
PH: Ufficio Stampa
L’amore proibito di Rxnn tra Napoli e la Francia | Intervista
RXNN è un collettivo artistico estroverso al punto di coinvolgere musica, visual e sintetizzatori con lo scopo di creare un tipo d’esperienza totalizzante. Il nuovo brano “Sul Mare” racconta una relazione impossibile, senza orizzonti, dove i protagonisti sono obbligati ad accettare alcune condizioni, un po’ come gli scogli che non possono scappare dalla forza delle onde. È una storia cruda, a tratti anche senza speranza, ricca di dolore e sofferenza legata al potere delle illusioni. Immaginare qualcosa che non può accadere crea più aspettativa rispetto a viverla sul serio.
La più grande paura e allo stesso tempo responsabilità dell’amore è quella di dare la speranza di cambiamento. In alcuni casi è possibile andare oltre, superando così limiti e confini, il più delle volte però è necessario capire in quale spazio si può agire, evitando così di rimanere fregati dai sentimenti e dal rumore del cuore.
Sul Mare è un sogno ad occhi aperti che incontra la luce del giorno e si mischia dentro tempi in cui le possibilità possono essere chiamate false alternative, dato che tutta questa libertà esiste molto in teoria, mentre sulla pratica ci sono rigidi ostacoli. La sincerità di questo brano mette fine all’infinite strade dell’essere, giungendo alla consapevolezza che arriva sempre il momento di accettare e comprendere le conseguenze delle azioni.
INTERVISTANDO RXNN
RXNN è un collettivo nato per quale motivo?
Il progetto RXNN è nato da me quando ancora non capiva dove sarebbe stato indirizzato. È partito prima con un team diverso da quello attuale, adesso è un collettivo che si concentra nel fare produzioni audiovisive (visive soprattutto per i live immersivi) molto più dettagliate e mirate sull’identità rappresentativa di esso, scrivendo di temi più vasti e togliendo da mezzo l’idea “solo cantante” che parla di amore personale saltando da personaggio in personaggio (per carità, bellissimo ma no). Tra le miei influenze e quelle di Elios Delgado escono delle produzioni sperimentali affiancate dalle visual di Gennaro Bosone, developer, che avvolgono tutto il progetto RXNN.
L’idea del progetto RXNN è direzionato nel trovare un contatto umano, portare le emozioni e momenti fuori dal cloud.
Che intreccio linguistico è quello che nasce mescolando napoletano e francese?
Il progetto RXNN nacque in due lingue nel 2020, senza farlo apposta cominciai a mescolare (anche intuitivamente per fonetiche simili) l’amore che avevo per il dialetto napoletano col francese, che già conoscevo, su un type beat (non avendo un beatmaker all’epoca era una prassi, adesso vade retro) recuperai le nozioni del francese e con la lingua napoletano ancora oggi studio basandosi su persone, canzoni, film, dizionari del ‘700 fino fine ‘900.

Guardando il mare i protagonisti del vostro nuovo brano che orizzonte vedono e sognano?
Inizialmente c’era un sogno da parti di entrambi, infranto dalla famiglia della ragazza, da quel punto in poi non c’è stato un orizzonte e un sogno insieme per queste due persone. Il finale nei film sono gli inizi dei problemi della società, in questa storia e canzone non è mai iniziata una possibilità di orizzonte.
Scrivo in base all’emozione del ragazzo di quel momento: diretta e presente.
Facile vedere e fantasticare romanticamente questa situazione sperando in qualche modo ad un finale “a loro favore”, i temi che ci stanno in questa storia sono tanti a partire del contesto in cui vivi all’aria respiri, alla cultura a cui appartieni e alla consapevolezza che ottieni nella vita, di sicuro se non te la insegnano la dovrai saper coltivare da solo.
Nelle relazioni si può rimanere incastrati in limiti teorici che diventano reali nella pratica?
Assolutamente sì, soprattutto se non si ha la consapevolezza di essere effettivamente ingabbiati in degli schemi imposti dalla società, basta guardarsi un po’ attorno e vedere quanta gente vive in questo modo intrappolati in schemi che si ripetono.
Non so se definirla “modalità pilota ereditario” o mancanza di una vera educazione sociale, ma il risultato è che, senza consapevolezza, finiamo per rafforzare quei limiti teorici e renderli reali nella pratica.

Qual è l’ingiustizia più grande di questo periodo storico?
L’ingiustizia più grande è pensare che viviamo nel periodo storico con più ingiustizie degli altri periodi storici. Ci è toccato il capitalismo per questi lunghi anni, è sembrato comodo per i primi che l’hanno vissuto, poi abbiamo cercato anche di non unirci a certi cambiamenti ma è più forte di noi. La continua illusione alla comodità la viviamo solo noi umani perché ce l’hanno imposta e poi diciamoci la verità, siamo abituati a questa specie di vittimismo, quasi come se lo dovessimo essere in automatico, rimanendo bloccati in una mentalità passiva, collegandoci alla terza risposta.
La fuga può essere un modo per ricominciare altrove?
In un primo momento può anche sembrare bella la parola “fuga” (anche perché mi vengono in mente scene cliché che fanno riferimento senza volere alla libertà o qualcosa di simile) ma se ci pensi fuggi per un pericolo o quando hai una sorta di paura indotta. Sarebbe bello “affrontare” per ricominciare altrove, uno affronta le cose per andare avanti, non per evitare i problemi non avendo una direzione.

L’arte è un luogo di libertà?
L’arte ti permette di essere il tuo luogo di libertà ma non è sempre libera al di fuori del tuo essere fisico, si sostiene che meno fai sperimentare le persone, più rimangono incasellate. Se le persone si impadronissero della loro libertà interiore già sarebbe uno splendido traguardo.
Chi capisce sa a cosa mi sto riferendo.
Accontentarsi al momento giusto è una qualità rara?
Accontentarsi non è una parola che ci piace, non la riteniamo una qualità, essere grati di quello che si ha si, per poi essere fieri di un risultato ed evolvere sempre di più.
La consapevolezza è sempre la chiave.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.