Pupi di Surfaro: folk vibes dal cuore della Sicilia

Pupi di Surfaro: folk vibes dal cuore della Sicilia

Musica, passione, tradizione, radici; Pupi di Surfaro è una delle band più rappresentative del folk nel nostro paese. Un collettivo composto da Totò Nocera – voce e percussioni, Peppe Sferrazza – basso, e Pietro Amico – batteria, che nasce nel cuore della Sicilia che si caratterizza per uno stile comunicativo contemporaneo, originale, innovativo per questo genere musicale.

Un sound radicato nel passato, che vive nel presente, proiettato nel futuro. I Pupi di Surfaro sono stati inseriti nella lista dei finalisti Premio Tenco 2017 per la Targa Album in Dialetto con il loro nuovo disco dal titolo “Nemo Profeta“.

«Band rivelazione dalle potenzialità clamorose.
Pupi infiammabili come fiammiferi rivoluzionari.
Teatro e cunto, rap, elettronica e rock… un trio mai visto.
Impressionante il leader Salvatore Nocera, figlio de “Il bombarolo” di De Andrè.
Musica militante con un eccitante pop appeal.» (Marco Mangiarotti)

La Storia di uno dei gruppi folk più seguiti in Italia

Nel 2010 partecipano all’XI Festival della Nuova Canzone Siciliana. Vengono subito apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Aprono i concerti dei Modena City Ramblers. Suonano sui palchi del Taranta Sicily Fest, Forum Antimafia a Cinisi, Maggio Sermonetano, BasulaFest, Carovana Antimafia, MedFest, Festival dello Scorpione a Taranto, Milano Expò, Milano Ex Polis.

Da anni sono sempre in giro a portare la loro musica in lungo e in largo per l’Italia, riscuotendo sempre consensi e successo. Nel 2013 sono semifinalisti a Musicultura. Nel 2014 incontrano Daniele Grasso e comincia la proficua collaborazione con l’etichetta DCave, che porterà alla luce il disco Suttaterra.

 

Con Cantu d’amuri vincono il premio Musica contro le mafie. Sono selezionati al Premio Tenco 2014. Nel giugno 2016 producono, con Aldo Giordano, il nuovo singolo, Li me’ paroli, tratto dal disco Nemo profeta, col quale vincono il premio Andrea Parodi, arrivano secondi al premio Fabrizio De Andrè e trionfano al Tour Music Fest affermandosi come migliore original band e vincendo il premio della critica.

LEGGI ANCHE: Don Diego Trio: il rockabilly Made In Italy che piace nel mondo | Intervista a Don Diego

Pupi di Surfaro: dal cuore della Sicilia all’audience nazionale

Incuriositi dalla storia, dai riconoscimenti ricevuti e soprattutto dai testi e dal concept musicale di questo gruppo, abbiamo deciso di incontrare Totò Nocera, fondatore ma anche cantante, percussionista e autore dei testi de I Pupi di Surfaro per conoscere da vicino questa realtà che nasce a San Cataldo, un paese di quasi 25000 abitanti nel cuore della Sicilia, raggiungendo negli anni un audience nazionale e internazionale considerevole.

«Sembrano i Prodigy alla siciliana. A livello di esecuzione questi ragazzi sono delle macchine. C’è
l’appeal giusto ed una buona energia che cattura l’occhio dello spettatore. Un progetto dalle ottime
potenzialità.» (TOUR MUSIC FEST)

INTERVISTA A TOTO’ NOCERA DE I PUPI DI SURFARO: band finalista al Premio Tenco 2017

Ciao Totò, grazie per averci concesso questa intervista e soprattutto complimenti per il progetto che avete sviluppato.

Ti andrebbe di condividere la tua idea su Nemo Profeta, il vostro ultimo album, con i lettori di Blogstermind?

Ciao Salvatore, è un piacere per me.

Quest’album, uscito a dicembre, è un po’ diverso dai vecchi lavori: abbiamo cambiato formazione, abbiamo cambiato il sound. C’è stato un momento che ci ha permesso di cambiare, questo è avvenuto grazie all’incontro con il produttore e musicista Daniele Grasso. Lui ha prodotto il nostro vecchio album, ma in quel caso lui ha visto il progetto pronto. In quest’ultimo album, invece, è stato molto presente.

Con il penultimo siamo arrivati alla semifinale del Premio Tenco, ma eravamo ancora molto acerbi.

Noi nasciamo come progetto di musica folk, anche se subito abbiamo voluto dare un’impronta sperimentale e la difficoltà di sperimentale sta proprio nel trovare il sound giusto senza allontanarsi dal punto di partenza, che nel nostro caso è la musica siciliana.

Quando avete iniziato a suonare insieme come gruppo?

Abbiamo iniziato a suonare insieme nel 2006, dando vita a degli spettacoli che ricordano il teatrale, ricercando tra la musica tradizionale, ma senza approfondire troppo per dare un po’ il nostro.

Nell’ultimo album abbiamo abbandonato tutti gli strumenti tipici del folk siciliano continuando però ad usare il dialetto e la poetica. Utilizziamo un dialetto contaminato dall’italiano, dall’inglese  e anche da lingue straniere come l’arabo.

L’obiettivo dell’ultimo album era quello di trovare un suono che potessimo definire totalmente nostro, e ci siamo riusciti. Questa è stata la più grande soddisfazione.

Abbiamo partecipato a tutti i concorsi a cui potevamo partecipare vincendone diversi: il premio Parodi, il Tour Music Festival, secondi al premio De Andrè.

L’album può essere definito di genere rock-electro-folk.

Raccontaci un aneddoto che riguarda la formazione del gruppo

Se torniamo a 11 anni fa e ripensando ad un progetto che è totalmente diverso da adesso. Eravamo giovani e soprattutto eravamo un gruppo di amici. Il progetto è nato quasi per gioco.

Quali sono le tematiche dei vostri testi?

Affrontiamo un po’ tutti i temi sociali: ci sono brani che parlano dei migranti, brani che parlano della guerra, della mafia e quindi delle radici, della tradizione dei popoli.

Il progetto Pupi di Surfaro nasce con l’intenzione di riscoprire la musica popolare siciliana. Di ricollegarsi
alle proprie radici folk. L’impegno sociale e politico è sempre stato imprescindibile nel percorso artistico della
band.  Le nostre canzoni non devono essere degli slogan però, devono essere delle canzoni, la musica deve essere un’opera d’arte.

Nemo Profeta dice che nessuno è profeta e che non esistono le verità. L’essere umano ha bisogno delle verità anche se sa che la verità non esiste.

Non poteva esserci un epilogo di intervista migliore.

Vi invitiamo ad ascoltare i brani dei Pupi di Surfaro, non ve ne pentirete! I video meritano di essere visti.

Lascia un commento