New Indie Italia Music Week #205

New Indie Italia Music Week #205

“Costruirò un’autostrada veloce con strade di carta, di carne, di sangue che portano il tuo nome, voi cartelli verdi, perché mi piace sperare. Che tra un istante ci toccheremo nella canzone che ti piace abitare. Anche se distanti, fammi girar la testa. Fammi paracadute per atterrare su di te!” (Paracadute – Francamente)

E tu, quale canzone vorresti abitare?
Quale design sonoro ti piacerebbe montare sul film in essere della tua vita?

Trovato? Adesso non esitare. Metti su quel disco e diffondi le sue note nell’atmosfera per far da paracadute alle emozioni che provi per condividerle con il mondo.

Scopri i migliori brani e album del mondo #IndieItalia della settimana con le recensioni della redazione!

Lunedì Notte (Album)

Questo Ep contiene e rispecchia la personalità di Lunedì Notte, che si presenta nel suo primo progetto da solista in tutte le sue sfumature. L’ascolto ci porta nel cuore della notte, ovvero nel momento in cui accadono le cose più umane. È durante la notte che avvengono le confessioni più profonde, i litigi più sinceri, che si fanno le risate più belle, i pensieri più attorcigliati. È nell’oscurità che ci si spoglia e ci si mostra per come si è.

“Lunedì Notte” è il risultato di molte collaborazioni. Grazie a queste l’Ep risulta una raccolta di storie multiforme, narrata da voci diverse che si intersecano armoniosamente. Angelica innanzitutto contribuisce ne “Il buio”, un dialogo fra due persone sull’orlo della fine che avviene in una notte di pioggia a Milano: i costanti sbalzi d’umore sono difficili da sopportare, ma bisogna stare attenti perché “gli occhi a stare al buio si abituano”. Abbiamo poi “Lucifero” con Mecna, che aggiunge un tocco rap al brano, e “L’amore in dieci” con Cimini, un inno liberatorio, divertente e ironico.

Ci immergiamo in varie situazioni della vita, che vengono rappresentate con immagini e metafore: la “Fuliggine” che piove sulla città ricoprendo ogni cosa, “Aprile” come quel mese che dovrebbe simboleggiare la rinascita dopo l’inverno freddo, ma che non fa altro che illuderci nuovamente, l’autostrada presa che “non ha gli autogrill per pisciare”. L’Ep esplora la complessità dei sentimenti umani, i cui confini sono sempre difficili da stabilire. Parla di ferite e di cicatrici, di legami e relazioni instabili, ricordi grigi e desiderio di cambiare.
Sia dal punto di vista tematico, che da quello strumentale, si gioca sui contrasti. Il buio, i paesaggi notturni e le stagioni invernali si scontrano spesso con l’opposto: un caldo avvolgente, le fiamme dell’inferno. Una vasta gamma di sonorità ci fa oscillare tra diversi stati d’animo: veniamo coinvolti da brani energici dal ritmo incalzante e trascinante, come “L’indolenza e il panico”, e allo stesso tempo accarezzati da brani più dolci e malinconici, come “Medicine”.
(Giulia Silvestri)

Lunedì Notte: 8,5

Lo Stronzo

Quante volte ci è capitato di allontanare e scaricare le persone solo perché non ci servivano più? Quante volte siamo stati “Stronzi” con persone che prima ci hanno aiutato?
AlberiNoi esplorano così la complessità delle relazioni umane e attraverso questa ballata pop chiedono scusa, ammettendo le proprie colpe.
“Ora mi riconosco, faccio sempre lo stronzo e scusa se ogni tanto impazzisco..”
Ci troviamo di fronte ad un senso di auto consapevolezza per i propri atteggiamenti di e pentimento.
Questo è però anche un brano che parla di amore, di crescita personale e di riconoscere i propri limiti ed imperfezioni.
Ascoltandolo ci ricordiamo che spesso chiedere scusa può essere davvero importante.
(Benedetta Rubini)

Alberi Noi: 8

Una piccola morte

Una piccola morte è un album che sembra provenire da un’altra realtà, ci porta in un viaggio in un’altra dimensione per scoprire ,o meglio, riscoprire noi stessi.
Il tema centrale è quello del processo di autoassolvimento, suddiviso in 9 episodi, in cui vengono rappresentati i concetti di accettazione e sopravvivenza.
Angelo Sava si esprime in maniera unica e anticonformista, rompe le regole del pop moderno, avvicinandosi ad un pop-dark digitale in cui abbraccia una produzione musicale low-fi .
I testi sono brevi, incisivi e taglienti, ci colpiscono e ci vogliono spronare : “ L’ignoto è cieco come il foglio bianco…/non finiamo per davvero , è solo una piccola morte.”
Questo riflette a pieno il messaggio centrale, l’autore ci invita a vedere questa piccola morte non come una fine ma come una rinascita.
L’intento è un po’ quello di farci sopravvivere ad ogni piccola morte che viene racchiusa nel disco.
Quindi non ci resta che assaporare anche noi ogni piccola morte e lasciarci trasportare durante l’ascolto per rinnovarci e rinascere.
(Benedetta Rubini)

Angelo Sava: 8

Olive

Sin dall’inizio non può che non colpire il titolo del nuovo brano di Warco: “Olive”, che mescola insieme dettagli di vita quotidiana a profondi momenti di riflessione.
Viene utilizzato un linguaggio semplice, ma molto evocativo per trasmettere un chiaro messaggio : vivere l’amore con leggerezza e autenticità, abbracciando la semplicità delle piccole cose.
“I tuoi occhi sono come due piccole olive…/i tuoi occhi sono come schegge di rame”. Warco utilizza metafore per rappresentare un amore semplice e genuino, prima l’immagine degli occhi paragonati alle olive sembra evocare un momento d’infanzia, poi la metafora delle schegge può significare la bellezza dell’imperfezione.
A volte è proprio grazie alla semplicità che possono nascere profonde riflessioni.
(Benedetta Rubini)

Warco: 7,5

Piccolo Tornado

Un “Piccolo Tornado” ci avvolge e ci fa atterrare su un’isola deserta e lontana. In questo posto ameno le convenzioni che ci vengono imposte, quelle catene che solitamente ci opprimono, vengono spezzate: non ci sono regole soffocanti, così come non c’è un lavoro a cui dobbiamo dedicare tutta la nostra vita, sentendoci vuoti perché ci risucchi. Nessuna pressione o paura per il futuro.
Il brano è una ventata d’aria fresca, un viaggio alla ricerca della spensieratezza, in cui attraverso una calda e dolce melodia veniamo incoraggiati ad “amare per vivere davvero”.
Giovanni Toscano ci fa respirare la libertà che ha provato durante la sua estate, in cui ha imparato cosa significhi davvero sentirsi leggeri. Con nostalgia ricorda le giornate passate, le “spiagge assolate e deserte passeggiate senza paura”, desiderando di portare anche nella vita di tutti i giorni la brezza estiva che lo ha sfiorato. Influenzato dal cantautorato italiano, l’artista pisano cerca qui di riattualizzarlo componendo un testo intimo per parlare delle condizioni della nostra generazione.
(Giulia Silvestri)

Giovanni Toscano: 8

Maniglia rotta

Il suo singolo “Maniglia Rotta”, è una profonda riflessione sulla solitudine. Notlau ci invita a vederla non come un’assenza opprimente, ma come un’opportunità di crescita e auto-riflessione: “Non sento più la noia insegnami tu”, dichiara nel brano, bilanciando malinconia e guarigione.

Laura Miglioranza, conosciuta come Notlau, nata a Treviso nel 1999 e attualmente residente a Bologna, ha coltivato una passione precoce per la musica, ispirata dal padre chitarrista. Affascinata dal folk americano e dal soft rock inglese, Notlau utilizza la musica come strumento per esprimere tematiche sociali e culturali, trovando nella natura una costante fonte di ispirazione.

Notlau: 7

Un’altra volta

Con una voce calda e avvolgente Capolupo ci parla di cambiamento e delle paure che questo comporta. È un brano malinconico, dal sound cullante, che esplora la complessità umana, fatta di mille contraddizioni.
Parla della situazione in cui veniamo paralizzati dalle nostre insicurezze che ci annebbiano la mente e ci fanno tentennare di fronte a ciò che muta. In quei momenti restiamo paralizzati, pieni di dubbi, perché spaventati dalla possibilità di non riconoscerci più in un nuovo involucro, privi dei nostri ancoraggi, delle nostre sicurezze. Ci troviamo dunque a procrastinare ancora un’altra volta, a rimandare il giorno in cui decideremo di lasciarci tutto alle spalle. Il nemico più grande siamo noi stessi, i giudici più severi, che non esitiamo a ricordarci costantemente i nostri errori. È solo attraverso un’accettazione di questi però che si può davvero cambiare pelle e rinascere.
Questo brano, frutto di una riflessione interiore dell’artista, è una confessione emotiva che ci invita a spingerci oltre, a non farci bloccare dalla nostra mente e dai pensieri, ad accogliere la novità.
(Giulia Silvestri)

Capolupo: 7,5

L’urlo

Se è vero che l’attesa accresce il desiderio, bisogna riconoscere che aspettare il nuovo lavoro di Cimini è stato più che giustificato. Dopo una lunga pausa, l’artista ha dato vita a “L’urlo”, un brano in cui la sofferenza dei cuori spezzati viene esplorata a fondo e messa in contrasto con una ribellione contro il dolore, in un continuo alternarsi di amore e odio.
Sorprendente, coinvolgente ed emozionante, Cimini ci fa ballare, ma forse anche versare qualche lacrima. Proprio per questo, il brano si rivela un piccolo gioiello da ascoltare in qualsiasi momento.
(Andrei Lepadat)

Cimini: 10

11 case (Album)

A due anni dal loro ultimo album, “Dalla terra fino a Marte”, la band bolognese fa ritorno con il loro disco d’esordio, “11 case”, che precede l’inizio del tour. Si percepisce un’atmosfera di freschezza e tranquillità, arricchita da importanti collaborazioni come quelle con DIVI e svegliaginevra. L’album tocca una grande varietà di temi, ma tutte le tracce convergono su un filo conduttore comune: lo scorrere inarrestabile del tempo e i rapidi cambiamenti che questo porta, influenzando comportamenti ed emozioni delle persone.

Nonostante la maturazione artistica, il nuovo lavoro mantiene quelle sonorità pop che avevano reso la band popolare, permettendo loro di conquistare il pubblico. Tra ballate dai ritornelli accattivanti e brani più introspettivi, emerge chiaramente l’attenzione meticolosa dedicata a questa nuova produzione e l’impegno della band nel tornare in scena con una rinnovata energia.
(Andrei Lepadat)

Rovere: 10

TUTTO SBAGLIATO

Aiello ci conquista con la sua voce delicata nel nuovo singolo “TUTTO SBAGLIATO”. Un pezzo intimo e autentico, in cui il cantante si mette a nudo, condividendo le sue turbolente esperienze amorose, segnate da errori e incomprensioni, ma con una sfumatura malinconica verso un amore che, nonostante tutto, continua a persistere per una persona speciale.
“Volevo un bacio ma è tutto sbagliato”
(Andrei Lepadat)

Aiello: 9

Asfalto

È sulle strade d’asfalto che si fanno le promesse impossibili, improbabili.
Tutte le strade che portano a casa nostra, o perché no, anche proprio quella che circonda il nostro appartamento in affitto, saranno stati spettatori di tutti gli amori appassiti già da sbocciati. Può capitare, un amore costernato di promesse non è altro che pura finzione, un po’ come le strisce pedonali appena create sulle strade.
Le strisce bianche splendenti hanno solo la presunzione di rimanere così per sempre ma, in realtà, basterà poco tempo e diventeranno tranquillamente grigio opaco.
Così gli amori riempiti di aspettative, questioni irrealizzabili, parole fin troppo gentili. Si bruciano appena nati, diventano cenere e non ricrescono più.
Gli amori d’asfalto sono romantici e così poco credibili.
(Viola Santoro)

Cortese: 9

fiori di carta

Due minuti e qualche secondo di puro mental trip all’insegna della passione.
La voce è il primo fiore di carta che si brucia incandescente, è la nostra carta nascosta, l’unicità che ognuno di noi produce da un semplice sfregamento tra aria e corde vocali.
Kawakami sa usare le carte nascoste della propria voce e ne fa il principale vanto di questa canzone. Seduzione, sex appeal, attesa, fuoco, calore: sono tutte le carte del nostro burraco pulito.
Ed è sempre un circolo vizioso, fiori di carta che si bruciano per poi riformarsi, situazioni che si creano e poi si distruggono, voci che urlano fino a spezzarsi ma che basta una notte per riprendersi.
(Viola santoro)

Kawakami: 8

Grigio Marrone

Sembra quasi un lamento, un ritornello troppo lungo, una canzone senza strofe. Insomma, qualcosa di indefinito. Proprio come un mix tra i due colori che peggio, forse, riescono ad unirsi: il grigio e il marrone.
“Grigio Marrone” è proprio questo, l’indefinito che si dedica ad una società che è in preda alla frenesia. Una società che non sa prendersi cura di sé e, per farti notare in questo grande marasma, ti impone di saper trovare anche una giustificazione ad un abbinamento grigio-marrone.
Possiamo sempre migliorare, sì è vero, può capitare di saper abbinare i due colori più insignificanti della tavolozza, ma sarà veramente questo a salvarci dall’ipocrisia delle persone che ci circondano? Sarà questo il nostro tratto distintivo? Chi lo sa…
(Viola Santoro)

Generic Animal: 7

Leggero (Album)

Il nuovo concept album di Ainé è un diario emotivo che racconta l’elaborazione di una separazione e la successiva rinascita.

É il cammino che parte dal preannuncio del dolore fino ad arrivare alla scoperta dell’armonia tra l’ombra e la luce. 

Dodici brani per dodici mesi, dodici mesi per cadere e rialzarsi. 

Se la prima parte, “Buio”, raccontava la perdita di direzione, delle certezze e il crollo delle fondamenta di quello che si era costruito. “Leggero” affronta la rinascita, la risalita da quel periodo buio ma anche il coraggio di guardare al passato così com’è senza volerlo cancellare.
Quasi tutte le tracce sono susseguite da degli outro, transizioni musicali che cullano l’ascoltatore da un mese ad un altro. 

“LEGGERO” è stato anche un’occasione per l’artista romano di affinare un nuovo sound, abbinando il suo stile R&B e soul inconfondibile al mondo dell’elettronica e del clubbing, con beat carichi di groove riconducibili al mondo dance e deep house.
Un lavoro ricco di spunti e ascolti e denso di contenuti che evidenziano una grande capacità di ricerca e sperimentazione difficili da trovare nella scena musicale italiana. 

Ainè: 8

Tuffo (Album)

Sussurrare o urlare, non c’è via di mezzo. Contrasti ed emozioni totalizzanti, che non si possono vivere per metà, che scorrono dentro senza sconti, a volte placidi a volte travolgenti. Dove l’unica possibilità per evitare esondamenti, è accettarli e accoglierli, costruendo i propri argini.

Anticipato dai brani Orchestra di silenzi, Spigoli, Falco Ubriaco, e Foglie Morte, il disco verrà presentato con un release party oggi 11 ottobre a OFF TOPIC a Torino. Biglietti qui

Pugni – al secolo Lorenzo Pagni – di giorno lavora come psicologo in una clinica psichiatrica, di notte scrive canzoni. Cantautore toscano di stanza a Torino, l’acqua – dell’Arno prima e del Po dopo – accompagna e spinge il suo viaggio interiore che sfocia in questo primo album, “Tuffo”.
Otto brani di un’onestà schiacciante che parlano di salute mentale, di morte e rinascita, di amore, talvolta spogliato della sua magia: svelato il trucco, nessun incantesimo esercita il suo fascino. Un salto nell’inconscio per dar voce alle storie che Lorenzo vive in prima persona e che si mescolano con quelle incontrate nelle sedute dove ritrova parti di sé, soprattutto quelle indesiderate che ci rifiutiamo di accettare.

Pugni: 8,5

Mutande

Supertele è un artista lombardo che spazia tra vari generi con sonorità pop, psichedeliche e lo-fi. Mutande è il suo nuovo singolo. È autoprodotto e distribuito da Artist First. Rappresenta la necessità di connettersi con qualcuno quando tutto sembra incomprensibile. Riferimenti al caos e alle emozioni della vita quotidiana fanno di Mutande un brano che si inserisce tra il cantautorato moderno e il sample vecchio stile.
(Greta Karol Nesci)

Supertele: 7,5

Partita a Scacchi

A volte, l’amore è tutta una questione di strategia, un po’ come una “Partita a scacchi”: in questo singolo la voce di Daria, diretta e carica di energia, trasmette l’urgenza di comunicare apertamente nei rapporti, rendendo il pezzo una riflessione profonda e sentita sulla necessità di una connessione autentica che non preveda necessariamente eccessive difficoltà nell’esistere.
(Ilaria Rapa)

Daria Huber: 7,5

Birthday

Ogni anno che passa e ogni candelina spenta ci ricordano che il tempo passa inevitabilmente e che il mondo in cui viviamo con incertezza non sembra mai su misura per noi. Di questo parla “Birthday”, il nuovo singolo di Her Skin, un brano che riprende dalle sonorità folk di Phoebe Bridgers e Passenger, e che esplora con delicatezza la vulnerabilità umana e la, non sempre semplice, volontà di crescita personale.
(Ilaria Rapa)

Her Skin: 8

La vita è brutta

Sempre spietata, sempre ironica. Giulia Mei non la manda a dire nemmeno stavolta. La canzone (con cui non siamo d’accordo solo con l’ipotesi che possa far cagare, per citare il testo), diventa metafora della vita brutta che racconta e di come ci rapportiamo ad essa: non sopporti quello che ti sta dicendo, eppure non ne puoi fare a meno. Odiamo tutti la routine, i grandi sistemi e gli amori che ci hanno fatto ammalare, ma ne siamo dipendenti e fanno parte di noi. Oppure noi facciamo parte di tutto il resto. Quale mostro ha creato l’altro?
L’evoluzione musicale, l’accompagnamento ricercato, il genere che cambia almeno due volte in pochissimi minuti, elevano di una quantità smisurata di gradini il brano rispetto alla banalità che condanna, che ci condanna e con cui fa un geniale gioco delle parti.
(Stefano Giannetti)

Giulia Mei: 8

Post Punk

“Queste strutture non ci reggono quasi più.”
L’evoluzione della vita che abbiamo voluto o qualcun altro ha voluto per noi ci fanno sentire persi. Il ritmo e la voce soave di Yasmina, che sembra scorrere tenue ma non troppo come le luci della città di notte fuori dal finestrino, ritraggono l’atmosfera di smarrimento dietro questo presente che si autoannulla tentando di diventare futuro (cosa, risaputa, che per definizione non accadrà mai). Così si desiderano i contatti, gli amici, gli affetti. Ma è il nostro essere diventati parte dell’ingranaggio, il dover sottostare a compromessi che aumentano nel caso osassimo inseguire i nostri desideri, a doverli nostro malgrado sacrificare a favore di un tempo che non basta mai e che continua a sbatterci da una parte all’altra.
(Stefano Giannetti)

Yasmina

Voglia

Le volontà, i pensieri e le azioni dell’essere umano possono dipendere da circostanze esterne, avvenimenti o molto più spesso da fraintendimenti vari tra realtà ed interpretazione della stessa. Un difetto comune è quello di non apprezzare al cento per cento i benefici della vita, mentre fuori intanto cade un’altra bomba.

Paul Giorgi con un misto di gratitudine e malinconia riconosce che per provare a stare bene si cerca di evadere, andare via, provare a modificare il corso degli eventi, quando alla fine sarebbe più giusto accettare l’oggi e dare importanza ai dettagli. Come il protagonista della canzone che alla fine ammette di aver voluto sempre bene anche se era preso male.

(Nicolò Granone)

Paul Giorgi: 7,5

La Discoteca

Ma che colpa ne abbiamo noi se gli anni passano, i locali che frequentavamo da ragazzini falliscono e le persone non sono più quelle di una volta?

La Discoteca diventa un luogo di ribellione giovanile dal quale si cerca di scappare crescendo e se non si riesce a evitare gli obblighi morali del weekend si cerca di nascondersi tra la folla, conservando uno spazio felice e sicuro con chi nonostante tutto è rimasto o ha scelto di arrivare, magari all’improvviso.

Il tempo impone nuovi obblighi ed e sempre più difficili ribellarsi al futuro, ma una band come Il Triangolo non ha paura di portare in musica una forma artistica di rivoluzione.

(Nicolò Granone)

Il Triangolo: 8

George Best

Senza dubbio gli Speakeasy avrebbero voluto fare un percorso più lungo ad XFactor, ma citando il celebre meme di Valerio Lundini ” Va bene lo stesso”, anzi i fan adesso possono ascoltare “George Best” la nuova canzone dedicata non solo ad un icona mondiale del calcio, ma a tutte quelle persone che con coraggio riescono ad andare oltre agli ostacoli, trasformare i desideri creando un immaginario iconico. Il talento è importante, ma molto meglio andare fuori dalle righe, inventando e osando, giocando con la passione e la creatività.

Sfoghiamo le frustrazioni quotidiane seguendo il groove di questo brano, gettando il cuore oltre l’ostacolo, se ci si crede possono succedere miracoli!

(Nicolò Granone)

SPEAKEASY: 8,5

togli, molli, togli

Jesse the Faccio per dileguarsi dal dubbio amletico se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto fa una scelta più drastica e leva direttamente il contenitore, cioè il bicchiere stretto. Questa canzone in realtà nasconde un messaggio profondo e simboleggia un senso di riconquista, dopo aver attraversato un periodo senza musica, con l’artista che si sentiva o senza troppo ispirazione o aveva altre questioni da risolvere e quindi non si sentiva a suo agio a esporsi con nuovi brani.

A Novembre uscirà il disco e probabilmente il tema della privazione e della ricerca sarà sviscerato sotto altri punti di vista, in attesa di scoprire il nuovo progetto rimane nella testa “togli, molli, togli”.

(Nicolò Granone)

Jesse the Faccio: 7