Ruàn: “Per ogni ideale bisogna essere pronti alla lotta” | Intervista

Il sesso è un gioco di potere tra schiavi e padroni. Ci sono persone che vivono in balia dei propri sentimenti e altre che riescono a rimanere totalmente asettici, senza contaminare il proprio cuore, prendendo l’atto come una questione fisica e non chimica.

ruàn riporta con una vena più rock, definitiva svolta x the nightclub dall’artista dato la nuova formazione con  Enrico Adduci e Nicolò Fiore, rispetto alle sue altre produzioni, la disperazione di un amore tossico,  forse non corrisposto più, ma diventato per abitudine una consuetudine. Ogni percezione è legata ai sensi e talvolta, per rimanere legati alla realtà, si cerca un intimità maggiore quasi disperata e melodrammatica, fatta di lacrime e dolore.

Quando si deve fare una valutazione, una scelta, senza dubbio viene normale pensare di analizzare la questione anche sotto un punto di vista matematico economico. Per raggiungere un successo quali sono i costi benefici che si possono sopportare? Vale la pena innamorarsi ancora una volta, con la certezza che potrebbe essere ancora una volta una nuova occasione sprecata?

“Innamorarsi di te, pena capitale, un po’ su di me

Un po’ devi andare, colpisci se vuoi, più forte che puoi”

INTERVISTANDO ruàn

Con questo nuovo progetto ruán x the nightclub hai intenzioni di abbracciare nuove sonorità?

L’introduzione del “the nightclub” sancisce la fine di una fase del progetto unicamente solista, ma non volevo neanche ridurre tutto ad una band, quindi ho optato per qualcosa di ibrido fondendo le due cose, il risultato è stato “ruàn x the nightclub”. Ne ho sentito l’esigenza proprio perché volevo rinnovare il sound e l’estetica del progetto, abbracciando molto di più l’elettronica, la musica dance, la tecno e l’hip-hop, senza però rinunciare alla vena rock che è sempre stata presente in quasi tutti i brani. Con i ragazzi (Enrico Adduci e Nicolò Fiore) stiamo andando in quella direzione e ci stiamo divertendo molto. Ho pensato al the nightclub non sono nei termini di un nome da dare alla band ma di un immaginario: il the nightclub è il luogo dove nascono le canzoni, è nei nostri live, nella nostra comunicazione, nel nostro pubblico. E’ qualcosa di ambizioso che ci vorrà del tempo per costruire e difficile da spiegare, ma sono fiducioso.

L’amore è una forma di capitale?

No, non penso che l’amore sia una forma di capitale, ma penso che il sesso lo sia nella misura in cui ha a che fare con il potere. Quando ho scritto capitale volevo raccontare proprio questo: a partire da una mia esperienza, parlare nella sottomissione nel sesso e di quanto questa possa essere piacevole. Se uno ci pensa bene sono pochi i casi in cui l’esser sottomessi può risultare piacevole. Il sesso permette questa cosa e ho pensato “perché non scriverci una canzone?”

Perché spesso l’essere umano è schiavo di alcuni pensieri e abitudini?

Perché l’essere umano controlla molto meno di se stesso di quanto gli piaccia pensare. Viviamo tra quello che siamo abituati a fare, quello che vorremmo fare, quello che ci hanno insegnato e tutte le cose che non possiamo controllare provenienti dall’esterno. Un certo grado di “schiavitù” è inevitabile, specialmente dal punto di vista emotivo. Quello che conta è la reazione: la nostra capacità di provare e riprovare a svincolarci da quello che non vogliamo per noi. Per me conta molto più questo del risultato.

Le parole degli altri spesso creano incomprensioni?

Assolutamente, specialmente se mirano a crearle. La leggerezza con le quali diciamo le cose è un fattore che spesso teniamo spesso in poca considerazione, facendo un sacco di danni. Le parole degli altri è una canzone che voleva raccontare la frustrazione di chi si trova dalla parte lesa, di quando si viene messi all’angolo per colpa di questa leggerezza.

“Le miniere di sale” di cui parli in un tuo brano, cosa rappresentano?

Miniere di sale ha un testo profondamente onirico. Il mio obiettivo era quello di creare un piccolo immaginario surrealista, uno sfondo poco definito dove il sentirsi incompresi dall’altro è il vero protagonista. E come un dipinto surrealista non c’è molto da spiegare, preferisco che ognuno nelle “miniere di sale” ci veda quello che vuole.

Hai mai avuto paura di provare emozioni?

Ho avuto paura di non saperle gestire, di provarne mai. Per me la vita è un parco giochi e le emozioni sono le giostre: vale la pena provarle tutte, anche le più spaventose. E’ molto più pericolosa l’apatia.

Nella scena musicale attuale esiste una filosofia che condividi e ideali che vorresti cambiare?

Il mio rapporto con la scena musicale è una cosa alla quale penso spesso e non sono ancora arrivato ad una scuola di pensiero che mi sento di condividere completamente. Ci sono tante cose che non funzionano e con cui tutti i creativi (musicisti e non) devono fare i conti: dal come approcciarsi ai social al rapporto col pubblico. Il vero punto fermo al quale sono arrivato negli anni è quello di non perdere mai di vista il sincero divertirsi creando. Dopo un po’, per stare dietro a tutte le cose collaterali alla musica, c’è il rischio di non divertirsi più: se succede questo allora stai sbagliando qualcosa. Il vero ideale è quello che ti ha spinto ad iniziare a fare musica, l’unico da non tradire  mai.