male uguale ma almeno c’è il mare.
Lo Stato dell’Arte, per gli artisti palermitani, è molto più che una semplice etichetta: come descriveresti il rapporto che ti lega ai tuoi colleghi ed alla scena in generale?
Per carattere non sono uno molto interessato a intrattenere rapporti di convenienza e tutti i rapporti che ho all’interno della musica sono legati da un rispetto personale. Penso ci siano molti elementi validi e promettenti per un futuro brillante della città.
La marea è fatta di alti e bassi: cosa ti ha tenuto a galla in questi anni?
Probabilmente al primo posto metterei la voglia di dimostrare che posso farcela nelle cose che faccio, ma sopratutto la sanità mentale, avere lavorato su me stesso da uno psicologo. Cosa che consiglio a tutti tra parentesi. Quello parte fondamentale del tutto.
In un mondo in cui contano ormai soltanto le cose pragmatiche (ascolti, visualizzazioni, numeri) quali sono i tuoi sogni? Ed intendo, quelli che non confideresti mai a nessuno, ma hey, noi siamo tra amici!
Il sogno principale è avere una casa e sapere di arrivare a fine mese facendo ciò che faccio, se poi grazie a quello ci guadagno sincero perché fare finta che non sia importante tanto quanto, ahaha!
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