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Il racconto del Mi Ami Festival: 3 giorni di musica italiana

Confusi e felici- questo il motto del Mi Ami Festival, slogan molto pertinente a posteriori, e quindi arma a doppio taglio, finita nelle mani sbagliate. Ok la spensieratezza, vada bene anche la confusione, ma sono diverse le lacune organizzative che abbiamo avuto modo di riscontrare in questa 3 giorni di Mi Ami.

Prima di iniziare il nostro racconto, un doveroso saluto va a Extra Music Magazine e a Fabrizio Biffi che mi hanno permesso di partecipare a questo festival in veste di reporter, e al team di Mercuryo composto da i fedelissimi Simone Sberna e Luca Lombardo.

IL RACCONTO DEL MI AMI FESTIVAL

Iniziamo dagli aspetti positivi di questo Mi Ami 2017. Prima però, facciamo il punto sulla line up dell’evento: 50 artisti (forse anche di più), 50 live e un’ offerta di generi musicali più che completa, rock, indie, musica d’autore, rap, trap e vari dj set. La quantità c’è stata, la qualità anche ma a sprazzi. Vediamo insieme i performer che ci hanno colpito di più.

I MIGLIORI PERFORMER DEL MI AMI FESTIVAL

Carmen Consoli

Intensa l’interpretazione della Cantantessa che ha regalato perle di poetica siciliana all’Idroscalo di Milano. L’arte della Carmen, meriterebbe un plus sul prezzo del biglietto. Rimarrà negli annales la frase dell autrice catanese: “Sapete che vaccino ci vuole in Italia? Un vaccino ppi i minchiati”. Mi limito a non commentare, ma questa affermazione darebbe spunti per altri 10 approfondimenti. In ogni caso, concordo con Carmen. Grazie per non farmi sentire solo. Pioggia d’aprile, L’ultimo bacio, Cercasi, A finestra, Amore di plastica: Consoli ha offerto una performance di livello sia da un punto di vista vocale, che da un punto di vista interpretativo. Impeccabile!

Edda

Ha esordito come cantante nella rock band Ritmo Tribale, con la quale ha pubblicato ben sei album. Dopo aver lasciato il gruppo nel 1996 è scomparso dalla scena per 12 anni tornando come solista e presentando il suo nuovo progetto al Mi Ami festival. Ci ha colpito molto per la sua sofisticata vocalità e per uno stile interpretativo da vero soul man.

Le luci della centrale elettrica

Vasco Brondi e i suoi non hanno deluso le aspettative. La loro esibizione nel palco principale è stata molto apprezzata. Vi proponiamo una story del live di sabato, la serata conclusiva.

The RRR MOB

“Sono uno dei migliori e non ci posso fare niente, giovane giovane sono cosi giovane.”

Laïoung è un rapper insolito per la scena dell’hip hop italiano. Caratterizzato da un look tupacchiano e da un accento peculiare che sa di Africa, Laïoung e i suoi RRR rappresentano uno dei primi esempi di integrazione e multiculturalità nella musica italiana. Le tematiche affrontate da Laïoung sono legate al fenomeno dell’immigrazione ma senza troppo vittimismo. Le liriche di RRR mob sono basic ma efficaci nel descrivere scenari che di semplice hanno ben poco. Ma una cosa è certa, Laïoung non si schioda da casa per meno di 6000 euro. Ascoltate questo brano e capirete perchè.

Baustelle

Sono di parte, mi disvelo adesso. Baustelle per me vuol dire solo una cosa: miglior band italiana di oggi, di ieri e dei  prossimi secoli. Al MI Ami hanno dato un’ulteriore prova di empatia, sensibilità, umiltà artistica ed eclettismo- anche questa è musica, sappiatelo. I Baustelle lanciano fulmini di filosofia in note che colpiscono lasciando una eco duratura nel cuore e nella mente di chi ha avuto il piacere di ascoltarli dal vivo. Gli sciamanici Bianconi e Rachele, hanno ammaliato il pubblico con i migliori brani della storia della band e con alcuni pezzi facenti parte del fortunato nuovo album dal titolo L’ amore e la violenza.

Liberato: Calcutta, IZI, Priestess, DJ Shablo

Vi abbiamo già parlato di questo progetto, già caso musicale dell’anno. Vi rimandiamo al nostro articolo che in pochi giorni è ormai divenuto un trend dell’hating nazionale che si è scagliato contro Calcutta, rinnegando la veridicità del nostro scoop. Fidatevi di noi, è andata così: Liberato è.

Canova

La Band capitanata da Matteo Mobrici, intervistato da noi circa un mese fa, ha fatto ballare e cantare a squarciagola il pubblico del palco Rizla, forse la location più a tema dell’intera mappa del Mi Ami. La collina anfiteatro di Largo Magnolia ha saltato e ballato sulle note delle hit facenti parte di “Avete ragione tutti”. Ogni brano di questo album è un potenziale successo radiofonico. Un sound fresco, danzereccio e malinconico al punto giusto, impreziosito da testi molto ben scritti che vertono perlopiù sulle incrinature e sulla felicità della vita metropolitana di noi under 30. I Canova sono il giusto compromesso tra la “poetica indie” e il pop italiano di gamma.

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Gomma

Il punk italiano è tornato. Abituiamoci a questo nome. La band casertana, guidata da Ilaria (voce), ha fatto ondeggiare le chiome degli spettatori e ha scatenato sani e necessari episodi di pogo a centro palco. Un sound acido quello dei gomma, arricchito da testi che raccontato una quotidianità di certo patinata come quella dei Canova, ma dalle tinte più dark. La fisicità e il look di Ilaria sono poi il quid che conferisce a questa band ulteriori speranze di successi futuri.

 

Colombre e Giorgio Poi

I principi dell’alternative italiano, come le fronde rigogliose dell’idroscalo hanno dato ossigeno ad un cantautorato, quello italiano, che rischia già di ingessarsi e di cadere nei meandri dell’autocompiacimento. Colombre è un interprete sofisticato ma non elitario. I profili descritti nei suoi brani sono molto complessi accompagnati da un concept musicale eclettico e psichedelico.

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Giorgio Poi invece, si caratterizza per una poetica strutturalmente non convenzionale, parte dei suoi brani sono un flusso di coscienza con sparuti ritornelli, e per un sound articolato, tecnicizzato al punto giusto e perfettamente godibile all’ascolto. Aspettative rispettate.

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Coez

Ha dato vita a un vero e proprio festone in collinetta. Vediamo un estratto:

Lacune organizzative al Mi Ami festival

Ci perdoni Rockit.it, ma dopo tre giorni di dirette, e copertura totale dell evento, mi sento in dovere di segnalare tutto ciò che a nostro avviso, mi riferisco a tutto il team di Mercuryo che mi ha accompagnato in questa  avventura, andrebbe rivisto. Dal servizio navetta, all’acustica, alla line up,  ne sentirete delle belle.

  • Line up ricca di nomi, ma proporzionalmente, non di qualità. Ho ascoltato artisti validissimi ma c’è ancora chi si chiede che fine abbia fatto Achille Lauro, che ha dato forfait lunedì, e cosa ci facesse uno come Maruego a chiudere la serata hip hop di venerdì. Line up annacquata, mancavano alcuni grandi nomi.
  • Acustica pessima nel main stage
  • Servizio navetta pessimo, ho provato ad usufruire di questo servizio per ben 6 volte, ma solo in 3 casi sono riuscito a salire a bordo. Non si fa, avreste dovuto avere un po’ più di rispetto per i teen e i non motorizzati che si sono recati a Piazza Argentina aspettando una navetta che non sarebbe mai arrivata.
  • Vantaggi (?) accreditati: il pagamento dei 10 euro giornalieri per gli accreditati mi ha fatto sorridere. Zero vantaggi per noi, manovalanza del reporting a basso prezzo per voi.

Al di là di tutto mi sono divertito tantissimo ma non so se ritornerò l’anno prossimo, magari sarete proprio voi organizzatori a non volermi più. Ahinoi, le lacune sono state diverse.

La musica italiana, però, ha vinto ancora una volta!

 

 

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